Approfondimenti

Chi sposa le tesi di Catherine Deneuve?

“Difendiamo la libertà di importunare, indispensabile alla libertà sessuale”. È il titolo della tribuna firmata da cento donne della cultura e dello spettacolo francesi, tra cui Catherine Deneuve, pubblicata su Le Monde martedì 9 gennaio in cui si parla del caso Weinstein e dei suoi effetti in Francia.

Secondo questo collettivo di donne, se lo scandalo americano ha permesso di prendere coscienza della realtà relativa alle violenze sulle donne e di liberare la parola, bisogna anche ricordare che: “Lo stupro è un crimine ma i tentativi di rimorchiare insistenti o maldestri non sono un reato e la galanteria non è un’aggressione maschilista”.

La tribuna accusa l’#metoo di essersi trasformato in pretesto per una campagna di delazione pubblica puritana, con conseguenze gravi sulla vita di uomini che “hanno per solo torto quello di aver toccato un ginocchio, tentato di rubare un bacio […] o di aver inviato dei messaggi a connotazione sessuale a una donna che non ricambiava l’interesse.”

In quanto donne, le firmatarie non si riconoscono in un femminismo che, secondo loro, “prende il volto di un odio degli uomini e della sessualità”. Il poter dire di no ad una proposta sessuale deve andare di pari passo con la libertà di importunare e la donna non può farsi ridurre al ruolo di preda o di vittima perpetua.

Perciò è importante, concludono, che le ragazze siano sufficientemente coscienti e informate in modo da non farsi intimidire né colpevolizzare dagli incidenti che possono toccare il loro corpo. In fin dei conti, la donna non si riduce al suo corpo ma la sua libertà interiore comporta rischi e responsabilità.

Le reazioni non si sono fatte attendere. La segretaria alle pari opportunità Marlène Schiappa ha parlato di “tribuna shoccante”; l’ex candidata alla presidenza Ségolène Royal ha ricordato che le vittime di violenze sono già schiacciate dalla paura di parlare e che frasi di questo tipo, scritte da figure pubbliche, permettono agli aggressori di autogiustificarsi. Anche Daria Argento ha accusato via twitter le firmatarie di aver interiorizzato la misoginia ed esserne state lobotomizzate.

Una trentina di femministe ha deciso di rispondere punto per punto con una tribuna pubblicata sul sito di Franceinfo questa mattina (mercoledì 10 gennaio). Scritta di getto dalla militante Caroline De Haas accusa il testo apparso su Le Monde di essere “come quel collega imbarazzante o lo zio pesante che non capisce cosa stia succedendo”.

Una dichiarazione che ricorda le classiche resistenze al progresso dei diritti delle donne riassumibile in “Me too, una buona cosa, ma…” Ci si è spinti troppo oltre, dicono loro? Ma siamo già ben oltre i limiti della sopportazione per quanto riguarda le molestie, gli stupri e le violenze, rispondono le femministe. Non si può più dire nulla? “Cavolo, era molto meglio quando si poteva tranquillamente dare della puttana ad una donna! No, non lo era.”

È il ritorno del puritanesimo? Un’accusa originale, ironizzano le militanti, che ricordano come le violenze pesino sulle donne, sui loro spiriti, i loro corpi e le loro sessualità e di come non possano davvero disporne liberamente, non in una società in cui una su due dichiara di aver subito una violenza sessuale. Caroline De Haas affronta poi la questione del “provarci”, che non sarebbe più autorizzato.

Comodo, dice, mescolare “volontariamente un rapporto di seduzione, basato sul rispetto e il piacere, con una violenza. […] Da un lato si considera l’altro un proprio eguale, rispettando i suoi desideri, dall’altro come un oggetto a propria disposizione.” Senza dimenticare che se la tribuna di Le Monde invita a responsabilizzare le ragazze, tralascia completamente il problema dell’educazione dei ragazzi.

Ma cosa ci si poteva aspettare, conclude, da delle cofirmatarie “spesso pronte a denunciare il sessismo quando viene dagli uomini dei quartieri popolari ma per cui la mano sul culo, quando messa da uomini del lor ambiente, non è che diritto di importunare”?

