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Franco Battiato era un “prisma ricchissimo di spunti”, il ricordo di Enzo Gentile

Franco Battiato

È morto Franco Battiato, il grande cantautore ci ha lasciati dopo una lunga malattia. Ai microfoni di Radio Popolare, Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni hanno parlato con Enzo Gentile, scrittore, giornalista, critico musicale ma anche grande amico di Franco Battiato che lo ha ricordato così:

Franco era veramente un prisma, io lo conoscevo da quasi 50 anni, da quando ha iniziato la sua carriera. L’ho seguito personalmente, ancor prima che come critico l’ ho conosciuto grazie ad amicizie e frequentazioni comuni.

Ognuno di noi ha conosciuto un Franco Battiato diverso, pur avendo benissimo chiaro quale fosse l’aura artistica che lo circondava. Io a casa, ho 2 quadri di Franco che mi aspettano e che guardo tutti i giorni. Nella sua nella pittura c’è tantissimo di lui. Ovviamente in radio non si possono trasmettere i suoi ritratti, i suoi colori, i suoi ambienti però è così.

Franco si può raccontare in tante e da tante direzioni diverse. Chiaramente nella musica è stato gigantesco, un monumento. Metteva insieme l’aspetto colto di opere molto impegnative con versi come “a Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata” che detto da lui non era assolutamente offensivo. Aveva questa leggerezza, questa “musica leggerissima” che lo circondava sempre.

Franco ha lasciato un’ impronta nella musica, nella pittura, nella scrittura, e nel cinema.
Ha fatto veramente di tutto, dai festival di “Re nudo” alle opere negli istituti più classici, passando da quel concerto a Bagdad, che venne mandato in onda da quella che all’epoca era video music. Battiato era il primo ad andare in un paese vessato dalla guerra e dal dolore, però lui andò a portare la sua musica con una grandissima naturalezza.

Quello che faceva era sempre estremamente puntuale, estremamente presente rispetto alle persone e lo faceva con una grandissima disinvoltura. Quando c’era un suo concerto, per esempio, parlava con tutti, fino ad un minuto prima di andare in scena.
Era molto dentro le cose che faceva, perché teneva intorno a sé le persone, gli amici e i musicisti. Quella specie di condizione per cui l’artista si isola e tiene lontano tutti non gli apparteneva assolutamente.

C’è un forte legame tra Franco Battiato e Milano, soprattutto in quei primi anni 70, così sperimentali e effervescenti da un punto di vista culturale e controculturale, perché Battiato, in quegli anni, ha fatto parte del mondo alternativo che frequentava Milano.

Franco è stata una presenza luminosissima a Milano, era una figura molto generosa e ha sostenuto anche in maniera molto concreta iniziative culturali e editoriali.
Tra questi sicuramente il festival di “Re nudo” ma costituì anche una sua casa editrice che dette molto spazio ad autori, testi e dischi “esoterici” che nessuno avrebbe pubblicato.
Aveva una casa, vicino a Corso Italia, che ha frequentato fino a qualche anno fa e che è stata per tanti anni un punto di ritrovo per musicisti e artisti. Era una casa aperta in cui si parlava e si suonava.

Franco era un prisma ricchissimo di spunti. Ciascuno ha la propria canzone, “La cura” si può leggere, si può sentire in ogni contesto. L’ombra della luce, è una delle sue condizioni lessicali più caratteristiche, Battiato giocava molto sui contrasti e sull’umorismo.
È stato capace di fare anche politica, che era la cosa che meno gli apparteneva, ad un certo punto fu anche vicino al partito radicale.
Entrò perfino nella nazionale cantanti di calcio, che era la cosa più distante da lui al mondo, però essendo curioso e disponibile non riusciva a dire di no.
La sua disponibilità si vedeva anche nelle collaborazioni in campo musicale.
Le più note sono ovviamente sono quelle con Alice e Morgan, ma ce ne sono moltissime, disseminate in tanti dischi, perché quando gli si chiedeva di collaborare la sua risposta era sempre si.

Esattamente come la sua musica aveva uno sguardo amplissimo e in quelle parole, in quei suoni c’era un’anima che sicuramente resterà a lungo, la sua produzione è ancora estremamente attuale e moderna.
Ha sempre guardato alla musica come una grande passione e come una fonte di espirazione da elargire, sempre con semplicità. Non era di quelli che la metteva giù dura, anche a livello umano.

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