Approfondimenti

I fumetti dedicati alla Resistenza

Antonio Serra Resistenza

La lista di fumetti dedicati alla Resistenza stilata dal nostro Antonio Serra. Buon 25 aprile!

 

LA ROSA SEPOLTA
Di Francesco Memo e Barbara Borlini
HAZARD, 18.00 Euro, 480 pagine.

Un Paese immaginario è appena uscito da una guerra lunga e sanguinosa, nel corso della quale eserciti e milizie irregolari hanno addestrato bande di bambini soldato – vittime di un sistema di violenza e ferocia che ha fatto di loro dei “piccoli diavoli” – a compiere truci e crudeli azioni in seno alla popolazione civile per diffondervi il terrore. Uno di loro, Sergio, ormai senza casa e senza famiglia, vaga per il Paese in una sorta di solitaria fuga dall’atrocità, e sembra trovare pace in un piccolo centro di montagna, dove la giovane proprietaria di una fornace, Angela, che è mossa da una caparbio desiderio di riscatto e giustizia dagli orrori della guerra, gli offre un lavoro. Tra i due si stabilisce a poco a poco un rapporto di reciproca attrazione e ammirazione, ma nelle ambiguità della ricostruzione post-bellica – fra traffici d’armi, ex miliziani a piede libero e vecchi e nuovi profittatori – il passato torna a bussare con forza alla porta, e Sergio dovrà intraprendere un percorso doloroso e fare i conti con le responsabilità del passato. “La rosa sepolta” – il titolo è ispirato a una poesia di Franco Fortini del 1946 – è un esordio narrativo basato su di un lungo lavoro di documentazione che riesce a mettere in luce una realtà drammatica e oscura. Il volume è corredato dal dossier “Ancora troppi bambini soldato nel mondo”, a cura dell’ONG COOPI- Cooperazione Internazionale.

 

LA VITA CHE DESIDERI
Di Francesco Memo e Barbara Borlini
TUNUÉ, 29.00 Euro, 328 pagine.

La forza eversiva del desiderio può cambiare la tua vita, quando il mondo cade a pezzi. La tempesta della Prima guerra mondiale, l’anatomia del fascismo, la natura lacerante della guerra civile in un racconto che ci fa rivivere la storia che abbiamo alle spalle, e ci riporta nel cuore di tenebra del Novecento. Perché i fantasmi del passato ci guardano con quel loro “modesto, tremendo sguardo” che chiede pietà non per il proprio destino, ma per il nostro. Postfazione di Massimo Zamboni.

 

UNA STELLA TRANQUILLA – Ritratto sentimentale di Primo Levi
Di Pietro Scarnera
COCONINO, 22.00 Euro, 256 pagine.

La mattina del 19 ottobre 1945 Primo Levi tornava a Torino, dopo un anno di prigionia nel lager di Auschwitz e un viaggio di molti mesi nell’Europa dell’Est, con addosso un bisogno quasi fisico di raccontare ed essere creduto. Ripartendo dalle sue parole, senza mai sconfinare nella vita privata, Pietro Scarnera ne delinea un ritratto sentimentale che illumina gli aspetti meno raccontati della sua personalità: il percorso come scrittore, la passione per la scienza, il lavoro di chimico. Una rilettura che restituisce alle nuove generazioni la complessità di una delle figure fondamentali del Novecento. Un racconto per immagini delicato e profondo, vincitore del prestigioso Prix Révélation al Festival di Angoulême nel 2016.

 

LA ROSA ARMATA
Di Costanza Durante e Elisa Menini
MINIMUM FAX, 18.00 Euro, 216 pagine.

Langhe, 1944. Rosa è poco più che una bambina quando una forza sconosciuta che imparerà a chiamare guerra la allontana in due modi drammaticamente diversi dal padre e dal fratello. Da lì avrà inizio il suo viaggio, con i piedi nella neve e in testa un unico obiettivo: salvarsi e salvare l’amica Gisella e la creatura che porta in grembo. Proprio quando tutto sembra precipitare le due scoprono di non essere sole: a strapparle da una fine certa sono altre donne come loro, che vivono nei boschi, imbracciano i fucili e combattono i fascisti e tutti coloro che tentano di domarle. Grazie a questa nuova famiglia, Rosa troverà il coraggio di cambiare forma, di adattarsi e affrontare la battaglia politica e personale, che per lei sarà una vera e propria lotta armata. Costanza Durante ed Elisa Menini raccontano la Resistenza dal punto di vista delle donne che l’hanno combattuta, con un’intimità e una voglia di riscatto che ricordano più la Shoshanna di Tarantino e il Milton di Fenoglio che la paziente ragazza del partigiano Bube. Una storia di ieri che ha molto a che fare con l’oggi e che è un piccolo manifesto della lotta per la libertà.

