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Migranti e cure mediche: morire di burocrazia

Curarsi senza un codice fiscale può essere impossibile. È successo a Torino, dove un trentenne tunisino affetto da leucemia mieloide cronica non ha avuto accesso alle cure del Sistema Sanitario Nazionale e, in particolare, a un farmaco salvavita per la sua terapia, nonostante fosse in possesso del codice STP che dà diritto alle cure.

I medici torinesi si sono mobilitati per acquistare il farmaco privatamente.

Il Presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Torino Guido Giustetto è intervenuto a 37e2 per raccontare la vicenda.

Un giovane immigrato si rivolge al pronto soccorso dell’Ospedale di Torino perché ha una colica addominale. In seguito agli accertamenti i medici scoprono che questa colica è dovuta ad un episodio sintomatico di una leucemia mieloide cronica. Per questo tipo di patologia ci sono delle terapie che possono contrastare efficacemente l’avanzamento della malattia però per prescrivere queste terapie il medico deve compilare un modulo, un form, sul sito dell’Aifa che è l’agenzia italiana per il farmaco. Questo form serve a raccogliere dati e valutare l’efficacia dei farmaci innovativi, per compilarlo è essenziale introdurre il codice fiscale. Il giovane possiede un regolare codice STP, che vuol dire straniero temporaneamente presente, utilizzato per prescrizioni farmaceutiche e indagini strumentali ma che non è riconosciuto sul sito dell’Aifa. A causa di questo i colleghi non riescono a fare la prescrizione più appropriata.

I medici decidono allora di dare una terapia a base di Idrossiurea: un vecchio farmaco ormai in disuso che serve per ridurre la produzione di globuli bianchi ma che certamente non è risolutivo. Infatti dopo un iniziale miglioramento il paziente manifesta una ricaduta. Il problema del codice però non era ancora stato risolto per cui, a seguito un ulteriore peggioramento, i terapeuti decidono di provare ancora un’altra terapia, anche questa soltanto di contenimento, ma anche questa non ha risultato. Allora i colleghi, avendo come primo obiettivo quello di curare il paziente, decidono di chiedere alla direzione sanitaria che il farmaco innovativo necessario non venga fornito attraverso il canale dell’Aifa, perché ormai era evidente che non sarebbe stato possibile in tempi brevi, ma direttamente con dei fondi a disposizione dell’ospedale, cosa che la direzione generale dell’Azienda Ospedaliera accetta. Il paziente ha potuto cominciare la terapia sperando di poter regolarizzare la sua posizione a breve: l’uomo è in Italia con la sua famiglia, ha una moglie che è regolarmente inserita nel nostro sistema e una figlia che frequenta le nostre scuole. Questo paziente ha cercato di ottenere un regolare permesso per motivi umanitari e segnatamente per un motivo sanitario, cosa che la nuova legge sull’immigrazione avrebbe dovuto permettere.

Invece questo non accade perché la prefettura è tenuta ad assicurarsi che il richiedente sia in possesso di alcuni requisiti aggiuntivi. Il migrante deve avere una patologia grave per la quale si deve intervenire in maniera urgente. Inoltre nel Paese di provenienza deve essere impossibile ottenere una terapia per questa patologia. Nessun medico può affermare che in Tunisia non sia possibile curare questa malattia, ma non sappiamo con quale tipo di farmaco. Infine l’ultimo requisito è che non sia possibile trasferire il malato nel suo Paese. Torino nonostante tutto è collegata con diversi voli aerei e quindi il paziente, in teoria, poteva anche essere trasferito. Per questi motivi la prefettura non ha acconsentito a rilasciargli un permesso, perché il paziente poteva andare in Tunisia e, verosimilmente, in Tunisia la terapia si fa. La cosa assurda è che un medico italiano debba certificare quali terapie si fanno in un Paese che non conosce!

 

L’ospedale perciò ha scelto di tutelare un diritto che un meccanismo burocratico cancellava? 

Esattamente. Inoltre non è stato aiutato nemmeno a livello di prefettura. Rendendosi conto che c’è un aspetto burocratico stupido, diciamo così, la prefettura poteva superarlo anche perché non è facile modificare immediatamente il sito dell’Aifa. La prefettura poteva superarlo dando il permesso di soggiorno rispetto a un caso di questo tipo. Ho parlato con l’avvocato che lo seguiva e mi ha detto che la prefettura poneva questi requisiti, di cui parlavamo prima, in maniera assolutamente rigida.

Come ordine dei medici di Torino avete appoggiato questa situazione condividendola con l’ospedale? 

Sì, anche se non abbiamo avuto un ruolo concreto in questo caso: non siamo stati noi a dare le disposizioni per acquistare il farmaco. Però come ordine siamo stati informati riguardo a questo problema, per cui ho contattato i colleghi dell’ospedale, mi sono fatto spiegare la situazione nei dettagli e ho dato la mia disponibilità per qualsiasi aiuto che potesse servire a sbloccare la situazione.

Intervista a Guido Giustetto

  • Autore articolo
    Vittorio Agnoletto
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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Finanza e Industria, ecco chi ci porta alla guerra

    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    A come Asia di mercoledì 03/12/2025

    A cura di Diana Santini

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 03-12-2025

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