
Quando il premier spagnolo Pedro Sanchez, la settimana scorsa, ha annunciato una serie di misure sanzionatorie nei confronti di Israele, dall’embargo alle armi, al divieto di transito per le persone direttamente coinvolte nel genocidio in corso a Gaza, ha detto che sa che questo non basterà, ma che spera che serva a fare pressione sul governo Netanyahu e, allo stesso tempo, alla società spagnola, a sapere che davanti ad uno degli eventi più terribili del 21esimo secolo, il suo paese è stato dalla parte giusta della storia. La Spagna è uno dei pochi paesi occidentali che sulla Palestina è stato coerente fin dall’inizio. Ha riconosciuto lo stato palestinese già lo scorso anno, aprendo una strada che poi nei mesi è stata percorsa da altri e che vedrà un primo approdo lunedì, quando una decina di paese occidentali, dalla Francia al Regno Unito, fino al Canada e all’Australia, riconosceranno la Palestina. Davanti a un genocidio, tutto sembra essere troppo poco e troppo tardi, ma riconoscere lo stato palestinese è un’azione sacrosanta, ed è bene che questo avvenga all’80esima assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ un’azione però che resterà solamente simbolica – e vagamente ipocrita – se non verrà accompagnata da gesti concreti come quelli annunciati da Pedro Sanchez per cercare di porre fine al genocidio.
L’Assemblea generale dell’Onu ha già adottato la Dichiarazione di New York, volta a ridare slancio alla soluzione dei due Stati, soluzione dietro la quale tanti governi del mondo si nascondono, restando però immobili mentre il governo Israliano distrugge Gaza, affama la popolazione fino alla morte e intanto, blocca spezza e mordicchia la cisgiordania una colonia alla volta.
La soluzione dei due stati sarebbe una cosa meravigliosa, ma non si può chiedere la pace mentre si continua ad armare chi fa la guerra e non si può riconoscere uno stato mentre non si sanziona chi giorno dopo giorno mira a distruggere ogni sua possibilità di esistenza.
I palestinesi sono grati a chi li sostiene, ma lo dicono chiaramente: uno Stato non servirà a nulla se saremo tutti morti.