Capelli neri, due segni di rossetto fucsia sul viso: la ragazza in testa al corteo porta un cartello su cui sono scritte frasi di un ragazzo violento, che non accetta un No!. Era il suo ragazzo e, con commozione, lei, accompagnata dalla madre, ricorda quei momenti e il coraggio di cui ha avuto bisogno per denunciare e cercare tutta la solidarietà possibile fino ad essere oggi qui a Roma.
Serve anche a questo il lungo corteo colorato di fucsia che si è snodato lungo il centro di una Roma colpita da un improvviso freddo invernale. È il decimo anno per Non una di meno in corteo nazionale contro la violenza di genere, a tre giorni dalla Giornata nazionale prevista il 25 novembre, e la battaglia contro la violenza sulle donne è sempre purtroppo attuale.
I numeri sono impietosi: oltre sei milioni di donne sono state abusate o violentate, una su tre. Sullo striscione di apertura si legge “Sabotiamo guerra e patriarcato”, anche le guerre con le spese per il riarmo alimentano la violenza e lo spostamento di risorse dalla lotta contro i femminicidi, tutti quei centri e le strutture che avrebbero bisogno di maggiori investimenti e attenzione, e dall’educazione all’affettività nelle scuole.
Non a caso, tra i più criticati nel corteo i due ministri Nordio e Roccella, con le loro visioni oscurantiste, medievali per il ministro della Giustizia e ideologicamente contrarie all’educazione all’affettività nelle aule scolastiche. Tanti cartelli con la scritta “Quanto è No è No”, è vero che sta per essere approvata definitivamente una legge che va in questa direzione, ma quanta strada c’è ancora da fare, dicono le donne, tra i canti e la musica in corteo.


