
C’è una differenza abissale tra la stagione del terrorismo evocata in modi dissennati da ministri e l’oggi. Nei momenti tragici si faceva politica, i partiti dialogavano cogli elettori, il Parlamento era centrale, il bilanciamento dei poteri conteneva soprusi, c’era una stampa rispettata dai governi, la Rai praticava fior di giornalismo. Problemi ce n’erano, eccome. Ma erano chiari patto costituzionale e limiti: di qui democrazia, attori, metodi, finalità stabiliti dalla Carta e condivisi; di là forze extraparlamentari di sinistra e destra, entrambi violente nel picconare il sistema, assassinare politici, intellettuali, giornalisti, magistrati, ordire orrende stragi sui treni e in luoghi pubblici (i post fascisti collusi con poteri deviati dello Stato), alleate nel minare la democrazia: gli “opposti estremismi”. Il patto costituzionale nato con la liberazione dal nazifascismo consentiva a partiti e schieramenti di battagliare ma anche parlarsi, dialogare, puntare a mete comuni. La sconfitta del terrorismo (vertice: assassinio Moro) e l’argine allo stragismo neofascista (Brescia, Bologna) si devono alla democrazia partecipata allora. Di qui anche orgoglio nazionale (Craxi che a Sigonella disubbidisce agli Usa) e visione internazionale su crisi e risvolti futuri: Andreotti sulla causa palestinese dice (2005): «Se fossi nato in un campo profughi del Libano, forse sarei diventato anch’io un terrorista». La situazione sociale, economica, mondiale, culturale, ambientale oggi rende irresponsabili paragoni col passato. La gente subisce ingiustizie, diseguaglianze, insicurezza, guerre; è smarrita, frustrata: non vede rimedi, non vota; chi dovrebbe provvedere manipola la storia, importata echi di tragedie in maniera di parte (enfasi su esecrabile assassinio Kirk negli Usa dove altra violenza ha ucciso la deputata democratica Melissa Hortman col marito), impone riforme ideologiche, vanta primati tutti suoi, fa ogni cosa contro qualcuno poi evoca clima d’odio, tira diritto (espressione brutta), sta con partner internazionali che fanno affari per sé o crimini di guerra. Andrebbero mandati via. Ci vorrebbe un’opposizione che non si fa dettar l’agenda da destra e riesce a parlare al Paese, però. Non è mai troppo tardi.