Convocato davanti ai giudici con 24 ore di anticipo, François Fillon è stato ufficialmente indagato per appropriazione indebita di fondi pubblici e malversazione, oltre che per mancate dichiarazioni all’autorità sulla trasparenza.
Il candidato del centrodestra alle elezioni presidenziali francesi si è rifiutato di rispondere alle domande dei giudici e ha preferito, come da suo diritto, leggere una dichiarazione che è stata resa pubblica dal giornale Le Figaro. In questo testo, Fillon ribadisce che il lavoro svolto da sua moglie Pénélope in quanto assistente parlamentare è “innegabile” e che non sta all’autorità giudiziaria valutare la qualità o il tenore di tale lavoro perché in questo caso non verrebbe rispettata la divisione dei poteri. Insomma, chiede ai giudici di “rispettare la legge” e dà per scontato che il fatto per cui è chiamato in causa non sussista.
La formalizzazione delle accuse in piena campagna elettorale era ormai considerata da tutte le forze in campo solamente una questione di tempo. Lo stesso Fillon, che il giorno dopo le rivelazioni del giornale satirico Canard Enchainé a fine gennaio aveva promesso di rinunciare alla corsa all’Eliseo nel caso fosse stato iscritto sul registro degli indagati, ha ribadito nelle ultime settimane che lui era e rimaneva l’unico possibile candidato della destra repubblicana e ha ottenuto, bene o male, l’appoggio dei suoi alleati.
Quello che cambia, adesso, è da un lato che i suoi avvocati avranno accesso alle carte e potranno formalmente chiedere la sospensione delle indagini o il ritiro delle accuse. Ma dall’altro la sua immagine pubblica è macchiata indelebilmente perché, anche se rimane presunto innocente per la legge, gli avversari politici non esitano a girare il coltello nella piaga: “Chi può immaginare il generale De Gaulle, ispirazione di Fillon, indagato per appropriazione indebita?”.
Come se non bastasse, stamattina il giornale Le Parisien ha rivelato che la figlia di Fillon gli avrebbe versato il 70 per cento del suo stipendio da assistente parlamentare, circa 33mila euro. E Pénélope è convocata davanti ai giudici il 28 marzo. Insomma, il feuilletton della destra francese non sembra destinato a finire presto.
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Femminicidi, Nordio parla di genetica e allontana l’educazione nelle scuole
Oggi il ministro della giustizia Nordio ha partecipato a una conferenza sui femminicidi e ha esposto una teoria sulle radici della violenza di genere. In sostanza ha detto che c’è una questione millenaria, genetica, legata al fatto che l’uomo è fisicamente più forte della donna, e che bisogna intervenire “come fanno gli psicologi e gli ipnotisti su chi ha una tara legata a un trauma adolescenziale”. Nordio ha aggiunto che l’educazione è fondamentale, che va bene farla nelle scuole ma che la sede è, innanzitutto, la famiglia. All’evento c’era anche la ministra della famiglia Roccella, che ha negato che ci sia un legame tra l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole e l’andamento del numero dei femminicidi. Dall’opposizione arrivano forti critiche, sia per la contrarietà di fatto all’educazione nelle scuole ribadita dai due membri del Governo, sia per le parole di Nordio sulla genetica: dai partiti di minoranza si parla di “visione retrograda” e di “ritorno al peggior Medioevo”. Stefano Ciccone è presidente dell’associazione Maschile plurale, impegnata contro la violenza contro le donne.
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