Approfondimenti

Clima, produzione e dominio del capitalismo

«Il mondo oggi è dominato da un modo di produzione che è naturalmente in conflitto con le questioni ambientali».

Comincia da questa constatazione di Giorgio Lunghini, professore di Economia Politica all’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia, la conversazione di oggi a Memos. La 21esima conferenza mondiale sui cambiamenti climatici promossa dall’Onu (Cop21) è iniziata lunedì scorso. I paesi partecipanti a Cop21 puntano a siglare un accordo vincolante per giungere alla riduzione delle emissioni di gas serra. L’obiettivo centrale è mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro i due gradi centigradi.

Professor Lunghini, parlare di cambiamenti climatici, denunciarne la gravità, implica necessariamente che si parli anche di cambiamento del modello di produzione attuale?

«E’ senz’altro così. Il modo di produzione su scala globale è un modo di produzione capitalistico. Riguarda anche la Cina, che è un caso particolare e di grande interesse: Pechino ha cercato di coniugare il comando diretto da parte del governo con un’economia di mercato, ma resta pur sempre un’economia capitalistica».

Giorgio Lunghini
Giorgio Lunghini

Cosa ci ha portato fin qui? Perché il modello di produzione capitalistico è dannoso per l’ambiente?

«Ci sono molte cose che non vanno. Sarebbe utile rileggere il Capitale del vecchio Carlo Marx – sostiene l’economista – in cui le cose di cui stiamo parlando sono indicate con estrema chiarezza. Il modo di produzione capitalistico è un modo di produzione il cui scopo non è il soddisfacimento dei bisogni dell’umanità, ma è la realizzazione di un profitto a cui è subordinato tutto il processo lavorativo. Bisogna tener presente che il processo lavorativo, sia nel sistema capitalistico che in qualsiasi altro sistema, è un processo di scambio con la natura. Certo, ci sono diverse forme di realizzazione di questo processo. Nel modo di produzione capitalistico c’è uno sfruttamento del lavoro e della natura. Quando tale sfruttamento, sia sul lavoro che sulla natura, diventa eccessivo allora intervengono da un lato crisi economiche e dall’altro crisi ambientali».

Qual è, allora, il limite di questo modello?

«Nel caso dell’economia il limite è rappresentato dalle crisi economiche nelle quali continuiamo a vivere – spiega il professor Lunghini -. Nel caso dell’inquinamento, invece, il limite è ovviamente la salute dell’umanità. Di tutta l’umanità: sia di quella che concorre in maniera pesante all’inquinamento, sia di quella che lo subisce».

Perché la tutela della salute dell’umanità non rientra negli obiettivi dei capitalisti?

«Un grande economista del Novecento come Keynes, che non era un marxista, era perfettamente d’accordo con Marx sul fatto che l’obiettivo dei capitalisti fosse il profitto. Tutto viene subordinato all’obiettivo del profitto. Un esempio recente: la Volkswagen. Era stata a lungo un esempio di impresa capitalistica consapevole e attenta ai problemi di giustizia sociale, ma è stata incastrata nel modo che tutti sappiamo. Se l’obiettivo è quello del profitto, i mezzi per realizzarlo sono tutti quelli che lo consentono».

Se non si riesce a cambiare modello di produzione, professor Lunghini, si può almeno fare in modo che alle imprese capitalistiche convenga non inquinare?

«Credo che sia difficile includere nella funzione obiettivo dei capitalisti questo aspetto. Sono ormai duecento anni che il capitalismo impera: dall’Inghilterra di Dickens, in cui i bambini lavoravano dodici ore al giorno respirando fumi terribili, ad oggi. Convincere i capitalisti che sia nel loro interesse modificare la loro funzione obiettivo credo sia una speranza ingenua. Così come credo sia ingenuo – come si sostiene nella conferenza sul clima e come ha sostenuto anche l’economista Thomas Piketty – procedere con l’imposizione di tasse o imposte sull’inquinamento da parte dei diversi paesi. Aggiungere costi di produzione alle imprese capitalistiche è cosa che a queste stesse imprese non piacerà».

