Della manovra Giorgetti dice: «Tutela i contribuenti con redditi medi» e «dà risposte a esigenze profonde del Paese». Invece secondo Istat, Bankitalia, Ufficio Parlamentare di Bilancio, Corte dei conti il Governo perpetra disagi, ingiustizie, discriminazioni. Primo: abbassa l’aliquota dal 35 al 33 per cento, ma così un’iniziativa che avrebbe dovuto restituire potere d’acquisto al ceto medio in realtà avvantaggia i ricchi: a un manager andranno 408 euro, contro i 23 a un operaio. Secondo: mette briciole sul Servizio Sanitario ma non garantisce il diritto alla salute; anzi, si peggiora la situazione di chi ha meno: 5,8 milioni di persone nell’ultimo periodo han rinunciato a curarsi a causa di liste d’attesa, difficoltà economiche, insufficienze delle strutture sanitarie; vittima il 9,9 per cento della popolazione contro il 7,6 del 2024 quando a non curarsi erano stati 4,5 milioni, in maggioranza anziani e donne. Terzo: si prosegue coi condoni (più di 20 nella concorrenza tra Meloni e Salvini), con costi per le casse pubbliche (che perderanno 1,5 miliardi e non incasseranno quanto il Governo dice) e il continuo cattivo esempio di incoraggiare elusioni ed evasioni. La Corte dei conti segnala: l’Erario «può diventare finanziatore dei contribuenti morosi». Meloni ha dunque attuato il programma almeno per quanto riguarda la mancata lotta agli evasori: lei equiparò le tasse a un «pizzo di Stato». Venditti 40 anni fa cantava: «Ci vorrebbe un amico / Per poterti dimenticare / Ci vorrebbe un amico per dimenticare il male / Ci vorrebbe un amico / Qui per sempre al mio fianco / Ci vorrebbe un amico nel dolore e nel rimpianto». L’amico, per la gente, dovrebbe essere la sinistra. Ma questa ci ha abituato a solidarizzare con Vladimiro e Estragone che in Aspettando Godot di Beckett si lamentano di freddo, fame, esistenza grama; litigano, pensano di separarsi, togliersi si mezzo, ma son sempre lì. Ogni riferimento a Schlein e Conte, Pd, 5 Stelle, Verdi Sinistra, Renzi, Calenda non è casuale. A New York vince Mamdani e qui in scena l’eterno “teatro dell’assurdo”: come si potrebbe o si dovrebbe, invece del: cosa decidiamo di fare noi qui, oggi, insieme per la gente che senza riforme non vive più. Godot può attendere lui!


