
Peccato che la destra s’opponga: ci sarebbe gran bisogno di educazione affettiva, sentimentale, sessuale nelle scuole e alla luce dei fatti in sindacati e partiti dopo l’infelice uscita di Landini su Meloni e la replica di lei. Con un tasso di maggior confidenza con l’universo simbolico femminile il segretario Cgil si sarebbe reso conto che “cortigiana” va oltre il legittimo giudizio politico di «stare alla corte di Trump, essere la portaborse di Trump». Del pari la Premier avrebbe potuto reagire senza il cavallo di battaglia del clima d’odio («rancore montante»: dove?), il tono aggressivo/dileggiante («a beneficio di chi non lo sapesse»), la reiterata logica antisindacale (la guerra a Landini e Cgil è dagli inizi e la Premier bisognosa di nemici coglie ogn’occasione per rilanciare). Ennesimo scontro; occasione persa. Fu Meloni a far credere al Paese che con lei sarebbe stata tutt’un’altra storia. Lei proclamò: «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana» e indusse a credere che al di là di scelte di parte e concrete ci si sarebbe potuti aspettare novità da lei e dal suo governo. Cioè cambiamenti di stile, relazioni, approcci, sensibilità, visioni del mondo in politica, rapporti istituzionali, relazioni con la stampa, giustizia sociale; nei temi umanitari (periferie di città, Paese, mondo); nella possibilità di manifestare liberamente critica, dissenso, alternative; nei conflitti con sconvolgimenti di guerre su donne, bambini, anziani; nei sistemi di potere che una mentalità maschile competitiva, unilaterale, affaristica, autoritaria spesso predatoria impone al mondo innescando nuove povertà, altri morti, macerie umane e materiali. Landini da Floris sarà stato il solito rozzo uomo incapace poi di chiedere scusa. Ma per finirla lì e guardar oltre ci sarebbe voluta una Meloni donna che avesse avuto il coraggio di dire con Alda Merini: «Quelle come me vorrebbero cambiare, / ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo». Voglia di cambiamento che finora non sembra nelle corde d’una Giorgia bellicosa e delle sue ministre: Roccella con le “gite a Auschwitz”; Santanché Ministra nonostante l’inchiesta; Calderone ai cui uffici tocca sicurezza per chi lavora.