Ma allora come si supera questo modello di produzione capitalistico e quali possono essere le caratteristiche di un modello alternativo?

«Ci sono stati altri due grandi economisti del Novecento, poco noti ma importanti – racconta Lunghini -. Uno è Vassily Leontief che spiegava, già una trentina di anni fa, che la questione dell’inquinamento viene in genere sottovalutata. Di solito si calcolano gli effetti diretti dell’inquinamento, non anche gli effetti indiretti. Ad esempio: per produrre un aeroplano occorre un certo dispendio di energia al quale va però sommato il dispendio di energia per la produzione di tutti i suoi componenti. Quindi il problema è ancora più grande di quanto non venga percepito oggi. L’altro grande economista, ancora meno noto, si chiama Nicholas Georgescu-Roegen. Nessuno dei due era marxista, come non lo era Keynes e nemmeno Marx. Georgescu-Roegen ha elaborato quello che lui ha chiamato un programma bioeconomico minimale».

In cosa consiste?

«Consiste in otto punti – spiega l’economista dell’Università di Pavia – tutti estremamente ragionevoli ma di difficile realizzazione politica. Il primo punto: proibire non solo la guerra in sé, ma anche la produzione di qualsiasi strumento bellico. Il secondo punto: la guerra è cattiva, una brutta cosa, ma impiega molte forze produttive. Se si liberassero le forze produttive adesso destinate alla guerra, queste potrebbero essere impiegate per uno scopo preciso: consentire ai paesi sottosviluppati di raggiungere rapidamente gli standard di una vita buona, non una vita lussuosa, ma buona. Terzo punto: la demografia. Il mondo si sta avvicinando ad un punto nel quale non sarà in grado di provvedere alla nutrizione di tutti i suoi abitanti mediante la sola agricoltura organica. Un punto ottimale è quello in cui l’agricoltura organica riesce a soddisfare i bisogni della popolazione del pianeta».

Professor Lunghini, anche considerando solo questi primi tre punti, lei ci sta presentando un programma di governo, non tanto un piano aziendale.

«Sì, è un piano di governo. Uno dei limiti principali della situazione politica attuale è che non c’è, e non si vedono le premesse, un piano di governo del mondo. L’Onu, che dovrebbe essere l’organismo a ciò preposto, non è mai stato in condizioni di debolezza come di questi tempi. Arrivo a dire, in maniera provocatoria, che c’era più ordine nel mondo prima della caduta del Muro di Berlino di quanto non ce ne sia oggi».

E gli altri punti del programma, quali sono?

«Quarto: fino a quando l’energia solare e nucleare non diventeranno davvero convenienti e sicure, ogni spreco di energia dovrà essere evitato e controllato. Quinto punto: dovremmo rinunciare a tutti i prodotti inutili, cioè produrre di meno. Non si tratta di un’evocazione della filosofia della decrescita. E’ l’idea, ragionevole, che sarebbe meglio se vivessimo una vita sobria. Sesto punto: liberarci della moda, che ci spinge a buttar via vestiti, mobili, oggetti ancora utili. Settimo punto: i beni durevoli devono essere ancora più durevoli. Le industrie che producono questi beni, però, non ci starebbero. L’ultimo e ottavo punto: liberarci dalla frenesia del fare, rivalutare il tempo libero».

Quindi, riepilogando professor Lunghini: senza politica non può avvenire il cambiamento del modello di produzione. Senza capitali pubblici non può avvenire la transizione post-capitalistica, le aziende da sole non ne sosterrebbero il costo. Se è così, allora si capisce perché il cambiamento non stia avvenendo.

