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Martina eletto segretario del PD

Maurizio Martina e Matteo Renzi

Maurizio Martina guiderà il Partito Democratico da segretario e non più da reggente fino a febbraio o inizio marzo dell’anno prossimo quando ci saranno le primarie, prima delle elezioni europee.

Con pochissime astensioni è stato votato un documento che prevede congressi locali e regionali entro dicembre per poi arrivare alle primarie nazionali, che hanno al momento un solo candidato, chiaramente non ufficiale visto che siamo ancora lontani da quella scadenza, ma sicuramente in campo: Nicola Zingaretti, che ha seguito l’assemblea senza intervenire, in piedi in fondo alla sala dell’Ergife, colorata da parecchie maglie rosse.

Ma oltre a questo l’Assemblea non è servita a ritrovare una voce unitaria e a ricompattare il partito per costruire un’opposizione forte ad un governo che è sempre più trainato dalla Lega di Salvini e che sta già mostrando i suoi primi risultati in termini di contrapposizione sociale. L’assemblea, arrivata dopo la sconfitta delle amministrative, ha rimesso sul campo ragioni e torti, accuse e difese che si sono sedimentate negli ultimi anni senza essere mai sciolte, con il rischio ora di farle diventare ancora il terreno di scontro delle prossime primarie.

È stato Renzi, il primo ad essere intervenuto in quanto segretario uscente, a polarizzare l’intera discussione: chi si attendeva il discorso dell’addio, visto che Martina è segretario a tutti gli effetti si sbagliava. Ha scagliato accuse e critiche alla minoranza, prendendosi la responsabilità della scelta di non dialogare con i Cinque stelle per il governo perché ritiene sia un movimento di destra, si è assunto la responsabilità per le sconfitte, ma rigettandole subito dopo anche sugli altri. E gli altri sono la minoranza, colpevole secondo Renzi di aver distrutto ogni cosa che il suo governo faceva, Job act, gli ottanta euro, e altro, con il risultato secondo l’ex segretario ora senatore di far vincere la destra.

E se per Renzi l’inizio può ricominciare da Roma, visti i risultati deludenti della giunta Raggi e la vittoria in alcuni municipi della sinistra, a chi gli ricordava la fine della giunta Marino, Renzi non ha per nulla incassato, ma ancora più attaccato: “Perderete il congresso e dal giorno dopo contesterete chi ha vinto“.

Per ora in campo la candidatura di Zingaretti, appoggiato da Orlando, ma anche da Gentiloni, con un’idea di sinistra allargata, dall’altra parte non c’è ancora un candidato, ma tra le righe nel discorso di Renzi si leggeva una gran voglia di restare e di riprendersi il partito.

Maurizio Martina e Matteo Renzi
Foto dalla pagina FB di Maurizio Martina https://www.facebook.com/maumartina/
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    Anna Bredice
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    Per i lavoratori dei musei civici di Milano prima vittoria: 300 euro in più al mese e maggiori tutele

    I lavoratori e le lavoratrici dei musei civici milanesi hanno vinto la loro battaglia: ora saranno assunti con il contratto nazionale Federculture e non più quello Multiservizi. Significa, ad esempio, 300 euro al mese in più in busta paga e migliori tutele. I primi a beneficiare del cambio di contratto, dopo scioperi e proteste, saranno i lavoratori e le lavoratrici delle biglietterie. “Dopo due anni di lotta serrata all’interno dei Musei Civici di Milano arrivano le certezze sull’applicazione del CCNL Federculture nel primo appalto che va in scadenza, ovvero le biglietterie” spiega il sindacato USB Lavoro Privato che ha seguito la vertenza. “Dopo l’uscita del bando non solo con l’indicazione del Federculture, ma con anche tutte le altre garanzie fondamentali che abbiamo rivendicato con scioperi e in tutti gli incontri avuti con i consiglieri e con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio, è stata data comunicazione ai lavoratori che quanto scritto nel bando troverà corrispondenza nel cambio appalto di settembre”. L’obbiettivo di sindacato e lavoratori è ora quello di cambiare il contratto in tutti gli altri bandi in scadenza, a partire da quello degli operatori di sala che scadrà a maggio 2026. Roberto Maggioni ha intervistato Elena Lott di USB Lavoro Privato.

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