A Napoli mezzo Governo la scorsa settimana saltava allegramente sul palco, sulle note di “chi non salta comunista è” e intanto i senatori a Roma inserivano tra le centinaia di emendamenti anche quello sulla sanatoria in Campania. In Veneto domani arrivano a Padova gli stessi esponenti di Governo – Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini – magari salteranno anche domani e a Venezia intanto il ministro Calderoli firmerà una pre intesa per l’Autonomia differenziata nelle regioni del Nord, lo farà con i governatori di Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria per quelle materie non sottoposte ai Lep, ma tra cui c’è anche il coordinamento di finanza pubblica in ambito sanitario. Due regali elettorali, un voto di scambio come denunciano le opposizioni, difficile non arrivare a questa conclusione vista la coincidenza dei due eventi, che poi si realizzeranno oppure no, sembra non avere importanza visto che si tratta di aspettare solo sette giorni, lunedì prossimo, e vedere il risultato in ordine di voti ottenuti. La sanatoria – nel nome di Berlusconi, un condono del 2003 non applicato dall’allora governatore Bassolino – potrebbe non arrivare nemmeno in aula al Senato e finire il suo cammino già in Commissione quando si voteranno gli emendamenti, le pre intese, come si è visto in altre occasioni, lasciano il tempo che trovano. Ma sono temi che per l’elettorato di destra richiamano consenso, anche se Giorgia Meloni nei suoi comizi ha urlato spesso “mai più condoni”. In materia di autonomia differenziata, l’unico fatto concreto al momento è una riforma bocciata dalla Corte Costituzionale, criticata dalle regioni del Sud, anche oggi dall’appena rieletto Occhiuto che segnala il pericolo di due sanità a velocità diverse. Ma finora il presidente calabrese ha molto abbaiato ottenendo ben poco in termini di difesa della sanità nelle regioni meridionali. Giorgia Meloni e alleati vogliono giocarsi tutto in questa ultima tornata elettorale, in particolare Matteo Salvini che ha spiegato bene quale sia il suo interesse: “Sarei felice che Stefani diventasse governatore nel Veneto con il voto di milioni di veneti”, poi del futuro di Luca Zaia si vedrà. Il rischio infatti è che l’attuale governatore Zaia, capolista in tutte le province, faccia il record di voti, superando anche quelli di Meloni alle europee, per spenderli poi a livello politico dalla prossima settimana.