«Torniamo ad un altro punto centrale della valutazione del mondo in cui viviamo. E’ stata cancellata l’idea keynesiana dello stato sociale. Si è rinunciato all’idea di un effettivo intervento dello stato nell’economia. Il ragionamento di Keynes – spiega Lunghini – era molto semplice: lasciamo liberi i capitalisti di fare il loro lavoro nell’ambito delle leggi vigenti, pagando le tasse, e così via. Però, ci sono certe cose che i capitalisti non fanno perché il loro obiettivo è un altro. Lo stiamo vedendo anche nel nostro paese. Faccio due esempi: la scuola e la sanità. Sono servizi che se lasciati all’impresa privata non funzionano come sarebbe desiderabile. Allora in quei settori in cui i capitalisti non hanno convenienza ad entrare, lì deve entrare lo stato. Lo stato potrebbe farsi carico di un obiettivo, oltre ai due nominati, che è quello dell’ambiente»

Dove prenderebbe i soldi?

Li ricaverebbe da un sistema fiscale fortemente progressivo, capace di una redistribuzione del reddito dai ricchi ai poveri, il che consentirebbe una maggiore uguaglianza fra gli individui. Si badi bene: sto parlando di un obiettivo liberale, non comunista».

Per concludere, professore, mi sembra di capire che se non si riesce a cambiare radicalmente il modello di produzione, si può almeno intervenire con una redistribuzione fiscale. E’ così?

«Sì. La prima modalità di un cambiamento radicale del modello di produzione è difficilmente praticabile. Non credo che nessuno oggi al mondo possa pensare che sia prossima la sostituzione del modo di produzione capitalistico con un altro modo di produzione. Ciò che porterà al cambiamento del modo attuale di produzione, com’è stato in tutta la storia dell’umanità, sarà la crisi, una delle tante, del capitalismo. Così come prima del capitalismo ci sono stati altri modi di produzione, sarebbe davvero curioso se il modo di produzione capitalistico fosse naturalmente eterno. Sarebbe un fatto epocale ed estremamente improbabile. Bisogna anche dire che nessuno sa cosa verrà dopo il capitalismo, e non lo sapeva nemmeno Carlo Marx».

Ascolta la puntata di Memos

  • Autore articolo
    Raffaele Liguori
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 16/12 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 16-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 16/12 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 16-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 16/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 16-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 16/12/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 16-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Poveri ma belli di martedì 16/12/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 16-12-2025

  • PlayStop

    Per Luca Bergia, storico batterista dei Marlene Kuntz: un evento dedicato e un album di inediti

    Mercoledì 17 dicembre, presso il Cap10100 di Torino, andrà in scena una serata dedicata a Luca Bergia, storico batterista dei Marlene Kuntz prematuramente scomparso nel 2023. Oggi ai microfoni di Volume ci ha raggiunto il musicista Stefano Guzzetti, per parlarci della serata di domani e della storia che ha portato a “Nuovi Colori”, l’album da lui realizzato insieme a Luca e in uscita il 18 dicembre. “Luca mi aveva contattato con l’idea di realizzare qualcosa assieme” racconta Stefano, “la nostra intenzione era fare musica per il cinema, poi ci è venuta l’idea di coinvolgere altre persone”. Il disco, in cui alla fine compaiono anche Samuel, L'Aura, Beatrice Antolini e Priestess, verrà ascoltato domani in anteprima al Cap10100 e sul palco, a ricordare e omaggiare Luca, ci saranno anche i Marlene Kuntz e gli amici Gianni Moroccolo, Roberto Gaia, Bernardo Grillo, Leo Colonnelli, Luca Vicio Vicini, Giorgio prette e L’Aura. L'intervista di Niccolò Vecchia.

    Clip - 16-12-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di martedì 16/12/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 16-12-2025

  • PlayStop

    Volume di martedì 16/12/2025

    I Kneecap sulla nuova maglietta della squadra di calcio irlandese Bohemian F.C. e lo speciale a cura di Marcello Lorrai su Lina, promessa del nuovo fado portoghese. L'evento di domani dedicato a Luca Bergia, storico batterista dei Marlene Kuntz, con l'intervento di Stefano Guzzetti intervistato da Niccolò Vecchia. I 30 migliori album rock del 2025 secondo Pitchfork, il pezzo di Natale con Bill Murray e il quiz sul cinema.

