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Mentone, migranti trattati in maniera indegna

La polizia di frontiera Mentone

Una sala d’attesa sporca, ingombra di rifiuti, con un bagno alla turca e senza serratura o dei bagni chimici in uno stato “immondo”. Delle panche sulle quali non ci si può nemmeno allungare per dormire un po’ e delle coperte sporche date a uomini, donne e minori che devono passare la notte all’interno o all’esterno del posto di frontiera. Di materassi e brandine, nemmeno l’ombra.

I rubinetti? Insufficienti, spesso non funzionanti. Il cibo? Non distribuito, se non qualche dolcetto su espressa domanda o per la buona volontà degli agenti in servizio. Non si tratta di un posto di controllo sperduto, in chissà che paese lontano dall’Europa. No, questa è la descrizione del posto in cui vengono trattenuti i migranti alla frontiera tra la Francia e l’Italia, a Mentone. E non è che un corto estratto del rapporto degli ispettori dei luoghi di privazione delle libertà, che hanno organizzato una visita a sorpresa alla dogana tra il 4 e l’8 settembre scorso.

Nel rapporto, che è stato reso pubblico questa mattina ed è durissimo con gli agenti di frontiera, gli ispettori non denunciano solamente le condizioni indegne nelle quali i migranti aspettano di essere rimandati in Italia ma anche gli strappi alle procedure di identificazione ed espulsione degli stranieri.

La maggior parte dei controlli viene effettuata alla stazione di Mentone sulla base dell’aspetto fisico dei viaggiatori. A volte gli agenti, senza nemmeno iniziare le procedure di identificazione, invitano i minori isolati e le famiglie a salire su un treno per l’Italia. Chi viene portato al posto di frontiera deve semplicemente fornire nome, data di nascita e nazionalità e si vede notificare immediatamente un rifiuto di ingresso precompilato, senza ulteriori controlli.

Non viene fatta nessuna distinzione nemmeno tra adulti e minori, come invece imporrebbe la legge francese. In giornata i migranti vengono invitati a ritornare immediatamente in Italia a piedi, mentre di notte vengono ospitati in condizioni indegne aspettando di essere consegnati alle autorità italiane. Gli ispettori non hanno mai visto i poliziotti leggere, tradurre o spiegare il foglio di via. Men che meno prendere in conto le domande d’asilo. In compenso, hanno assistito a un atto di violenza su un minore. Al di là del carattere inaccettabile dell’atto in se, si interrogano gli ispettori, si tratta di un fatto isolato o è l’indizio dello stress e dell’incapacità a gestire la situazione del personale?

È la seconda volta che il posto di frontiera francese fa l’oggetto di un’ispezione a sorpresa, ma la prima da quando la Francia a ristabilito i controlli alle frontiere, dopo gli attentati di Parigi del novembre 2015. Secondo gli ispettori, che ricordano come quello di Mentone sia l’unico posto di frontiera incaricato del respingimento degli stranieri irregolari, i poliziotti sono sottoposti a delle pesanti pressioni politiche che li obbligano a un ritmo forzato per “garantire l’impermeabilità della frontiera negando ogni norma di diritto”.

Tra il 6 agosto e il 6 settembre 2017, in media 115 persone al giorno sono state fermate alla frontiera e più del 99% dei fermati viene allontanata dal territorio. Non si può dire che il metodo non sia efficace, quindi, ma a che prezzo? Il rapporto si conclude con una serie di 23 raccomandazioni ma per il momento né la polizia né il governo hanno rilasciato dichiarazioni sull’argomento.

La polizia di frontiera Mentone
Foto dal rapporto sulla frontiera a http://www.cglpl.fr/2018/rapport-de-la-deuxieme-visite-des-services-de-la-police-aux-frontieres-de-menton-alpes-maritimes/
  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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