La nave di Penelope

Leviamo l’ancora

Siamo salpati. La nostra nave parlerà di scuola. Perché la scuola è come Ulisse: non si arrende davanti a niente. E arriverà a Itaca, con o senza banchi a rotelle, con o senza fondi adeguati da questo Stato che, quando si parla di istruzione e ricerca, non si impegna mai a trovare. Si sa, di cultura non si vive e di sicuro non si guadagna nell’immediato. Decenni di tagli, di altre priorità e, nell’anno della pandemia, questo è emerso in maniera eclatante. Ma la scuola si è arresa? No. Perché la scuola è così, è piena di donne e uomini che passano l’estate metro alla mano ad allontanare i banchi per creare la giusta distanza tra le “rime buccali”. Di persone che, anche se dal ministero non arrivano i soldi neanche per la carta igienica, costruiscono robot e organizzano laboratori di realtà aumentata, finanziando i progetti con i fondi ottenuti da bandi europei. È il luogo dove gli studenti, esasperati, con i pennelli in mano, imbiancano le aule, perché “se non lo fa Città Metropolitana, lo facciamo noi”. Le scuole si auto-organizzano. Insieme alle famiglie, ai loro contributi volontari e all’infinita disponibilità di tempo e manovalanza di tanti genitori. Ho raccontato tante di queste storie, sorprendendomi ogni volta.

Ma non crediate che il fatto che la scuola sia l’ultima tra le priorità dello Stato – anche se con il Recovery plan ora le cose potrebbero finalmente cambiare – non abbia delle conseguenze. Qualche esempio? La mancanza di strumenti didattici, l’impossibilità di svolgere la manutenzione ordinaria e straordinaria di edifici vecchi e ascensori sempre guasti, le cattedre vacanti per mesi – nonostante un’infinita platea di precari -, le classi pollaio.

Ma anche davanti a questo non c’è rassegnazione e la nave continua a viaggiare verso Itaca. E se la scuola è Ulisse, perché questa nave è di Penelope? Perché quasi l’80 per cento delle persone che vivono e fanno la scuola sono donne. Perché siamo nel ventunesimo secolo e le donne non stanno a casa ad aspettare i loro uomini: se fosse vissuta ora, anche Penelope si sarebbe messa in viaggio. Perché Penelope mi è sempre piaciuta, ha tenuto in scacco un esercito di pretendenti che si erano auto-invitati a casa sua e si è sempre rifiutata di arrendersi, attuando una resistenza silenziosa lunga anni: è un simbolo di forza e dignità, di coraggio e astuzia. E senza Penelope a proteggerla, in fondo, Ulisse non avrebbe ritrovato la sua Itaca. Infine, perché anche io sono una donna. E quindi, perché dovrebbe essere di Ulisse la nave?

  • Claudia Zanella

    Sono nata a Milano nel 1987. Ma è più il tempo che ho passato in viaggio, che all’ombra della Madonnina. Sono laureata in Filosofia e ho sempre una citazione di Nietzsche nel taschino. Mi piacciono tante cose ma, se devo scegliere tra le mie passioni quali sono quelle che più parlano di me, direi: la Spagna, il rock e il giornalismo. Dopo averci vissuto, Madrid è la mia città d’elezione; il rock scandisce il mio ritmo di vita e venero le mie chitarre come oggetti magici; infine, fare la giornalista soddisfa il mio impulso alla Jessica Fletcher di voler sempre vedere chiaro e poi raccontare. Ho lavorato per cinque anni per La Repubblica, come cronista e responsabile del settore “Educazione e scuola” a Milano. Cofondatrice del progetto di storytelling su Milano ai tempi del coronavirus: “Orange is the new Milano”. Sono approdata a Radio Popolare nel 2019, occupandomi di un po’ di tutto, ma mantenendo sempre un occhio vigile sul mondo della scuola.

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