    Volume - 16-12-2025

  • PlayStop

    Premi Ubu: miglior spettacolo 2025 ai Kepler-452 a bordo della nave in soccorso ai migranti

    Il Premio Ubu 2025 per il miglior spettacolo di teatro è stato assegnato a A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale della compagnia Kepler-452. Lo spettacolo nasce da un’indagine teatrale condotta da Enrico Baraldi e Nicola Borghesi a bordo di una nave di ricerca e soccorso con Emergency e Sea-Watch, e mette in dialogo teatro, testimonianza diretta e responsabilità politica. In scena, oltre ad attori e attrici, anche protagonisti delle reali navigazioni, con le loro intense testimonianze. Lo spettacolo conferma il metodo drammaturgico e performativo della compagnia, da sempre impegnata a rappresentare le urgenze del contemporaneo, dopo un lungo lavoro di ricerca. Enrico Baraldi e Nicola Borghesi sono stati ospiti di Cult poco dopo il debutto assoluto dello spettacolo, nel marzo 2025. L'intervista di Ira Rubini.

    Clip - 16-12-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di martedì 16/12/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 16-12-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 16/12/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 16-12-2025

  • PlayStop

    Cult di martedì 16/12/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Maurizio Schmidt presenta "Sketches and Short PLays" di Harold Pinter al Teatro Out Off e lo spazio di formazione BAS alla Barona; al Teatro alla Scala torna "La bella addormentata" con la storica coreografia di Nuereyev; "A Place of Safety" della compagnia Kepler -452 ha vinto il Premio UBU 2025 come Miglior Spettacolo; la rubrica EXtraCult a cura di Chawki Senouci...

    Cult - 16-12-2025

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 16/12/2025

    Il tesoretto russo al servizio dell'Ucraina? Come finanziare per i prossimi due anni la difesa militare di Kiev dall'aggressione di Mosca con i soldi congelati di proprietà russa? E’ questa la difficile operazione finanziaria (e politica, ovviamente) in corso tra Bruxelles (Unione e Commissione europea) e le principali capitali della UE. Il caso Euroclear, la società belga con sede a Bruxelles, «cassaforte» degli oltre 200 miliardi di euro di asset russi. Un caso delicatissimo. I rischi connessi alla stabilità di Euroclear potrebbero portare un ad nuovo crack "Lehaman Brothers" (lo storico crack finanziario del 2008 di una delle più grandi banche americane dell’epoca)?

    Pubblica - 16-12-2025

  • PlayStop

    Chi vuole Repubblica? Il destino del gruppo Gedi e la libertà di informazione

    Il gruppo editoriale Gedi è in vendita: John Elkann se ne vuole disfare e la trattativa con l’armatore ed editore greco Theodore Kyriakou è ben avviata. Il gruppo Gedi include Repubblica e La Stampa (rispettivamente il secondo e terzo tra i più venduti quotidiani generalisti in Italia), il sito di news HuffPost e le radio Deejay, Capital e m2o. Le redazioni sono in mobilitazione, ci sono già stati degli scioperi: i timori per l’occupazione dei lavoratori e per l’autonomia e la libertà editoriale delle testate. Una questione che, peraltro, va anche oltre il destino di Gedi e si allarga al panorama dell’informazione in Italia. Nella trasmissione Tutto scorre, Luigi Ambrosio ha ospitato Zita Dazzi, giornalista di Repubblica, rappresentante del comitato di redazione.

    Clip - 16-12-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 16/12/2025

    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

    A come America - 16-12-2025

  • PlayStop

    A come Atlante di martedì 16/12/2025

    Trasmissione trisettimanale, il lunedì dedicata all’America Latina con Chawki Senouci, il mercoledì all’Asia con Diana Santini, il giovedì all’Africa con Sara Milanese.

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 16-12-2025

Adesso in diretta