Approfondimenti

L’ultimo giorno di campagna elettorale, il rapporto ONU sui crimini di guerra in Ucraina e le altre notizie della giornata

salvini politiche

Il racconto della giornata di venerdì 23 settembre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La fine della campagna elettorale. Il rapporto ONU sui crimini di guerra in Ucraina. Le proteste in Iran. Il naufragio di migranti in Siria. Scongiurati i licenziamenti alla Wartzila di Trieste. Le parole di Berlusconi al comizio del centrodestra.

L’ultimo giorno di campagna elettorale

Verso il voto di domenica, queste sono le ultimissime ore di campagna elettorale. A Roma si sono svolti i comizi conclusivi di partito democratico e Movimento cinque stelle, rispettivamente in Piazza del Popolo e in Piazza Santi Apostoli. I leader del centrodestra hanno invece chiuso, plasticamente, la campagna elettorale divisi. Giorgia Meloni a Napoli, dove è stata contestata da qualche centinaio di attivisti dei centro sociali e disoccupati. Matteo Salvini ha convocato, dopo le frasi di Von der Leyen sugli strumenti a disposizione di Bruxelles nel caso le cose in Italia prendessero una direzione difficile, un presidio sotto la sede della commissione a Roma. Ma intanto è già da ore in diretta su TikTok. Berlusconi invece si è fatto aspettare tutto il pomeriggio al teatro Manzoni di Milano, per una delle sue pochissime uscite pubbliche della campagna elettorale.

Il rapporto sui crimini di guerra commessi in Ucraina

di Mattia Guastafierro

Hanno visitato 27 città nelle regioni di Kiev, Cernihiv, Kharkiv e Sumy, parlando con più di 150 vittime e testimoni. Hanno ispezionato fosse comuni, centri di detenzione e tortura. Le prove raccolte dagli investigatori dell’Onu hanno permesso di certificare quello che già osservatori e giornalisti avevano denunciato essere accaduto a Bucha, Irpin e in altre aree occupate. In Ucraina sono stati commessi crimini di guerra, anche contro minori, in alcuni casi stuprati e torturati.

A dirlo è ora una fonte super partes: la Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite, incaricata di indagare sulle violenze in Ucraina. Il presidente Erik Mose ha presentato oggi al Consiglio dei diritti umani dell’Onu un primo resoconto del lavoro della sua squadra.

Le indagini hanno riscontrato un numero imprecisato di episodi di violenza sessuale nei confronti di persone di età compresa tra i 4 e gli 82 anni. Molti bambini – ha detto Mose – sono stati torturati e confinati illegalmente. E in alcuni casi i parenti obbligati ad assistere agli abusi.

Nel rapporto sono poi citate le testimonianze di ex detenuti che hanno raccontato di percosse, scosse elettriche e di essere stati costretti a spogliarsi nelle strutture di detenzione.

Tra gli altri crimini si riportano le esecuzioni sommarie, nonché i raid su zone popolate dai civili. Di molte persone, trasferite con la forza in Russia, non si hanno più notizie. Le violazioni sono perlopiù riconducibili ai soldati russi, ma si citano anche due casi di maltrattamenti commessi dalle forze ucraine.

Queste le prime conclusioni dell’inchiesta che però non si ferma qui. Le indagini si sono concentrate sui crimini commessi tra febbraio e marzo, nel primo periodo di guerra. Mose ha aggiunto che la sua squadra ha ricevuto altre segnalazioni e sta documentando nuove accuse credibili.

Proseguono le proteste delle donne in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

di Chiara Vitali

Camminano insieme, urlano slogan: le donne continuano a marciare per le strade dell’Iran. Alcune si tolgono il velo, altre lo bruciano, altre continuano ad indossarlo e in mano tengono la foto di Masha Amini. La sua morte, e poi la rabbia e l’indignazione, stanno continuando a risuonare. Gli scontri con la polizia sono violenti.

In queste ore alcune di loro sono riuscite a raccontare quello che hanno visto, grazie soprattutto a un modulo che il Guardian ha pubblicato sul suo sito e che permette di lasciare una testimonianza. Rona, una ragazza di 20 anni, è scesa in piazza a protestare e si è scontrata con la polizia. C’è stato il gas lacrimogeno, i pallini di gomma sparati sul corpo, i tentativi di identificazione. Rona è stata colpita alle gambe, ma è riuscita a scappare. Moshin invece dice di aver visto una ragazzina spinta in strada dalla polizia, e presa a bastonate. Reza, una giornalista, è stata fermata dalla polizia fuori dal suo ufficio ed è stata colpita alle gambe. Il suo cartellino da giornalista è stato ritirato: la polizia le ha detto che deve effettuare alcuni controlli.

Anche fuori dai confini del Paese c’è chi non smette di pensare all’Iran. Sono uomini e donne che hanno radici iraniane, ma da anni non vivono più nel Paese.

