
Tra il 23 giugno e il 2 luglio scorsi a causa del caldo estremo a Milano e Roma sono morte almeno 500 persone. Lo ha stimato uno studio dell’Imperial College London e della London School of Hygiene & Tropical Medicine, che ha analizzato i dati relativi a 12 città europee colpite dalla recente ondata di calore. Milano è quella dove si sono registrate più vittime.
Quello degli scienziati britannici è uno studio lampo inedito e mirato, che associa all’aumento delle temperature di fine giugno la morte di più di 300 persone nella sola Milano. 1.500 in 12 città europee. Secondo i modelli statistici analizzati, si tratta di una strage silenziosa che senza l’ondata di calore di fine giugno non ci sarebbe stata. Silenziosa perché, come spiegano i ricercatori, l’impatto del caldo record non è evidente fin da subito, come capita in caso di disastri naturali violenti, come incendi o tempeste, a cui si applicano di solito quelli che in gergo vengono chiamati “studi rapidi di attribuzione”. Cioè delle ricerche statistiche in cui si confrontano i dati sull’evento in questione, gli storici sullo stesso periodo e quelli delle ricerche scientifiche già pubblicate.
Di solito, la maggior parte dei decessi legati al calore non viene segnalata e le stime ufficiali del governo possono essere pubblicate dopo mesi o addirittura mai. L’istantanea fornita dall’indagine ci dice che le persone di 65 anni e più rappresentano l’88% dei decessi in eccesso dovuti al caldo, che incide sui problemi di salute pre-esistenti. Ma anche che tutte le fasce di età sono a rischio: 183 vittime avevano tra i 20 e i 64 anni.
“Il nostro studio mostra quanto sia già pericoloso il cambiamento climatico, dicono i ricercatori: una variazione di soli 2 o 3°C può fare la differenza tra la vita e la morte per migliaia di persone“. Dopo Milano, Barcellona e Parigi sono le città europee tra quelle analizzate in cui il caldo ha fatto più vittime.