
Il Leoncavallo resterà senza sede a tempo indefinito e se non cambieranno le condizioni del bando non parteciperà alla gara per l’area comunale di via San Dionigi. La Soprintendenza intanto ha avviato la tutela sull’archivio cinquantennale del Leoncavallo, custodito in via Watteau. La partita, anche sulla sede storica, non è ancora chiusa.
Intanto il Leo resterà nomade a tempo indeterminato. L’assemblea del Leoncavallo ha deciso, per il momento, di non partecipare al bando comunale sull’area di via San Dionigi se le condizioni non cambieranno. C’è tempo tre mesi per presentare la domanda, fino al 5 dicembre 2025. Per l’assemblea del Leoncavallo la proposta del Comune non è all’altezza della storia del Leoncavallo ed è lontana da quanto chiesto dai 50 mila che hanno manifestato sabato scorso. L’area di via San Dionigi si trova nella parte opposta della città rispetto ai quartieri storici dove ha operato il Leo (Casoretto/Greco), su terreni avvelenati dall’amianto, è senza fognature e necessita di una radicale e completa messa a norma. Una stima preliminare parla di 400 mila solo per la bonifica dell’amianto, oltre 2 milioni per la messa a norma. Il Leoncavallo cercherà di portare avanti le sue iniziative storiche dell’autunno – come La Terra Trema e la Festa della Semina e del Raccolto -in altri spazi da definire. Così come è da definire il calendario di iniziative di solidarietà per la raccolta fondi. Ma c’è un sogno che non è tramontato: rientrare nel capannone di via Watteau. In modo legale, s’intende. Una novità importante arriva dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia che ha avviato il procedimento per dichiarare di “interesse storico particolarmente importante” l’Archivio Fausto e Iaio, il patrimonio cinquantennale di documenti custodito in via Watteau. La comunicazione scritta è arrivata all’associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo. “Si evidenzia il concreto rischio che il compendio Archivio Fausto e Iaio possa essere disperso o smembrato in seguito a eventuali trasferimenti del centro sociale Leoncavallo, compromettendone le caratteristiche di unicità e coerenza documentaria. Si ritiene necessario avviare un provvedimento di tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, al fine di garantire la conservazione e la valorizzazione nel tempo del materiale documentale quale testimonianza di interesse storico e culturale particolarmente importante”. Secondo il provvedimento il materiale che compone l’archivio non può essere spostato o modificato senza autorizzazione e dovrà essere sottoposto a vigilanza statale. La procedura dovrà essere completata entro 120 giorni, ma una forma di tutela è già attiva in via cautelare. L’archivio del Leo rappresenta un’eredità unica, di interesse pubblico e culturale, che si aggiunge a quella dei graffiti e dei murales del Dauntaun del Leoncavallo su cui la Soprintendenza dei beni culturali ha già avviato una forma di tutela. Per quanto riguarda il destino di via Watteau, non è chiaro se e cosa il gruppo Cabassi potrebbe costruire sull’area. I tempi della Scia veloce per i grattacieli sono finiti e il Pgt 3 in via di revisione. Il gruppo ha intanto già incassato i 3 milioni di multa dal Viminale per i mancati sgomberi. Alla festa del PD milanese qualche giorno fa il sindaco Sala ha detto di voler trovare “una soluzione alternativa” per il Leoncavallo, senza citare l’area di via San Dionigi. C’è una ipotesi, ancora del tutto esplorativa, che una cordata di finanziatori sostenitori possa comprare l’area di via Watteau per poi avviare una restituzione al Leoncavallo in forme e modalità da concordare. Tutto molto complicato, ma il Leoncavallo non smette mai di sorprendere. La partita, anche su via Watteau, non è finita.