L'Ambrosiano

Il sangue e la parola: altro che agenda Draghi, promesse, sinistri ritorni!

Roma: benedetta, maledetta città! In 48 ore ha dato il peggio e il meglio di sé e di noi (noi eleggiamo il Parlamento, ci indigniamo, cerchiamo di rimediare, rischiamo di fallire). Il 20 in Senato il cupio dissolvi d’una politica senza bussola, senso della realtà e della storia ha affossato Draghi. Il 22 in piazza Quirinale s’è materializzato l’altro volto: è andata in scena la novità splendida di Nicola Piovani: Il sangue e la parola, cantata con testo tratto dalle Eumenidi di Eschilo e riferimenti ai lavori preparatori di Padri e Madri Costituenti.

Piovani (Oscar per la musica de La vita è bella di Benigni) con profezia laica ha stabilito un ponte di idee, valori, umanità, civiltà fra la tragedia greca che ripudia vendette e celebra nascita di diritto, giustizia, dialogo e i tempi grami nel Paese, nei rapporti internazionali (aggressione di Putin all’Ucraina, ricatti su grano e gas), diritti traditi, inflazione. A Piovani l’idea era venuta più di 10 anni fa (le crisi han radici che ci ostiniamo a non vedere). S’era commosso a leggere Eschilo «in un momento in cui i valori fondanti della nostra Costituzione antifascista venivano messi in discussione da alcune correnti di pensiero reazionarie». Creatività e senso civico l’han convinto bisognasse “fare” (poesis vuol dire modellare, trasformare la realtà), rappresentare passaggi epocali così che il coro (il popolo, cittadini attivi, non i follower cari ai politici) prenda coscienza e cambi. I propositi: «Non più la violenza per dirimere questioni, ma il dialogo. Non più la spada per vincere, ma il pensiero per convincere. Non più il campo di battaglia, ma il tribunale dell’Areopago. Non più il sangue ma la parola».

Rimettiamo la parola al centro; gli inizi di campagna elettorale inquietano: promesse senza coperture; pregiudizi (verso i migranti), formule (agenda Draghi); ideologie bollate dalla storia. Con Piovani reagiamo al «cinismo anche nostro, non solo degli altri, che ci impedisce di guardare la vita con gli occhi di Eschilo, dei poeti». La cantata chiude così: «Osanna a te, Zeus, / guidaci sulla strada / di giustizia e libertà…/ la luce della mente / vince sull’oscurità della vendetta. / E la strada della pace / sarà illuminata». La parola è vita, è spirito costituente!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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