Approfondimenti

I tempi della guerra si allungano, la crisi di governo scongiurata prima del voto in Senato e le altre notizie della giornata

Mariupol

Il racconto della giornata di mercoledì 30 marzo 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A 35 giorni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina i tempi della guerra sembrano ancora lunghi dopo che Mosca ha frenato l’ottimismo emerso ieri dopo la prima giornata di negoziati in Turchia. Domani il Senato voterà sul Decreto Ucraina e oggi, in punta di regolamento, si è trovata la via di uscita per il Movimento 5 Stelle che non era intenzionato a votare per l’aumento delle spese militari. In Italia, intanto, un segnale di chiusura verso chi fugge dall’Ucraina arriva dal comune lombardo di Vigevano, che ha deciso di non garantire la mensa scolastica gratis ai bambini scappati dalla guerra. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione ha diffuso oggi il rapporto su “Lo stato della popolazione nel mondo 2022” mettendo l’accento sulla crisi trascurata delle gravidanze indesiderate e sulle violenze sessuali durante le emergenze umanitarie come quella in corso in Ucraina.. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

I tempi della guerra saranno ancora lunghi

È stata un’altra giornata di bombardamenti e scontri in Ucraina. Gli attacchi russi si sono intensificati nel Donbass, ma non hanno risparmiato neanche Kiev e Cherniv nonostante Mosca solo due giorni fa a Instabul aveva annunciato l’intenzione di ridurre le attività militari attorno alla capitale ucraina. Per quanto riguarda le trattative il Cremlino oggi ha frenato l’ottimismo affermando che i negoziati fin ora “non hanno prodotto nulla di molto promettente”. Dunque tutti i segnali arrivati nelle ultime ore ci dicono che la strada per un cessate il fuoco è ancora lunga e che il quadro è complesso.

(di Emanuele Valenti)

Su entrambi i livelli è difficile fare sintesi. Ci sono cose in contraddizione tra loro. Ma se vogliamo dare un senso a quello che sta succedendo possiamo dire: i tempi della guerra saranno ancora lunghi e l’annuncio russo di ieri – disimpegno dal nord dell’Ucraina – non è un tregua.
Cominciamo quindi da qui. Anche se alcune truppe russe si sono ritirate in Russia o in Bielorussia, combattimenti e bombardamenti sono continuati a ovest di Kiev e intorno a Chernihiv, sempre isolata. Qui le autorità locali hanno detto che è cambiato poco o nulla.

 E nel frattempo si sta intensificando la guerra nel sud-est, nel Donbass. Nel tardo pomeriggio il Ministero della Difesa di Mosca ha confermato in effetti questo spostamento di focus.

Le autorità locali di Donetsk e Luhansk – lato ucraino, non delle repubbliche separatiste – hanno denunciato attacchi lungo tutta la linea del fronte nata nel 2014. Linea del fronte che, soprattutto a Luhansk, si sta spostando verso ovest, gli ucraini perdono terreno. 
Nostre fonti in quella zona hanno confermato e si aspettano un’ulteriore escalation. Attacchi russi oltretutto anche tra Kharkiv e il Donbass. 
E infine nessuna tregua nemmeno a Mariupol, dove sarebbe stata colpita anche una postazione della Croce Rossa. Il Cremlino ha fatto sapere che Putin, ieri sera, ha ribadito a Macron – che sta cercando una soluzione per i civili – che l’attacco finirà solo quando gli ucraini si arrenderanno.

La questione sulla quale il negoziato ha fatto più passi in avanti è la neutralità, niente NATO. Ma anche qui la trattativa non sarà breve. Soprattutto su un punto: chi garantirà la sicurezza di Kiev? Gli ucraini hanno proposto Turchia e paesi occidentali, ovviamente non graditi a Mosca. 
Ma il vero nodo è la questione territoriale. 
Gli ucraini insistono sull’integrità territoriale, anche se hanno proposto una revisione ogni 15 anni dello status della Crimea, quindi una potenziale concessione.
Il Cremlino questo pomeriggio ha detto che la Crimea è fuori dal negoziato e quindi rimane il Donbass, dove come dicevamo si stanno concentrando gli sforzi militari di Mosca. Il Donbass è l’ostacolo alla fine del conflitto.