Il fatto che le militanti femministe scelgano di mettere in risalto proprio questa ambivalenza, sottointesa alla tribuna di Le Monde, richiama un’altra tribuna sulle violenze sessuali, pubblicata in contemporanea alla prima sempre dal quotidiano francese.

Si tratta della riflessione del politologo e specialista dell’Islam Olivier Roy, che si concentra su come sia cambiato il modo di percepire le aggressioni sessuali. Nel caso del capodanno di Colonia, ad esempio, si attribuiva la colpa alla cultura degli aggressori.

Dopo Weinstein si è passati ad accusare la natura stessa dell’aggressore in quanto uomo e porco. Secondo Roy, questo cambio di prospettiva ha delle conseguenze antropologiche. Fino ad oggi legittimata in qualche modo culturalmente, vedi il delitto d’onore o la seduzione alla francese o all’italiana nell’immaginario collettivo, la violenza in quanto attributo virile perde ogni appiglio culturale che permetta di giustificarla.

Non per nulla, argomenta Roy, gli artisti accusati di violenze sessuali vedono tutto il loro lavoro rimesso in discussione, gli attori perfino i loro ruoli. Alla scomparsa della cultura non si sostituisce però un ritorno all’ordine morale dei tempi andati, bensì un nuovo codice di comportamento che ha le sue origini nella rivoluzione dei costumi del maggio’68.

Se la cosa non fa felici i conservatori, in particolare cristiani, che si ritrovano a fare l’apologia della “licenziosità alla francese” (ricorda nulla?), si tratta comunque di imporre una pedagogia e far imparare a forza un nuovo codice di comportamento ai maschi, come se loro non siano in gradi di capire da soli quale sia il problema.

Un codice, riflette lo studioso, si impone per gestire la natura quando non c’è più una cultura condivisa, in teoria nell’attesa che si crei una nuova cultura comune. E lo si fa rispettare con la minaccia di sanzioni penali. Un po’ come il codice della strada, per capirsi. Difficile, conclude Roy, che si riesca davvero ad abbandonare questa logica di pedagogia imposta e normativa in futuro.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 25/12 19:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 25-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 25/12 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 25-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di mercoledì 24/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 24-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di mercoledì 24/12/2025 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 24-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Conduzione musicale di giovedì 25/12/2025 delle 19:48

    Un viaggio musicale sempre diverso insieme ai nostri tanti bravissimi deejay: nei giorni festivi, qua e là, ogni volta che serve!

    Conduzione musicale - 25-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di giovedì 25/12/2025 - ore 17:35

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 25-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di giovedì 25/12/2025 - ore 16:30

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 25-12-2025

  • PlayStop

    Radiografia Nera di giovedì 25/12/2025

    Radiografia Nera è il programma che racconta le storie di cronaca e banditi che, dal dopoguerra in poi, hanno reso Milano la Chicago d'Italia. Condotto da Matteo Liuzzi e Tommaso Bertelli per la regia di Francesco Tragni.

    Radiografia Nera - 25-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di giovedì 25/12/2025 - ore 15:36

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 25-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di giovedì 25/12/2025 - ore 12:30

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 25-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di giovedì 25/12/2025 - ore 11:33

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 25-12-2025

  • PlayStop

    Fuori di cella 25/12/2025 - ore 10:00

    Anche quest’anno torna la storica trasmissione di Radio Popolare, condotta da Claudio Agostoni, dedicata agli auguri di buon Natale e buon anno ai parenti e agli amici, ospiti nelle patrie galere. Alcuni collaboratori/amici di Radio Popolare, che lavorano in alcune carceri italiane, hanno registrato gli auguri che alcuni detenuti, impossibilitati a telefonare in diretta, hanno inviato a parenti ed amici: le voci da Bollate, Rebibbia e Lodi. E poi Patrizio Gonnella e Susanna Marietti, conduttori a Radio Popolare di Jailhouse Rock, gli operatori della Coop. Articolo 3 del carcere di Bollate e Andrea Ferrari del Circolo Arci Ghezzi di Lodi fanno i loro auguri all’universo penitenziario italiano per il 2026.

    Gli speciali - 25-12-2025

  • PlayStop

    Apertura Musicale di giovedì 25/12/2025

    Svegliarsi con la musica libera di Radio Popolare

    Apertura musicale - 25-12-2025

Adesso in diretta