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Il posto delle bambine, il manga di Ebine Yamaji

posto delle bambine

È grazie a un suggerimento della sua nuova editor che la fumettista giapponese Ebine Yamaji ha iniziato a scrivere Il posto delle bambine, un manga sulla quotidianità di cinque bambine straniere che subiscono discriminazioni di genere. Famosa in patria e nel mondo per le sue opere su temi come l’identità di genere, la sessualità e l’amore tra ragazze, Yamaji viene considerata un’abile mangaka, capace di indagare le psicologie femminili e la società che circonda le sue protagoniste, tratteggiando le loro storie con un segno semplice e deciso ma soprattutto empatico.

Per questa raccolta di storie brevi che ci portano in Arabia Saudita, Marocco, India, Giappone e Afghanistan, l’autrice ha studiato a lungo, decidendo di concentrarsi su quei paesi che ha pensato di poter rappresentare al meglio. Il risultato è un libro variegato in cui è lo sguardo delle bambine sul mondo degli adulti, i loro interrogativi su quello che ci si aspetta da loro e su quanto contrasti con i loro desideri e le loro aspirazioni, che serve da fil rouge della raccolta. Basandosi sulle sue ricerche e su dei dati di realtà, come la pratica della poligamia e lo scarso livello di istruzione di una parte della popolazione femminile, ma rifuggendo dai facili stereotipi, riesce a consegnarci dei ritratti toccanti e sfaccettati di società ancora profondamente patriarcali. Senza timore di rilevare delle contraddizioni che permeano in parte anche la nostra civiltà “occidentale”. Non per nulla, sin dall’inizio ha voluto includere nel volume una storia ambientata in Giappone ai giorni nostri, ricordandoci che il maschilismo strisciante e quotidiano alimenta le discriminazioni di genere anche nei paesi del “primo mondo”.

L’uso della forma narrativa caratteristica del manga, insieme a dei disegni tecnicamente puliti e lineari e all’accento messo sulle espressioni dei personaggi, anche quelle più buffe e ingenue delle protagoniste, aiuta a esporre in modo quasi leggero dei temi complessi. Riuscendo così ad amplificare l’effetto di denuncia di sistemi brutalmente ingiusti ma aprendo anche la porta alla speranza che si riflette nello sguardo di queste nuove generazioni di donne.

È anche per questo motivo che il racconto conclusivo del volume parla di Afghanistan. Yamaji ha voluto aggiungerlo nel 2021, mentre stava chiudendo la storia giapponese e a Kabul tornavano i talebani. Pur collegandosi al presente, ha deciso di narrare dei fatti risalenti al 2002, poco dopo la fine del regime talebano, quando ragazze afghane di ogni età hanno potuto vivere il loro primo giorno di scuola. Un racconto che è sia un monito a continuare a batterci per i diritti delle donne, che un invito a non perdere mai la speranza di poter un giorno vivere in un mondo senza discriminazioni e senza guerre.

Il posto delle bambine, di Ebine Yamaji. Traduzione di Susanna Scrivo. 200 pagine in bianco e nero, Coconino Press, 13 euro e 90.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Gaza divisa in due dalla linea gialla e la fretta di costruire qualcosa (mentre il Parlamento israeliano vota "l'annessione" della Cisgiordania, il commento di Maria Luisa Fantappiè responsabile del programma "Mediterraneo, Medioriente e Africa" dello IAI. È stata consigliere speciale per il Medio Oriente e Nord Africa al Centro per il Dialogo Umanitario di Ginevra e all’International Crisis Group (ICG) di Bruxelles. La vita nei territori occupati raccontata dai fotografi palestinesi sostenuti da un progetto dell'agenzia Prospekt Photographers raccontato dal suo direttore Samuele Pellecchia. Silvia Bartellini, vice presidente cooperativa Abitare, racconta lo shock degli abitanti dei caseggiati del quartiere dopo l'assassinio in strada di Luciana Ronchi da parte del marito: come contrastare? Alessandro Bianchi, direttore del consorzio forestale del Ticino, ci racconta perché è costoso e complesso tutelare i boschi e lancia un appello.

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