La Regione Lombardia si avvia a mettere a gara le concessioni per altre 17 centrali idroelettriche, dopo le prime 3 i cui bandi sono stati pubblicati nelle scorse settimane.
In tutta la Lombardia sono 77 le grandi dighe.
Ci vorranno ancora un paio d’anni prima che il nuovo regime di concessioni entri in vigore per i primi 20 impianti per cui sono scadute, in alcuni casi dal 2010.
La giunta Fontana ha infatti annunciato in Consiglio regionale che, nei prossimi mesi proseguirà l’iter appena intrapreso per le prime 3 centrali, per cui nelle scorse settimane sono stati pubblicati i bandi. Le assegnazioni termineranno nel 2025 inoltrato.
Il nuovo assetto istituzionale ha spostato dallo Stato alle Regioni la facoltà di attribuire le concessione degli impianti idroelettrici.
La Lombardia è la prima in Italia per presenza di queste strutture, che producono il 61% dell’energia di questo tipo in Italia.
La Regione dovrà quindi potenziare la struttura amministrativa di controllo, visto che entro il 2029 dovranno andare a gara altri 42 centrali, delle 77 presenti sul territorio.
Questo l’intervento in consiglio regionale dell’assessore alle risorse energetiche Massimo Sertori:
“Entro il 2029 arriveranno a scadenza altre 42 concessioni che si aggiungono alle 20 già scadute, per le prime tre sono già state indette le gare. Sarà quindi mia intenzione portare all’attenzione della giunta la necessità di potenziamento delle strutture regionali, in modo da garantire la massima capacità di applicazione delle normative vigenti in materia di sicurezza degli sbarramenti.
Ci sarà, pertanto, da adeguare il prima possibile la normativa regionale alle imminenti leggi nazionali in materia, nonché collaborare con il governo, come già avviene con gli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti competenti sulle grandi dighe. I dati di consistenza e conservazione delle grandi derivazioni idroelettriche scadute, e in scadenza nel 2029, sono già in possesso dell’amministrazione, saranno quindi resi disponibili ai terzi nell’ambito delle procedure di riassegnazione”.
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Un disco, ma anche molto di più. Un progetto che coinvolge audio, video, introspezione e indagine dei pensieri intrusivi, spesso irrazionali, che emergono dalla nostra mente. Andrea Laszlo De Simone torna con un nuovo progetto artistico e lo racconta a Radio Popolare in una lunga intervista in cui condivide le sue idee su molti temi: la pubblicazione, il processo creativo, la voce e le parole, i concerti, la paternità, la passione civile. Per una conversazione che è un'intervista su un disco, ma anche molto di più.
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Ilaria Cucchi, l'avvocato Fabio Anselmo, i rappresentanti di Amnesty International e Antigone: in quest'ultima puntata diversi esperti parlano dei morti in custodia e in stato di fermo in Italia, delle leggi necessarie per arginare il fenomeno. E dei motivi per cui alcuni casi sono diventati noti, mentre altri sono rimasti sconosciuti.
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La richiesta di riapertura delle indagini fallisce, e fallisce anche la denuncia contro il medico legale. Per due volte, il Tribunale di Busto Arsizio dice no alla richiesta della famiglia Mattarelli di riaprire le indagini sul caso Mattarelli. Eppure le cose non tornano. C'è un buco di due ore nella ricostruzione di quella notte, ma nessuno parla. Non parlano i magistrati, i consulenti chiamati dalla procura, i titolari della ditta dentro la quale Simone è stato trovato morto.
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Ci si può suicidare sotto effetto di cocaina? Gli esperti sentiti per questa puntata dicono di no: la quantità di sostanza presente nel sangue del ragazzo non è compatibile con il suicidio. Questo, secondo la famiglia Mattarelli, è uno dei tanti errori commessi nelle indagini. Il più grave, però,sarebbe stato commesso dal medico legale chiamato dalla procura. Su queste basi l'avvocato dei familiari tenta di opporsi alla richiesta di archiviazione.
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Clip - 02-11-2025
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