 

I SETTE FRATELLI CERVI – Una famiglia antifascista
Di Federico Attardo
BECCO GIALLO, 19.00 Euro, 128 pagine.

I sette fratelli Cervi, cresciuti in provincia di Reggio Emilia con gli insegnamenti e l’esempio dei genitori Alcide e Genoeffa, si fecero notare nella comunità locale per il loro spirito progressista nei riguardi del lavoro agricolo. Di profonda ispirazione democratica, la famiglia intera si oppose da subito al Regime fascista, ospitando disertori e fuggiaschi e creando – durante la Resistenza – una banda partigiana diventata presto temutissima dalle camicie nere, che decisero di porre fine alle sue attività incendiando Casa Cervi nonostante la presenza di donne e bambini, per poi fucilare i sette giovani nel dicembre del 1943. La memoria dei fratelli emiliani viene oggi custodita e coltivata dall’Istituto Alcide Cervi, e riverbera vivida nelle tavole evocative di questo fumetto e nella voce narrante affidata al territorio emiliano ferito, ricordando con affetto le figure dei giovani Cervi, simbolo vivo di una cultura contadina generosa e antifascista che ha contribuito a costruire la nostra democrazia.

 

ORRIDO FAMIGLIARE (primi due volumi di una trilogia)
Di Giorgio Franzaroli
POP EDIZIONI, 10.00 Euro.

A Montese, piccolo comune arroccato sull’Appennino modenese, al centro di quella che fu la Linea Gotica, c’è la casa dei nonni, la casa dei boschi e delle lucciole. In un mattino del 1977, il piccolo Giorgio Franzaroli e il padre vanno a raccogliere legna e si imbattono in una grotta servita da rifugio durante i bombardamenti degli Alleati, scavata proprio dal nonno Riccardo.
Da qui prende forma il racconto mozzafiato di quegli anni implacabili: i bombardamenti, l’occupazione tedesca, e ancora prima l’esperienza istriana, quando Riccardo lavorava ad Arsia come minatore, pagando con le mansioni più pericolose e umili il rifiuto di prendere la tessera del partito fascista.
Evocate da disegni straordinari affiorano le discriminazioni e le persecuzioni sempre più feroci verso i croati e l’amarezza di essere improvvisamente considerati delatori dagli amici – per il semplice fatto di essere italiani, dunque “occupanti”.
Il bianco e nero di Giorgio Franzaroli restituisce con un segno incalzante e visionario il freddo, la fame, la paura dei bombardamenti, l’odore della morte, la speranza di una vita libera, in una incalzante cronologia che mischia i fatti privati con quelli della grande Storia.
Il progetto di narrazione di Orrido famigliare prosegue, con un secondo volume, punto mediano di una avvincente trilogia.
Se nel primo volume la voce della nonna Lucia ci ha accompagnato negli anni della Seconda guerra mondiale, della Resistenza partigiana e della diaspora istriana, dal 1935 fino al 1950, nel secondo volume si fa un passo indietro e si ritorna agli anni dal 1922 al 1947.
Questa volta è il nonno Riccardo a guidarci, a prestarci i suoi occhi, attraverso cui osserviamo l’ascesa spaventosa e inarrestabile del fascismo, la fuga obbligata dall’Italia in quanto giovane comunista, l’esilio tra Belgio, Germania e Francia, poi la terribile esperienza della Legione straniera in Marocco, infine il rientro in Italia e la vita sotto la guerra e la Repubblica di Salò.
Il lettore affezionato ritroverà alcuni personaggi del primo volume, ma questo libro si configura come una lettura a sé, concentrandosi sulla parabola di un personaggio unico nel suo genere, un eroe ordinario che riesce a stagliarsi in modo netto e intenso sullo sfondo del primo Novecento italiano che entra prepotente nelle vicende umane, determinandone i destini.

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    Tommy WA: la nuova promessa del folk africano si racconta a Radio Pop

    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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