
In Lombardia interrompere una gravidanza è ancora un percorso a ostacoli. Le strutture ospedaliere che praticano l’IVG sono passate da 50 a 45 in due anni. Un quarto ha un tasso di obiezione di coscienza superiore al 70%, con punte oltre l’80% in ospedali come Chiari, Merate, Tradate e Voghera.
Cinque presidi – tra cui il Sacco di Milano – non offrono alcun servizio di interruzione. L’indagine sull’applicazione della legge 194 in Lombardia, realizzata dalla consigliera regionale del Pd Paola Bocci, cerca di sopperire alla mancanza di dati aggiornati di Regione e Ministero. Gli ultimi risalgono al 2022.
Le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 11.280 nel 2024, di cui 765 aborti terapeutici, cioè oltre la dodicesima settimana. Cresce l’aborto farmacologico, ma la media regionale rimane al 57%, con enormi differenze tra territori. Lodi arriva al 74%, Como resta ferma al 41%. E in sei strutture lombarde non viene somministrata mai la pillola abortiva. Sentiamo Paola Bocci.
I consultori pubblici ancora non somministrano il farmaco, mentre ci sono regioni come l’Emilia Romagna in cui lo fanno da anni.