
Nemmeno i mostri sacri del cinema sono intoccabili. Anche loro devono imparare che no: mettere le mani addosso a qualcuno senza il suo consenso, molestare sessualmente una donna sul set non è goliardia ma è un reato. Anche se ha già detto che farà appello, Gerard Depardieu – il grande, il volitivo, l’uomo da oltre 250 film – è oggi a tutti gli effetti un criminale sessuale. Condannato a scontare 18 mesi con la condizionale, come richiesto dalla procura a fronte di un passibile massimo di 5 anni, l’attore non potrà neanche candidarsi a una carica pubblica per i prossimi due anni e il suo nome è stato inserito nel registro nazionale degli autori di infrazioni sessuali.
Depardieu, 76 anni, era stato accusato da due donne, una decoratrice e un’assistente alla regia, di averle ripetutamente molestate nel 2021. I giudici hanno non solo riconosciuto i fatti, tranne una delle tre aggressioni denunciate, ma hanno anche sottolineato la totale mancanza di presa di coscienza da parte dell’attore, che ha sempre negato ogni responsabilità. Lasciandosi anche scappare che: “una mano sul sedere non è certo una molestia”.
Durante la lettura della sentenza, i giudici hanno inoltre richiamato l’attenzione sull’atteggiamento offensivo degli avvocati della difesa e sulle loro dichiarazioni “oltraggiose e umilianti che ledono la dignità delle persone”. Le due querelanti sono state ripetutamente insultate, definite bugiarde isteriche e invitate ad andare a piagnucolare altrove. Una costante violenza verbale che ha fatto scandalo e che è l’esempio perfetto di come una vittima di violenze sessuali subisca una doppia pena. Arrivata in tribunale, deve infatti affrontare pregiudizi, domande inappropriate e osservazioni colpevolizzanti da parte di un sistema che dovrebbe proteggerla.
In questi mesi si è detto che questo processo era quello del crepuscolo di un monumento dell’Ancien Monde, da notare in francese la vicinanza con l’Ancien Regime, che nella traduzione non rende. Alle parti civili, che hanno parlato di apologia del sessismo, oggi è piaciuto di più sottolineare come il procedimento, frutto del movimento #metoo, abbia sancito la nascita di una nuova solidarietà tra e verso le vittime, che erano sole ma che sole non sono state lasciate. È stata proprio questa sorellanza che ha dato loro la forza di arrivare a processo portando delle testimonianze forti.
Un processo che ha messo in luce i disfunzionamenti di tutto un sistema, quello del cinema, dove le misure prese per evitare le violenze sessuali o intervenire in caso si verifichino, sono ancora solo di facciata. Il pensiero va per forza di cose alle altre vittime che hanno trovato il coraggio di denunciare e che non possono chiedere giustizia, perché i fatti sono prescritti. Ma anche a Charlotte Arnould, che ha denunciato Depardieu per stupro nel 2018 e per cui la procura di Parigi ha da poco chiesto di aprire un processo. Forse tra qualche mese ritroveremo l’attore nel suo nuovo ruolo, quello di accusato.