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Il piano di Macron per un “nuovo Rinascimento” del Louvre

Macron Louvre ANSA

Il Louvre è uno dei musei più famosi e più frequentati al mondo. L’anno scorso ha accolto quasi 9 milioni di visitatori. Troppi per le capacità e lo stato attuale della struttura, nonostante le ultime direzioni abbiano limitato gli accessi a 30.000 al giorno ed esteso l’orario di apertura. Sono praticamente il doppio di quelli che sperava di attirare negli anni ’80 il presidente Mitterrand con il Grande Louvre e la costruzione della piramide di vetro. Insomma, anche prima che venisse resa pubblica la lettera della direttrice del museo al ministero della cultura, da cui dipende, si parlava già della necessità di un restyling. Nella nota di pochi giorni fa, la direttrice parla di un edificio obsoleto, di spazi talmente degradati da mettere in pericolo le opere d’arte, perché c’è il serio rischio di infiltrazioni e non si riesce a mantenere la corretta temperatura nelle sale espositive. Ma parla anche dell’assenza di servizi, di spazi di ristoro e di relax o della saturazione del percorso di visita, soprattutto a causa della Gioconda, croce e delizia del Louvre.

Ieri il presidente Macron ha voluto rassicurarla annunciando il suo piano per un “nuovo Rinascimento del Louvre”. Entro il 2031, cioè nei prossimi sei anni, il museo avrà una nuova entrata che aprirà la colonnata sul lato est del museo verso la Senna e il cuore della capitale. Integrando un progetto di rinnovazione urbana che toccherà tutta la zona, compreso la piazza della Concorde, il giardino delle Tuileries, i nuovi spazi della Fondation Cartier e il percorso fino alle Halles e la Fondazione Pinault. Il progetto per il Louvre, che dovrà essere scelto con un concorso internazionale di architettura entro l’inizio del 2026, permetterà di creare delle nuove sale sotterranee, di cui una interamente dedicata alla Gioconda. Che avrà così un ingresso, un allestimento, e un biglietto, dedicati.

L’obiettivo è di accogliere a termine almeno 12 milioni di visitatori all’anno, ripensando completamente il flusso e gli spazi della visita. Macron ha anche affrontato la questione più delicata, ovvero il costo di questo progetto faraonico. I vari governi della sua presidenza non sono mai stati generosi con il budget culturale, che continua a ridursi. E in questo periodo di vacche magre in cui il voto della legge finanziaria è un tema più che delicato, nessuno può permettersi di impegnare lo stato su un cantiere valutato tra i 700 e gli 800 milioni di euro in dieci anni. Il presidente ha quindi assicurato che il costo dei lavori sarà coperto con i proventi dei biglietti del museo, quelli ottenuti dalla licenza concessa agli Emirati Arabi per l’apertura del Louvre di Abu Dhabi, e i soldi donati dai mecenati. Anche per questo, Macron vuole che dal 2026 il biglietto del museo diventi più caro per gli stranieri extraeuropei. Un’idea che rischia di fare polemica.

In Francia non si sprecano i parallelismi tra il destino di Macron, che proprio davanti al Louvre aveva annunciato la vittoria alle elezioni del 2017 e che oggi è isolato, mal amato e in cerca di una nuova ribalta, e quello del museo di cui prospetta il nuovo Rinascimento. Accorrendo al capezzale del Louvre, cercherebbe insomma di darsi una nuova statura. Quella di protettore della storia dell’arte e della cultura europea e francese a fronte della barbarie e della confusione del mondo. E certo non guasta che un progetto simile, se concluso entro sei anni come promesso, duplicando il successo della ricostruzione di Notre Dame gli permetterebbe di poter lasciare una traccia indelebile nella storia della cultura francese.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Da Cortina a Milano in 12 giorni errando per antiche vie

    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenza ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

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