
Per il Tribunale del Riesame, nel caso dell’arresto dell’architetto Alessandro Scandurra, “non è stato dimostrato il patto corruttivo e non si comprende sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione fossero affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non della sua attività di libero professionista”. Le motivazioni con cui i giudici del Riesame hanno revocato gli arresti all’ex componente della Commissione paesaggio rappresentano un duro colpo alle tesi dei pm e alla sentenza del gip. Il Riesame smonta le valutazioni del gip, accusandolo di aver utilizzato una “semplificazione argomentativa svilente” e parlando di “un quadro fattuale confuso” nelle indagini dei pm.
In sostanza, non ci sarebbe prova che gli incarichi ricevuti da Scandurra, tra cui quelli legati alla Coima di Manfredi Catella, fossero collegati al suo ruolo nella Commissione paesaggio o ai pareri favorevoli ai progetti immobiliari sotto indagine. “Non si evince da alcuna delle evidenze investigative che Scandurra fosse consapevole di un dovere di astensione più ampio di quanto previsto dal Regolamento Edilizio”, scrivono i giudici. “Neppure può inferirsi una violazione consapevole dell’obbligo di astensione da parte di Scandurra, sulla base del contenuto piuttosto scarno delle conversazioni intrattenute con altri membri della Commissione o con gli imprenditori”. Proseguono i giudici: “Nessuno dei messaggi rinvenuti e trascritti mostra alcun riferimento a questa circostanza, né alcuna sollecitazione da parte dei privati affinché Scandurra si adoperasse a loro favore”. Congetture scambiate per prove, secondo il Riesame. “Le remunerazioni ricevute da Scandurra sono considerate indebite senza che ne siano chiarite le ragioni, se non attraverso il ricorso a mere congetture”. Il gip, sottolinea il Tribunale, “omette di considerare che Scandurra è un professionista di alto livello, destinatario di riconoscimenti internazionali. Ha svolto i suoi incarichi per i quali ha ricevuto il giusto compenso. Non vi è traccia di sovrafatturazioni o fatture false”. Lo stesso ragionamento vale anche per la scarcerazione di un altro imputato, Andrea Bezziccheri. Secondo il Riesame, il gip Mattia Fiorentini aveva elaborato un “ragionamento congetturale (incarico professionale/remunerazione/corruzione)” e, di conseguenza, aveva ritenuto “automaticamente configurata l’esistenza del patto corruttivo” tra l’imprenditore Bezziccheri di Bluestone e l’ex componente della Commissione paesaggio Scandurra. Per il momento sono state depositate solo queste due motivazioni. Restano da pubblicare quelle relative a Manfredi Catella di Coima, all’ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, all’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e al manager Federico Pella. Le motivazioni che hanno portato alla scarcerazione degli imputati saranno probabilmente simili per tutti: la strada per dimostrare la corruzione appare, al momento, in salita.