
La Corte di Giustizia europea ha dato torto al governo Meloni sui centri di detenzione per i migranti in Albania. La sentenza di oggi arriva dopo un lungo percorso, cominciato con l’opposizione dei giudici italiani alla deportazione dei migranti sulla base della definizione di “paesi sicuri”. Il governo ne aveva fatto motivo di duro attacco alla magistratura. Oggi la corte del Lussemburgo – organo più alto del diritto dell’Unione europea – conferma lo stop dei magistrati italiani.
Per la Corte “la designazione di Paesi terzi come Paesi sicuri deve essere valutata da un giudice” e ancora: un “Paese è sicuro se protetta tutta la popolazione”.
L’analisi di Gianfranco Schiavone del direttivo nazionale dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione:
La premier Meloni non ci sta: “I giudici in Europa come in Italia – scrive in una nota – si prendono spazi che non li competono, conta la decisione politica”
Le reazioni politiche al verdetto:
La sentenza della Corte di giustizia europea è un duro colpo per il governo di Giorgia Meloni perché blocca di fatto, più di quanto nella realtà sia già evidente, il principio dei trattenimenti nei centri in Albania di persone che, in base a questa sentenza, non possono essere fermate e deportate. Ogni lista di Paese sicuro fatta dai singoli governi deve essere sottoposta ad un controllo da parte dei giudici in maniera effettiva. Questo dice la sentenza e spostata sul piano italiano amplifica ancora di più quello scontro che il Governo ha deciso di intraprendere nei confronti dei magistrati, limitandone i poteri, ad esempio con la riforma della separazione delle carriere, che il ministro Nordio spesso cita come una sorta di grimaldello per fermare le azioni dei magistrati. In questo caso, si ritorna all’inizio, quando era già evidente che ci fosse l’obbligo per i giudici di controllare i trattenimenti e negarli se quel Paese da cui arrivano non è sicuro. Trasuda rabbia la nota di Palazzo Chigi diffusa dopo la sentenza, “sorprende la decisione – si legge – ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, adesso – sostiene ancora il Governo – per l’individuazione dei Paesi sicuri si fa prevalere la decisione dei giudici nazionali. Si nota lo smacco che ha subito il Governo Meloni su un tema che portava, invece, come motivo di orgoglio in Commissione europea, perché ripreso come esempio dagli altri Paesi, uno smacco, inoltre, perché viene colpita quell’idea di Giorgia Meloni di poter controllare tutto da Palazzo Chigi, con decreti legge, ad esempio, sempre più numerosi, con riforme passate senza neanche poterle discutere come quella sulla giustizia, con un testo sul fine vita, inoltre, dove il comitato etico è deciso a livello governativo. Una narrazione che sul fronte europeo oggi subisce un freno per quanto riguardo l’immigrazione.