
Bruzzano questa sera è silenziosa, ma le sue vie sono piene di persone. Sono tutte qui per ricordare Luciana Ronchi, la donna di 62 anni uccisa ieri mattina dal suo ex marito, sotto casa. Alle 19, da via Grassini, nella periferia nord di Milano — proprio dove quel femminicidio è avvenuto — è partita la camminata contro la violenza maschile sulle donne, promossa dal Municipio 9 e da Abitare Società Cooperativa. In testa al corteo uno striscione con la scritta: «Con Luciana nel cuore». Tra i presenti anche il sindaco Giuseppe Sala, che ha detto: “Dobbiamo trovare una formula diversa per denunciare. Ma chi raccoglie la denuncia deve avere la preparazione e la capacità di comprenderla.” Sala ha aggiunto che “non siamo ancora culturalmente abituati all’idea che una donna dica che il marito è violento”, parole che hanno suscitato contestazioni da parte di diverse donne presenti al corteo. Molte hanno espresso rabbia e frustrazione per una sicurezza che sentono mancare, per braccialetti elettronici che non funzionano, e per autorità e magistrati che non credono mai abbastanza alle denunce di chi chiede aiuto. “La paura deve cambiare lato!” ha gridato qualcuno dalla folla. Dopo aver attraversato le vie del quartiere, il corteo ha raggiunto piazza Bruzzano, dove è stato allestito un momento di memoria collettiva. È intervenuta anche Anita Pirovano, presidente del Municipio 9, che ha ricordato l’impegno quotidiano delle realtà territoriali contro la violenza di genere, lasciando poi spazio a un microfono aperto, per lasciare che chiunque dica la propria. Un quartiere ferito, che si stringe attorno alla famiglia di Luciana, che lascia un figlio avuto con il suo assassino. Un quartiere sceso in piazza per chiedere di fermare la violenza prima che sia troppo tardi.