Il naufragio dei migranti al largo della Siria

81 morti accertati e ancora decine di dispersi. Sono le vittime dell’ultimo naufragio di migranti avvenuto a largo della Siria. Si stima che sull’imbarcazione naufragata a poche miglia dalla città siriana di Tartus fossero stipate 150 persone, per lo più famiglie composte da donne, bambini e adolescenti. L’imbarcazione era partita dal nord del Libano per arrivare in Europa. A bordo c’erano in prevalanza libanesi, siriani e palistenisi e la maggior parte provenivano dalla città di Tripoli e dalla regione di Akkar.
Il Libano, dalla fine del 2019 è sprofondato in una pesante crisi economica quasi il 90% della popolazione vive in stato di povertà . Una popolazione che per quasi la metà è composta da rifugiati siriani e palestinesi.
In Libano abbiamo raggiunto Marina Molino Lova della Ong Avsi:

Bloccati i licenziamenti alla Wartzila di Trieste

Licenziamenti scongiurati, per ora alla Wartzila di Trieste: il tribunale ha accolto il ricorso presentato dai sindacati e sottoscritto dalla regione. L’azienda finlandese è stata anche condannata a pagare 50mila a ciascuna sigla sindacale. La sentenza arriva dopo la mobilitazione messa in campo da Fim, Fiom, Uilm a partire dall’inizio di settembre, e dopo l’intervento del Governo di modifica della Legge 234-21sulle delocalizzazioni.
I sindacati sono soddisfatti, sentiamo Fabio Kanidisek della fim cisl di Trieste:

 

Berlusconi, il più vecchio amico di Putin

di Luigi Ambrosio

Forse il momento più tragicomico è stato quando ha criticato la strategia militare russa, un po’ come un tempo contestava le decisioni degli allenatori delle squadre di calcio:
“non ho capito perché le truppe russe non si sono fermate attorno a Kiev”.
Il ministro della difesa Shoigu come Zoff quando fu accusato da Berlusconi di non avere contenuto Zidane nella finale degli Europei del 2000.
Per non dire del concetto di “persone perbene” che, secondo Silvio, Putin avrebbe voluto piazzare al posto di Zelensky. Ed è subito estetica da Milano 2, con il laghetto e le paperelle, e Kit del candidato di Forza Italia con le istruzioni per pulire il cesso anche se lo aveva sporcato qualcun altro, per non prendersi la colpa.
Un po’ appannato il passaggio sul Putin costretto alla guerra dai generali e dal popolo. Qualche giorno fa Berlusconi aveva fatto di meglio: aveva dato la colpa al partito comunista. Ieri gli è mancato il riflesso.
Stamattina Forza Italia ha provato a mettere una pezza con un tweet in cui si precisa che il partito sta con la Nato, con l’Ucraina, con l’Occidente. Ma la performance di ieri sera è servita a ricordare che da prima dei tempi del lettone famoso il primo putiniano d’Italia è Silvio Berlusconi.

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    Più che gelo siamo in glaciazione demografica, questione sociale per carità ma soprattutto politica, perché sono governi soprattutto di destra che la predicano, ma le politiche pro-natalità non stanno funzionando, perché sono cambiate le scelte, le prospettive e le possibilità dei nuovi genitori e la loro riduzione numerica è un dato di fatto storico non trasformabile con richiami ai valori della famiglia o con bonus bebè. Alessandra Minello, ricercatrice in Demografia al dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova, autrice per Laterza di “Senza figli. Scelte, vincoli e conseguenze della denatalità”) ci propone una lettura più solida di quella del dibattito politico sul tema. “È cambiato il modo in cui diamo valore e cerchiamo soddisfazione nella nostra vita. È una cultura che sta cambiando e parte dalle valutazioni di sé, dalle scelte appunto”. L’intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    Pubblica di mercoledì 22/10/2025

    Marina Berlusconi, una keynesiana (smemorata) a Segrate. In una lettera al Corriere della Sera di domenica scorsa la presidente di Fininvest e Mondadori ha denunciato lo strapotere mondiale delle Big Tech e ha vantato il sistema regolatorio pubblico vigente in Europa. «Quello delle Big Tech - ha scritto - è un potere che rifiuta le regole. E' concorrenza sleale bella e buona», ha scritto Berlusconi. La presidente Fininvest ha dimenticato la storia dell'impero industriale e finanziario che oggi controlla e guida. Una storia di norme ad personam: dai cosiddetti “decreti Berlusconi” emanati dal governo Craxi nel 1985, alla legge Mammì che certificò il monopolio TV privato, alla legge Gasparri del 2004. Nel suo articolo Marina Berlusconi ha scritto che «l’intreccio tra politica e Big Tech negli Usa è sotto gli occhi di tutti […] questi colossi non sono più solo aziende private, sono attori politici», ha sentenziato Berlusconi rimuovendo il fatto che il suo gruppo è ancora oggi l’azionista di fatto di un partito, oggi al governo, come Forza Italia. Pubblica ha ospitato Stefano Balassone, ex consigliere di amministrazione della Rai, già vice-direttore di Rai Tre, oggi produttore e autore televisivo.

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    Glaciazione demografica, questione sociale per carità ma anche realtà storica non trasformabile con richiami alla famiglia, l'analisi di Alessandra Minello, ricercatrice in Demografia al dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova (l’ultimo suo libro da poco uscito per Laterza è “Senza figli. Scelte, vincoli e conseguenze della denatalità”). Le diseguaglianze nel lavoro, i salari poveri, la impossibilità di conciliare lavoro e vita per tutte 8e tutti) sono gli elefanti nella stanza demografica che il governo non vuole affrontare, ce ne parla Lidia Baratta, giornalista economica de l’Inkiesta, per cui cura la newsletter settimanale “forza lavoro” Insieme a 67 organizzazioni fra le più rappresentative del Terzo settore italiano la rivista VITA ha lanciato una campagna e un appello affinché il Governo si adoperi per togliere il tetto al 5 per mille, oggi alzato a 610 milioni dopo che il Tero settore ne ha persi 80 per il limite ancora più basso posto l'anno scorso, ce ne parla Stefano Arduini, direttore di Vita. Oggi è la Giornata Mondiale del Clima e il Giusto Clima, la nostra trasmissione dedicata al tema, vi propone una serata live con ospiti di ReCommon e GreenPeace e poi con un film: ce lo racconta Marianna Usuelli, redattrice della trasmissione.

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