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I ragazzi del quartiere Zen alla Camera

Le difficoltà e gli ostacoli, le preoccupazioni e il carico di lavoro non mancano alle insegnanti e ai dirigenti della scuola elementare e media del quartiere Zen di Palermo.

Non è solo una scuola come tutte le altre, la Falcone-Borsellino, è anche un presidio di legalità, “un porto sicuro”, come la definisce Daniela Lo Verde, combattiva preside dell’istituto.

E qualcuno probabilmente quel presidio non lo vuole, al punto che una notte di luglio la statua di Falcone che si trova davanti al portone è stata decapitata. Uno sfregio, un messaggio di ostilità che la scuola ha subito denunciato: “da un certo punto di vista sono confortata, vuol dire che stiamo lavorando bene, che non curviamo”, assicura la direttrice.

Dopo quell’episodio Laura Boldrini ha voluto incontrare gli alunni e gli insegnanti della scuola, li ha invitati a Roma, alla Camera dei deputati, per dare loro coraggio per continuare a vivere nella legalità “che è l’unica dimensione che dà certezza del futuro”.

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Eppure non è facile: oltre 700 bambini tra elementari e medie in un quartiere difficile, con situazioni famigliari complicate, dove spesso la frequenza della scuola è un problema secondario, “non c’è dispersione – racconta ancora la preside – il problema è la frequenza che è saltuaria, vengono due giorni e altri due sono assenti, noi cerchiamo di intervenire ma non è facile”.

“Il mio obiettivo – prosegue – è lo sguardo sereno dei bambini, a volte portano aggressività e rabbia, ne vivono così tante dice la preside che usa un’espressione perfetta per definire lo stato d’animo di questi adolescenti “hanno i vulcani nella pancia”.

Ascolta qui l’intervista alla preside Daniela Lo Verde

preside scuola zen

I ragazzi delle medie che sono venuti a Roma, una ventina, raccontano alla loro maniera i rapporti tra compagni, soprattutto con quelli che non hanno tanta voglia di entrare in classe: “Noi usciamo da scuola e li incontriamo, siamo tutti dello stesso quartiere, lo Zen, sono in giro, giocano a pallone, in bici, gli chiediamo perché non sono venuti a scuola e dicono ‘perché ci secca’”.

Ascolta qui l’intervista a due alunni

due alunni scuola zen

Dovendo essere un presidio, la scuola deve offrire alternative alla strada anche nel pomeriggio, i progetti non mancano, ce ne sono tanti, c’è la palestra, laboratori di cucina, teatro, ma “non c’è continuità, dice Daniela Lo Verde, mancano i soldi per confermare i progetti ogni anno, non ci sono gli istruttori per le attività sportive. Nello Zen le famiglie non hanno la possibilità di pagare il contributo volontario per le attività, neanche le assicurazioni e le deve pagare la scuola.

Un presidio quindi per tutto il quartiere, al punto che lo è diventato anche per le mamme, in un’occasione la madre di un alunno si è rivolta alla scuola, e non ai carabinieri, per ricevere aiuto dopo una violenza in casa.

La visita alla Camera dei deputati è servita per mantenere l’attenzione delle istituzioni puntata sulla scuola, anche dopo lo scempio sulla statua di Falcone. I bambini e i ragazzi erano emozionati. Nel corridoio vicino all’Aula di Montecitorio ci sono due specchi incorniciati, come fossero dei quadri. Sotto c’è una targhetta, c’è scritto: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio. Il quadro è vuoto perché nessuna donna lo è mai diventata: Laura Boldrini ha fatto specchiare le ragazze dello Zen, perché chissà un giorno anche loro potranno studiare e sognare di diventarlo.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    Ricciardi, il commissario antifascista che si ispira a Camus

    Nato dalla penna di Maurizio De Giovanni e presente in buona parte della sua opera letteraria, il Commissario Ricciardi ritorna nella terza stagione della serie a lui dedicata su Rai1 e sceneggiata dallo stesso autore dei romanzi. Diretto nel 2021 da Alessandro D’Alatri, seguito poi da Gianpaolo Tescari, per la seconda e la terza stagione, Ricciardi indaga nella Napoli degli anni ‘30 in pieno regime fascista, rifiutandone le regole imposte. “Ricciardi non è un protagonista tipico, è un anti-protagonista – spiega Guanciale -. È molto empatico e come il protagonista di La Peste di Camus, si preoccupa di fare bene il suo mestiere a prescindere dalle imposizioni che gli vengono fatte”. Sempre in cerca di giustizia, in una forma di resistenza al potere dittatoriale di Mussolini, molto presente nel contesto dei casi da risolvere. I fantasmi che si aggirano nella mente del Commissario, immaginati nei libri di De Giovanni, nella serie prendono forma durante le indagini. L’intervista di Barbara Sorrentini.

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