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Mattarella difende lo Stato dalle ingerenze di Musk, mentre il governo tace

Sergiio Mattarella difende l'Italia dalle ingerenze di Musk

È stato il Capo dello Stato e non Giorgia Meloni a ribadire la sovranità dello Stato italiano: “L’Italia è un grande paese democratico e sa badare a sé stessa”. Sergio Mattarella lo ha fatto attraverso una nota per coprire il grande silenzio del governo, che neppure una frase arrivata da fonti ufficiali nel primo pomeriggio dopo le parole del Quirinale, è riuscita a spezzare. Meloni fa sapere di “ascoltare con grande rispetto il Capo dello Stato”, né più ne meno, non aggiunge che anche lei ritiene ingiustificabile che uno dei padroni del web più ricchi al mondo, pronto a ricevere incarichi importanti da Trump, possa esercitare una tale ingerenza, un intervento che oggi Elon Musk ripete, “in Italia esiste un’autocrazia di non eletti?”, si chiede riferendosi ai magistrati. Eppure solo due anni fa quando Meloni arrivò al governo e Mattarella nello stesso modo si lamentò delle frasi di una ministra francese che assicurò che avrebbe vigilato sul governo italiano in formazione, la neo presidente del Consiglio allora apprezzò e ringraziò Mattarella. Il sovranismo quindi a fasi alterne. Ora le cose sono cambiate perché ad entrare a gamba tesa in uno degli aspetti più delicati dei rapporti tra poteri dello Stato è il suo amico Musk, il trumpiano per eccellenza, i cui rapporti da tempo Meloni sta coltivando, inseguita da Salvini che vorrebbe prendere il suo posto nei rapporti con il padrone di Tesla. Quella frase che arriva da Palazzo Chigi è il solito stratagemma di Meloni per stare a metà, essere presidente del Consiglio e quindi tra i garanti della sovranità dello Stato e del rispetto della Costituzione e nello stesso tempo dare ragione a Musk sui magistrati. E in effetti ciò che è uscito dalla porta sulla questione migranti è rientrato dalla finestra visto che nel decreto flussi è stata inserita una norma che toglie poteri ai giudici su questo tema spostandoli alla Corte di Appello. Per Mattarella è il secondo intervento forte che assume su azioni del governo Meloni che ledono i principi della Costituzione. Con una nota asciutta intervenne quando i poliziotti picchiarono gli studenti a Pisa, oggi ricordando la sovranità dello Stato.

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    Anna Bredice
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    Con il passare dei giorni e delle settimane aumenta la confusione. Sono confuso perché non riesco a dare la dimensione giusta ad una serie di fatti che si addensano nel nostro quotidiano: le guerre, sia in medioriente che nell’europa orientale, che altrove sul pianeta; le stragi continue (penso a Gaza); il clima surriscaldato che presenta il conto. E il conto è sempre più salato a causa del riarmo. Un conto che – per essere pagato - rischia di negare ad un’intera generazione il welfare e l’idea stessa del diritto ad una cura universale e pubblica. Più armi, meno ospedali, dunque. A questo elenco vi aggiungerei anche le narrazioni che continuano ad essere propalate dal mondo digitale: l’intelligenza artificiale – dicono – presto prenderà il sopravvento sull’intelligenza biologica (recentissimi i racconti del premio Nobel per la fisica, già alto dirigente di Google, Jeffrey Hinton). La confusione è generata dal fatto che le priorità si moltiplicano. Ma se le priorità si moltiplicano, rischiano di non essere più delle priorietà. Come la mettiamo? Condividete o respingete? A Pubblica rispondono Roberto Escobar, filosofo, docente di filosofia politica e analisi del linguaggio, autore di «Metamorfosi della paura» (Mulino); e Chiara Volpato, sociologa, ha insegnato psicologia sociale all’università di Milano Bicocca, autrice di «Psico-sociologia del maschilismo» (Laterza). A Escobar e Volpato Pubblica ha chiesto di ragionare su un’altra circostanza, e cioè la percezione che si viva sempre più in un clima denso di violenza, a tutti i livelli. Dalla violenza dei potenti (le guerre, le operazioni speciali) alla violenza di genere, maschile contro le donne. C’è uno slittamento verso l’autoritarismo, il gangsterismo, hanno scritto due americanisti come Mario del Pero e Federico Romero (ieri sulla prima pagina del quotidiano Domani). E il sociologo Nando dalla Chiesa, intervenendo ad un seminario dell’Osservatorio sull’autoritarismo all’università Statale ha ricordato il legame tra la violenza contro le donne, i femminicidi, e le forme di autoritarismo.

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