Kanazawa è un esempio di sostenibilità urbana che si ispira a soluzioni basate sulla natura. Dagli anni ‘90 la città giapponese, quasi mezzo milione di abitanti sulla costa occidentale dell’isola di Honshu, a poco meno di cinquecento chilometri da Tokyo, implementa le proprie pratiche amministrative migliorando l’impatto climatico. Le radici di questa impostazione risalgono alla fine degli anni ‘60, quando Kanazawa adottò un’ordinanza per la preservazione dell’ambiente tradizionale. Nel 1992 inizia una nuova fase di provvedimenti per la sostenibilità, per cui sono approvate azioni per tutelare le zone naturali e i canali, quindi, la biodiversità. Un esempio sono gli undici ettari del Giardino Kenrouken, storico parco, dove la gestione idrica, ispirata a sistemi tradizionali, minimizza l’uso dell’acqua per il suo mantenimento. Nel 2001 è stato, quindi, deciso di proteggere anche le foreste della città metropolitana di Kanazawa, che occupano oltre la metà del territorio, per questo è nato anche un ente per il loro mantenimento. Anche il servizio rifiuti è tra i più avanzati del Giappone, con il 60% di raccolta differenziata, la gran parte della frazione indifferenziata è incenerita con recupero di calore per riscaldare gli edifici pubblici. Una parte degli scarti è utilizzata per alcune produzioni artistiche. Il centro storico è stato pedonalizzato ed è stata realizzata una rete ciclabile. È stato introdotto il bike sharing, e gli autobus sono a bassa emissione ed elettrici. Nei quartieri antichi sono state restaurate le case costruite in legno ad alto isolamento, grazie alle tecniche storiche. Nel 2021 la città giapponese di Kanazawa ha deciso di diventare neutrale per le emissioni climalteranti entro il 2050, con obiettivo intermedio entro il 2030 di riduzione del 46% dei gas serra.


