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Direzione Pd: nessuna scissione. Per ora

Un sentiero dice la minoranza presente, una proposta di metodo importante dicono invece i renziani. La Direzione del Pd non è stata quella della rottura, o dell’annuncio della scissione, ma nemmeno quella della pace. Del resto nessuno lo ipotizzava, viste le distanze ormai siderali tra le due aree del partito.

Renzi e la minoranza continuano a sfidarsi, cercando di far ricadere il cerino nelle mani dell’altro, per non avere la responsabilità di essere colui che ha fatto fallire il dialogo e portato alla vittoria o alla sconfitta. In gioco c’è il Partito Democratico intero, unito, il rischio è la scissione, eventualità che lo stesso Renzi mette sul tavolo e ci arriva alla fine del suo discorso, dopo aver tratteggiato la minoranza come una sorta di zavorra, non interessata ai veri problemi del paese, e li elenca, l’economia, l’immigrazione, l’Europa, ma solo a temi poco importanti per la gente, ovvero la legge elettorale.

Un invito ad andarsene, se non si coglie l’ultimo appello, che è in sostanza quello di rivedere l’Italicum, attraverso un gruppo ad hoc in una commissione parlamentare, ma solo dopo il 4 dicembre. Il Paese non può attendere dice Renzi, che sembra considerare quest’ultima Direzione come un’incombenza necessaria, ma un po’ fastidiosa, nella corsa verso il referendum.

C’è una proposta di metodo rispetto al passato, una commissione con esponenti della maggioranza e della minoranza per discutere sia di ballottaggio che di premio di coalizione, che parli con tutti, anche con il Movimento Cinque stelle, ma rinviarla al 5 dicembre sembra quasi annullare tutto. Il dopo referendum apre un’altra fase, sia se Renzi vinca che se perda, e certo potrà esserci anche una nuova legge elettorale, ma con equilibri diversi rispetto ad ora.

Per questo la minoranza non può far altro che accogliere per ora, senza sbattere la porta, ma chiedendo, anche inutilmente forse, di vedere fatti concreti prima. Hanno parlato Cuperlo e Speranza, non i due big Bersani e D’Alema. Cuperlo parla di un sentiero aperto, di necessità di evitare scontri, ma annuncia il no se non ci sono  cambiamenti e le sue dimissioni di deputato un minuto dopo.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    Fa troppo caldo: scioperano i lavoratori della Emmegi, che costruisce condizionatori a Cassano d’Adda

    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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    Gaza, ipotesi di tregua tra le bombe d’Israele, con Paola Caridi, giornalista, saggista, esperta di Palestina. La trattativa sui dazi e la debolezza dell’Europa, con Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano, editorialista del Sole 24 Ore. Il caso del libro di storia che non piace a Fratelli d’Italia, con uno degli autori del libro, lo storico Carlo Greppi. Milano sempre più cara, chiudono anche i negozi per gli affitti troppo alti: il microfono aperto. Mao Valpiana del Movimento Noviolento ricorda Alex Langer a 30 anni dal suicidio. La quarta puntata di “Racconto Lucano” con Sara Milanese.

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