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Angoulême 2025: testimoniare attraverso l’arte

Angoulême 2025

La 52esima edizione del festival internazionale di fumetto di Angoulême, in Francia, si è conclusa pochi giorni fa. La Fauve d’or, quella che premia il migliore fumetto, è andata all’ex disegnatore di Charlie Hebdo Luz. Che ha ritracciato la storia di un quadro sequestrato dai nazisti a un collezionista ebreo, raccontando quegli anni e quelli successivi, l’arrivo di Hitler al potere, la siderazione di fronte alle atrocità e l’indifferenza di chi è venuto dopo, dal punto di vista dell’opera d’arte. Che diventa così testimone di un’epoca buia a cui da anni pensiamo ripetendo: “mai più”.
Dell’importanza di testimoniare e di tenere gli occhi bene aperti sull’indicibile e l’orrore parla anche un altro libro che non era in concorso ma che è stato presentato dal suo editore francese proprio al festival di Angoulême. Gaza, del fumettista e musicista libanese Mazen Kerbaj, non è un romanzo grafico propriamente detto. È in parte un diario, in parte una fonte di immagini, slogan e vignette che potremmo voler attaccare sui muri fisici o digitali per gridare la rabbia, la disperazione e l’amore per il popolo palestinese. È anche il modo con cui l’autore ha cercato di mantenere la sanità mentale, la sua e quella di chi gli stava vicino, continuando contemporaneamente a guardare verso Gaza. Senza chiudere gli occhi davanti alla sofferenza e all’orrore, che non esita a riproporre con una sensibilità e una forza che non scadono mai nel macabro. Non ne hanno bisogno.
Come diceva a Marcello Lorrai in un’intervista alcuni mesi fa: “Vedere quello che succede espresso in maniera diversa dalle foto o dai filmati, in qualche modo resta inciso in maniera più profonda. L’immagine di un bambino morto ci sciocca e ci fa allontanare lo sguardo, nel disegno invece c’è una distanza con l’orrore che invita ad uno sguardo più attento, a vedere la realtà della cosa: più che l’immagine è l’idea a fissarsi nella tua testa.”
Le tavole sono tutte in bianco e nero, datate e disegnate tra il 12 ottobre 2023 e il 25 febbraio del 2024. Tutte tranne una, che riprende un disegno fatto da sua madre nel 1983 per esprimere il dolore straziante della guerra civile in Libano, proprio sotto i suoi occhi. Con lei, nel 2006, Kerbaj aveva disegnato un diario a fumetti della guerra tra Israele e Libano, poi pubblicato in un blog. Delle esperienze che lo hanno segnato ma anche un fil rouge che continua a motivarlo nella scelta di usare il fumetto per raccontare e raccontarsi. Una cosa che fa unendo minimalismo grafico e umorismo nero feroce, con cui affronta il senso di colpa dell’essere al sicuro mentre i palestinesi muoiono sotto le bombe ma anche l’ipocrisia di un mondo occidentale che preferisce tacere o vivere di simboli, invece di agire.
Dedicato “al futuro che ci guarda con incredulità”, questo libro testimonia anche della repressione delle manifestazioni di sostegno alla causa palestinese, in particolare in Germania, dove l’autore vive da diversi anni, e riflette sul delicato uso delle parole in quelle che si vantano di essere le società della libertà d’espressione.
Una testimonianza e uno sguardo, su Gaza e su di noi.
Per non dimenticare e non chiudere gli occhi.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    1) A Gaza le disgrazie non arrivano mai sole. Nella striscia arriva la tempesta Byron: centinaia di migliaia di persone a rischio mentre pioggia e vento distruggono tende e rifugi. (Sami Abu Omar) 2) Siria, l’incognita della convivenza. Il futuro del paese dipenderà anche da come le diverse comunità etniche religiose riusciranno a vivere insieme. Reportage dalla zona Alawita della Siria. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti, dopo 28 anni la candidata democratica diventa sindaca di Miami. Per Donald Trump, che ripete che il paese non è mai stato così bene, è un altro campanello d’allarme. (Roberto Festa) 4) Regno Unito, il labourista Starmer ha appena iniziato la sua battaglia contro l’immigrazione. Il primo ministro britannico ora vuole modificare la convenzione europea sui diritti umani. (Elena Siniscalco) 5) Operazione Overlord. I militanti di estrema destra inglesi che vogliono fermare le barche dei migranti che partono dalla Francia verso il Regno Unito. (Veronica Gennari) 6) Un mondo sempre più ricco e sempre più diseguale. Secondo il World Inequality report lo 0,001 controllano una ricchezza tre volte superiore a quella di metà dell'umanità. (Alice Franchi)

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    Tommy WA: la nuova promessa del folk africano si racconta a Radio Pop

    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Poveri ma belli di mercoledì 10/12/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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