L'Ambrosiano

Mattarella, il coro greco, i gusci della politica, lo zaino sulle spalle

Le parole valgono e pesano per l’affidabilità di chi le pronuncia. A dare spessore non son sufficienti luogo in cui vengono dette, occasione, qualifica di chi parla. Mattarella rende pregni, importanti, inequivocabili, credibili sotantivi, aggettivi, verbi. Se altri o altre al suo posto e lì avessero parlato di morti sul lavoro, disuguaglianze, violenza alle donne, Giustizia, cultura, cittadini indifesi, passione politica, solidarietà, libertà, ruolo del Parlamento forse molti tra il pubblico che ascoltava in tv il discorso del Presidente della Repubblica dopo il giuramento avrebbero cambiato canale.

Invece lo share ha retto e Mattarella è stato interrotto 55 volte dagli applausi dei mille grandi elettori, quelli cioè che la settimana prima avevan votato con spettacolo inverecondo tra scouting dissennato, deficit di coraggio e sogni; gli stessi politici che dan tutti giorni prove di non essere credibili, affidabili, coerenti in tweet e discorsi o in atti da essi iscritti nel segno di una delle parole usate dal Presidente: queste impiegate da loro suonano vuote, dal Capo dello Stato son vere linee di cambiamento. Potrebbe essere terapeutica la discrasia andata in scena a Camere riunite tra Mattarella e i suoi elettori, col pubblico a casa a far da Coro greco, comunità spesso inconsapevole, distratta, neghittosa che di fronte al conflitto in scena a Montecitorio si risveglia, prende coscienza della situazione insostenibile, dalla vivida rappresentazione trae impegno per cambiare; la catarsi: calato il sipario trasformare modi di pensare, vedere, agire, gesti individuali e collettivi.

A distanza sembrano affrettati i commenti che hanno associato Mattarella bis e sconfitta della politica. Può esser vero il contrario. Primo per la caratura del personaggio (ha anteposto il bene del Paese al proprio accettando). Secondo perché, col discorso, Mattarella ha mostrato che le parole son gusci se qualcuno le svuota, ma pietre su cui la democrazia si fonda («La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo»!). Condizione: far tesoro d’una delle espressioni del Presidente, Responsabilità, e di un’immagine in cui essa è declinata: «Prendere sulle proprie spalle il futuro del Paese». Con lui possiam caricarci lo zaino in spalla. Facendo ciascuno suo l’invito di Matterella ai giovani diveniamo noi credibili a noi stessi!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    L’Europa e il bellicismo crescente delle sue classi dirigenti. L’ultimo caso, quello dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e la postura aggressiva che dovrebbe tenere la Nato. Cosa possono fare il pensiero e la cultura della pace per contrastare l’escalation bellicista e la normalizzazione della violenza? Le risposte possono non essere quelle consuete, soprattutto perché in Occidente stiamo assistendo ad un cambio delle coordinate geopolitiche costruite negli ultimi ottant’anni. Un esempio. Il settimanale «The Economist» ha scritto nella sua rubrica di geopolitica «The Telegram» apparsa oggi sulle pagine online: «In Europa le preoccupazioni per l’inaffidabilità dell’America sotto Donald Trump stanno lasciando il posto a un timore più grande: che, pur presentandosi come il campione della civiltà occidentale, egli consideri ormai le democrazie occidentali reali come avversarie. “Nella Washington di oggi” - scrive il nostro editorialista di The Telegram - l’Europa “è spesso descritta con maggiore disprezzo rispetto alla Cina o alla Russia”. Pubblica oggi ha ospitato Donatella Della Porta, scienziata della politica, e Agostino Giovagnoli, storico.

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