
Cinque arresti domiciliari e uno in carcere. Non sono più solo i pm a parlare di “sistema Milano”. Il gip Mattia Fiorentini ha accolto l’impostazione dell’accusa e ha scelto la linea più dura nei confronti dei sei indagati verso cui i pm avevano chiesto le misure cautelari nella maxi inchiesta sull’urbanistica milanese. In carcere è finito Andrea Bezziccheri, imprenditore della società immobiliare Bluestone, finiscono, invece, ai domiciliari l’ex assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi, il Ceo di Coima Manfredi Catella, l’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, l’architetto Alessandro Scandurra e l’ex manager della società J+S Federico Pella. Dall’esecuzione di questo provvedimento si deduce anche che sembra destinata a cadere una delle due accuse nei confronti del sindaco Sala, quella di induzione indebita nella vicenda della ricostruzione del cosiddetto Pirellino. Il quadro politico, però, per il sindaco e la sua maggioranza è destinato a complicarsi perché il giudice parla di un “consolidato sistema di corruttela e commistione tra interessi pubblici e privati” per la “spartizione del territorio edificabile”. Per il gip l’ex assessore all’urbanistica Tancredi era parte di questo sistema: che fine faranno i progetti ideati da Tancredi e ai quali stava lavorando? Il sindaco Sala dice che continuerà a lavorare per Milano “con passione e dedizione”. Il sindaco vuole vendere lo stadio di San Siro, scrivere il Pgt, sbloccare il progetto di trasformazione di piazzale Loreto, proseguire con il Piano Casa e attuare i progetti urbanistici già avviati. La sua maggioranza, però, è spaccata. Il Pd ha chiesto di ridiscutere molti di questi progetti, rimandando questa discussione a settembre. I Verdi hanno già detto che su alcuni progetti, come la vendita del Meazza, voteranno contro. Il mese d’agosto servirà a definire una linea politica che al momento è confusa, a partire dal nuovo assessore all’urbanistica di cui non c’è traccia. Senza un nuovo assessore le deleghe resteranno alla vicesindaca Anna Scavuzzo che dovrà fare sintesi tra le richieste del sindaco e quelle del suo partito, il Pd. Ma se ne riparlerà dopo le ferie d’agosto.
L’ordinanza d’arresto.
La decisione del gip segna un punto importante per queste inchieste sull’urbanistica milanese. Anzitutto perché ancora una volta un giudice ha dato ragione all’impostazione dell’accusa. Fino ad oggi tutti i giudici che hanno dovuto vagliare le indagini hanno dato ragione ai pm. In quattro casi un gup – giudice per l’udienza preliminare – ha già chiesto il processo. Il gip Fiorentini considera poi il presunto sistema ancora in grado di condizionare l’urbanistica milanese, quella reiterazione dei reati che gli indagati, secondo il giudice, potrebbero commettere ancora. Una decisione particolarmente pesate per Tancredi che si era dimesso dalla guida dell’assessorato e si era sospeso dalla carica di dirigente del comune di Milano. Anche gli altri indagati avevano lasciato le loro cariche, compreso Manfredi Catella che si era sospeso dalle cariche esecutive di Coima per quanto riguarda i progetti con le pubbliche amministrazioni. “Quanto alle esigenze cautelari connesse al pericolo di reiterazione di reati il giudice ne ha ritenuto la sussistenza ed ha valutato che le stesse possano essere soddisfatte con le diverse misure cautelari applicate” scrive il Tribunale di Milano.
Decade solo l’induzione indebita per la vicenda del cosiddetto Pirellino, contestata dalla Procura a Tancredi, Marinoni e Catella, ma anche al sindaco Beppe Sala e all’architetto Stefano Boeri. Per il giudice questa accusa è insussistente e quindi il reato sembra essere caduto per tutti: al di là se ci siano state o meno pressioni in merito al Pirellino, non sono state ravvisate utilità o la promessa di utilità per Marinoni in cambio del suo parere favorevole a capo della commissione. A carico di Sala resterebbe in piedi solo l’ipotesi di falso per il conflitto d’interessi non attestato all’ex presidente della Commissione paesaggio Marinoni.
Per il gip sull’urbanistica milanese c’era un “consolidato sistema di corruttela e commistione tra interessi pubblici e privati” per la “spartizione del territorio edificabile”. E “corrompendo il presidente” della Commissione paesaggio Marinoni, il vicepresidente Oggioni e “singoli componenti” tra cui Scandurra, “a loro volta influenzabili dai primi e soggetti alle pressioni di Tancredi”, “importanti costruttori privati potevano ottenere informazioni, anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche di interesse” scrive il gip Mattia Fiorentini nell’ordinanza dei sei arresti.
Per il gip anche l’ex assessore Tancredi era parte di questa sistema.
Nel “sistema (…) avviato, consolidato e recepito” per gestire la partita della rigenerazione urbana di Milano, “i privati” si sarebbero permessi “di esercitare pressioni sulle più alte cariche istituzionali (ivi compreso il sindaco Sala) per ottenere l’approvazione di progetti milionari, prospettando, altrimenti, una sospensione degli investimenti e iniziative giudiziarie”. Lo scrive il gip Mattia Fiorentini nell’ordinanza. Per il giudice il sistema sarebbe stato “addirittura ‘istituzionalizzato’, con il conferimento, nel gennaio del 2023, del patrocinio comunale allo studio condotto da Giuseppe Marinoni sui nodi e sulle porte metropolitane”.
Le indagini dei pm milanesi “hanno progressivamente restituito un sistema tentacolare e sedimentato, – annota il gip – nel quale una parte della classe politica, dei dirigenti comunali, dell’imprenditoria e delle libere professioni – in una commistione inestricabile di conflitto di interessi, mercimonio della funzione pubblica, paraventi istituzionali e propaganda (in termini di rigenerazioni urbane e progetti faraonici) – prospera piegando a proprio uso le regole esistenti, interpretandole capziosamente, ove possibile, o aggirandole in maniera occulta”. Al punto che è venuto a galla pure il tentativo di “far approvare dal Parlamento uno scudo di impunità”, il cosiddetto ‘Salva Milano’. Inoltre, nel suo provvedimento, il giudice parla “di un fronte comune” che “travalica i ruoli” di ciascuno. Con da un lato i “professionisti e imprenditori che dettano le regole (addirittura contribuendo a legiferare) pur di mantenere i privilegi acquisiti”. Dall’altro lato, invece, i “pubblici ufficiali che perseguono i propri interessi privati subappaltano agli speculatori la pianificazione del territorio, si comportano da commerciali d’azienda e svendono le rispettive prerogative ai migliori offerenti”. A riprova di ciò c’è l’atteggiamento tenuto dagli arrestati nel corso degli interrogatori preventivi: “Nessuno ha ammesso le proprie responsabilità, né tantomeno l’esistenza di un sistema. (…) La scelta di tale strategia difensiva – che, sia ben chiaro, è legittima e insindacabile – è tuttavia sintomatica del fatto che nessuno degli indagati abbia voluto prendere le distanze dal meccanismo che li trova, sostanzialmente, accomunati da interessi convergenti, sia sul piano economico, sia su quello politico” scrive il gip.