
Un progetto vecchio di 25 anni, criticato, contestato da molte associazioni ed enti. Ora Salvini, per accelerare la corsa e porre almeno la prima pietra dell’opera prima che si concluda questa legislatura, vuole far diventare il ponte sullo Stretto un’opera urgente e, come il ponte di Genova, l’Expo e le Olimpiadi Milano-Cortina, chiede di bypassare la legislazione vigente in tema di antimafia e creare al Viminale una struttura ad hoc.
Insiste e, ancora una volta, oggi ribadisce che quella norma bocciata dal Capo dello Stato, perché secondo Mattarella le strutture esistenti sono rigorose e non sono necessarie deroghe, lui le imporrà alla maggioranza in Parlamento in sede di conversione del decreto in legge: quindi, una sfida al Quirinale. Aumentare, come già fatto per Genova, Expo e Olimpiadi, controlli e certificazioni antimafia. Questa è la versione di Salvini che, in questo modo, fa passare il Capo dello Stato come colui che non vuole eccessivi controlli sulla trasparenza.
Insinuazioni che Mattarella ha respinto immediatamente già ieri, alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci, e oggi, con il comunicato del Quirinale a ricordo di quella strage, il Presidente della Repubblica ha lanciato l’allarme sulle infiltrazioni mafiose e le chiama zone grigie.
Sui lavori del ponte sullo Stretto, da tempo vengono denunciati rischi di infiltrazioni mafiose. Lo ha fatto, ad esempio, Bonelli di AVS: “Dietro la realizzazione dell’opera c’è un grande sistema di potere”, dice Bonelli, incentrato sulla gestione di quasi 15 miliardi di soldi pubblici per un’infrastruttura che ha cancellato ogni parere tecnico e ignorato il diritto europeo.
E ora Salvini sembra voler ignorare anche i rilievi del Capo dello Stato, pur di realizzare la sua promessa elettorale, l’ultima dopo lo stallo dell’autonomia e la bocciatura del terzo mandato nelle regioni del Nord.