
Marine Le Pen ha vinto la sfida delle elezioni europee in Francia con un distacco di 205.213 voti. Quello che era diventato un duello tra lei ed Emmanuel Macron, con quest’ultimo che aveva chiesto ai francesi di sbarrare la strada all’estrema destra euroscettica, si è concluso con il fallimento della tecnica dello spauracchio e la sconfitta del partito di governo. Che pero’, sin dalle prime stime, relativizza: “non siamo andati cosi’ male”, dicevano ieri alla serata elettorale, ricordando che gli ultimi sondaggi davano il RN avanti di tre o quattro punti mentre è finita parimerito in termini di deputati eletti, con l’estrema destra che ne perde persino due rispetto al 2014. “En Marche si conferma come la vera alternativa ai vecchi partiti politici, che scompaiono”, aggiungono. E in effetti la destra dei Républicains non aveva mai fatto un punteggio cosi’ basso, poco più dell’8%, mentre il PS e la France Insoumise superano appena il 6%. “ La maggioranza tiene”, confermano dall’Eliseo e assicurano che non ci sarà nessun rimpasto di governo, come ha chiesto Marine Le Pen.
Lo scrutinio francese ha riservato comunque delle belle sorprese, come l’affluenza, salita oltre il 50% e mai cosi’ alta dal ’94, e soprattutto il successo dei Verdi, che con il 13,47% dei voti diventano il terzo partito del paese e superano ogni aspettativa.
Certo, in termini di percentuali hanno fatto meno che nel 2009, quando erano al 16% “ma in termini di voti ne abbiamo presi di più”, si rallegravano ieri i militanti: “siamo il primo partito tra i giovani sotto i 34 anni, è una bellissima notizia !” Fin’ora quello di partito più votato dai giovani era un titolo rivendicato dal Rassemblement National che oggi viene distaccato di 10 punti dagli ecologisti. E sono sempre i giovani che hanno fatto salire l’affluenza: i dati dicono che il 40% di chi ha meno di 35 anni è andato a votare, mentre nel 2014 lo aveva fatto meno del 30%.
Ieri sera, una delle militanti, e scrutatrice al seggio, era piacevolmente sorpresa del successo del partito anche nei quartieri popolari visto che, anche questo è un dato, gli ecologisti sono generalmente più forti tra le classi medie e con dei titoli di studio superiori. Lo slancio verde deve molto agli indecisi e alle grandi città, dove supera o raggiunge il 20%, come a Parigi. Nella capitale i verdi diventano la prima forza di sinistra della città a un anno dalle municipali. Una parola, sinistra, che non piace moltissimo a Yannick Jadot, il capolista alle europee, che preferisce sottolineare la coerenza del gruppo parlamentare al di fuori degli schieramenti e si dice pronto a portare avanti le proposte concrete della società civile più che a sedersi ad un tavolo con i vecchi partiti. Ma è un dato di fatto che, di fronte agli scarsi risultati della sinistra tradizionale, i Verdi saranno determinanti nei prossimi mesi e avranno delle responsabilità di fronte agli elettori di sinistra che hanno fatto convergere i voti su di loro.
Jadot ha già risposto picche alla proposta di En Marche di allearsi con il futuro gruppo centrista a Bruxelles, che comprende anche i liberali dell’Alde. e assicura che i 13 parlamentari ecologisti, più del doppio rispetto al 2014, faranno sentire tutto il loro peso. Con 75 deputati in tutto, i verdi hanno il 10% dei seggi, quanto basta per poter diventare l’ago della bilancia di un parlamento mai cosi’ frammentato.