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La minaccia dei dazi contro cui non servirà il riarmo

Howard Lutnick sui dazi

Il segretario al Commercio Howard Lutnick oggi ha confermato che i dazi a Canada e Messico potrebbero essere rinviati. “Restiamo comunque in guerra commerciale” ha risposto il premier canadese Trudeau. Ma solo ieri Lutnick, parlando con i media italiani, aveva confermato i dazi dal 2 aprile all’Europa, a meno di non accettare le inaccettabili condizioni poste dagli USA.
Da una parte dunque il disimpegno militare, dall’altra la guerra, pesante, sui Dazi. Uno strumento che gli Usa utilizzano palesemente per destabilizzare ulteriormente l’Europa. Se il vicepresidente Vance era venuto a Monaco per dire minaccioso che la sicurezza era affar nostro, Lutnick ha tenuto un discorso analogo in chiave economica. O togliete regole e tasse alle nostre imprese, soprattutto quelle tecnologiche, o ad aprile partono i dazi. Le industrie? Vengano da noi. Parole che delineano la strategia Usa, interna e verso l’Europa, su tre punti. Trump vuole che i paesi europei riducano ciò che regge politiche pubbliche e sociali, cioè le entrate fiscali. Con due conseguenze. Una finanziaria: costringere l’Europa a privatizzare ancora di più. I fondi Usa, gli stessi che si sono presi il canale di Panama senza sparare un colpo, da tempo rastrellano quote delle imprese di servizi nei paesi europei. L’altra, politica: Trump, ed anche Putin, sanno che lo scontento aiuterà i propri alleati politici in Europa. Il piano Von Der Leyen, che taglia welfare per accrescere le spese militari, su questo non aiuta, rischia semmai di assecondare. E qui entra in gioco l’aumento delle spese militari, che vuol dire per l’Europa comprare più armi dall’industria Usa che può così compensare il disimpegno di Trump, volto al taglio anche di questo capitolo di spesa per poter abbassare le tasse alle imprese che tornano e accrescono la produzione negli Usa creando lavoro. Perché la tesi dei dazi regga, a Trump ne servono più possibile. Alcuni colossi, come Apple o i semiconduttori taiwanesi Tsmc, lo hanno fatto. Ora tocca all’auto. Trump martedì ha parlato con i vertici di Ford, General Motors e Stellantis accettando di sospendere i dazi a Canada e Messico. Ma non all’Europa. Così, i colossi auto Europei, anche a fronte della scelta dell’UE di spostarsi sul militare, si preparano a incrementare la presenza negli USA. Lo sta facendo Stellantis, così come Bmw e Wolkswagen. Una logica estorsiva contro cui l’Europa, da anni senza politica industriale, non sembra avere strumenti e visione.

  • Autore articolo
    Massimo Alberti
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    Sabato 20 e domenica 21 settembre al Paolo Pini di Milano si terrà la prima edizione del Godai Fest, il festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti performative e visive nato da un’idea del musicista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti per abbattere i recinti di genere e di partecipazione, connettere le arti, sperimentare nuovi linguaggi, ampliare le visioni. L’arte, in tutte le sue declinazioni, sarà protagonista di un viaggio attraverso i 4 elementi della cultura umana (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) ai quali si aggiunge, secondo la filosofia orientale, il principio del Vuoto. Ad ogni elemento corrisponde un curatore: Rodrigo D'Erasmo in questa intervista di Elisa Graci e Dario Grande a Volume ci ha presentato il concetto e il programma di questo festival.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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    Oggi a Volume abbiamo iniziato parlando del Festival Suoni Delle Dolomiti giunto alla sua 30a edizione, ma anche del Godai Fest, evento che si terrà nel weekend al Parco Ex Paolo Pini di Milano e che ci racconta Rodrigo D'Erasmo in qualità di direttore artistico. A seguire segnaliamo il concerto-evento pro Palestina organizzato da Brian Eno che si terrà questa sera a Londra, e concludiamo con il quiz dedicato al cinema, oggi incentrato sul film Il Diavolo Veste Prada del 2006.

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    Gaza. L’Europa non può più fare finta di niente

    La Commissione europea oggi proporrà la sua condanna di Israele e delle sanzioni al Consiglio di Europa che ha un mese per pronunciarsi. Si vede che non c’è urgenza per una politica comune su Gaza. L’esperto Paolo Bergamaschi, già consigliere politico della Commissione esteri del Parlamento europeo, ricorda le 30 sanzioni votate dall’Europa e commenta: “Le sanzioni europee sarebbero un gesto simbolico di valenza politica notevole ma non avrebbero degli effetti concreti”. Italia e Germania finora si sono opposte. L’intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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