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Il PD alla vigilia della Direzione

Matteo Renzi distacco elettori politica

I due vincitori delle elezioni Matteo Salvini e Luigi Di Maio sembrano aver ormai rinunciato all’idea di un governo con il Partito Democratico, ricominciando tra loro le schermaglie delle settimane scorse, di cui dovrà prendersi carico Mattarella a partire da venerdì. Ma per il Pd la faccenda governo è ancora tema di grande discussione, confusione e divisione. Ci sono documenti contro altri documenti, tentativi di contarsi o al contrario di preservare un’unità solo di facciata.

Sarebbe dovuto essere un momento importante, ma l’uscita di Renzi in televisione ha tolto la suspence del dibattito e inasprito le posizioni. Per Renzi sarebbe assurdo governare con i Cinque stelle, una chiusura netta rispetto al piccolo spiraglio aperto da Martina dopo le consultazioni con Fico e considerati i rapporti di forza dentro l’organo di indirizzo politico del Pd sembrava proprio che non ci fosse partita.

Ma quei rapporti sono ancora intatti rispetto alla settimana successiva al voto? La posizione di Martina, prima fedelissimo di Renzi, e poi sempre più critico verso l’Aventino, quanto seguito ha? Questo si dovrà capire domani.

Intanto però i renziani hanno redatto un documento per il quale però chiedono di non votare in Direzione, per preservare, dicono, l’unità del partito. Si legge in sostanza che il governo tocca a chi ha vinto e che il Pd non darà l’appoggio né alla Lega né ai Cinque stelle.

Un documento sul quale oggi hanno cercato le firme in Parlamento, una specie di paradosso sintetizzato da Orlando secondo il quale “non si è mai vista la conta per non chiedere di contarsi“. Le firme sono tante, ben più della metà dei componenti della direzione, 120 su 210, senza considerare i membri della direzione non parlamentari.

Ma nelle diverse aree di minoranza assicurano che i numeri veri sull’appoggio al dialogo e al “non Aventino” sono diversi e chiedono quindi di votare sul mandato del reggente Martina e quindi sulla linea politica del segretario. Sulla carta però gli esponenti delle varie aree contrarie non arrivano ad un centinaio.

Sarà anche una discussione e forse un voto su quanta fiducia i renziani assicurino ancora a Martina e se potrà restare nei prossimi mesi fino all’assemblea.

A rendere la tensione ancora più alta si è aggiunto anche un sito di un non ben precisato elettore del Pd, dal nome “senza di me“, come l’hastag usato dai renziani per esprimere il rifiuto ad un governo con i grillini. Nel sito si elencavano i componenti della direzione a favore del dialogo, quelli contrari e chi, la maggioranza, non si era ancora espresso. Per alcuni una sorta di “lista di proscrizione”, per fare pressioni su chi ancora rimane in ombra.

La scelta dello stesso nome usato dai renziani è stata interpretato come un’operazione voluta da loro, i quali però nel giro di qualche ora hanno criticato questa iniziativa, al punto che nel primo pomeriggio i nomi erano diventato tutti omissis.

Matteo Renzi
Foto dal profilo Facebook di Matteo Renzi https://www.facebook.com/matteorenziufficiale/
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    Anna Bredice
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    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Le Guthrie Family Singers portano avanti il messaggio di umanità del nonno Woody

    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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