 Il capo negoziatore russo, Medinsky, ha ricordato che la posizione di Mosca non cambia. La Russia aveva riconosciuto le due repubbliche separatiste prima dell’invasione e ora sta allargando il loro territorio.
 Oltretutto negli ultimi giorni entrambe hanno fatto sapere che potrebbero chiedere l’annessione alla Federazione Russa.

In questo quadro il Cremlino ha incassato la conferma della vicinanza della Cina. Dopo l’incontro tra i due ministri degli esteri a Pechino, i cinesi hanno detto di essere pronti a consolidare ulteriormente la relazione con Mosca.
 

La via di uscita per i senatori di M5S sulla fiducia al decreto Ucraina

(di Anna Bredice)

In punta di regolamento del Senato si è trovata in dirittura d’arrivo una via di uscita per il Movimento 5 Stelle, che consentirà ai senatori domani intorno alle 11 di votare la fiducia che il governo metterà al decreto sull’Ucraina. Il famoso ordine del giorno che porta all’aumento del 2% delle spese militari non ci sarà, il decreto arriva in aula senza relatore, vuol dire che emendamenti e ordini del giorno decadono. Una via di uscita onorevole per Conte, soprattutto perché il Ministro della Difesa Guerini oggi senza grande clamore, ma sapendo che era la risposta attesa da ore, ha portato al 2028 il raggiungimento delle spese militari a quell’obiettivo fissato dalla Nato anni fa. Dovrebbero quindi essere più o meno tutti soddisfatti: Draghi che ha tenuto il punto con Conte andando a cercare un sostegno al Colle e i senatori Cinque Stelle che si tolgono dall’imbarazzo di non dover votare una fiducia, strettamente necessaria in questo momento di guerra in Ucraina, con Draghi che sta provando ad aprire un canale di dialogo sia con Putin che con Zelensky. È il PD quello più irritato dal protagonismo di Conte su questo tema che considerano strumentale alla battaglia interna per rafforzare la sua leadership, senza sapere però che contraccolpi potrà avere nel governo, sulle prossime sfide e obiettivi. In ogni caso, se il governo confermerà il rinvio al 2028 dell’aumento complessivo delle spese militari, i Cinque Stelle potranno dire di aver vinto, evitando di spendere tante risorse economiche già in questo Def. Con la fiducia del governo domani Draghi dal canto suo mostra di voler andare avanti, senza cedere troppo ai partiti della maggioranza.

Durante le emergenze umanitarie il 20% delle donne subisce violenza sessuale

Il governo di Kiev ha detto che a Mariupol una donna è stata violentata per giorni fino a morire per le ferite, mentre il figlio ha assistito alle violenze. Una notizia che è impossibile verificare, ma la direttrice del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione ha espresso grande preoccupazione per i possibili stupri di guerra che potrebbero verificarsi nei confronti delle donne ucraine. 
Durante le emergenze umanitarie il 20% delle donne subisce violenza sessuale – si legge nel rapporto presentato oggi. 
L’agenzia teme anche un grande incremento delle gravidanze non pianificate, frutto sia della mancanza di servizi per la salute sessuale e riproduttiva, sia per le violenze contro le donne, dentro e fuori l’Ucraina.
 Ne abbiamo parlato con Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos, l’associazione che cura il rapporto ONU nella versione italiana
:


 

Da Vigevano i primi segnali di chiusura verso chi fugge dall’Ucraina

In Italia un segnale di chiusura verso chi fugge dall’Ucraina arriva dalla Lombardia, in particolare dal Comune pavese di Vigevano, che ha deciso di non garantire la mensa scolastica gratis ai bambini scappati dalla guerra. “Valuteremo caso per caso, magari le persone che arrivano riescono a trovare lavoro e a produrre un Isee”, ha detto il sindaco leghista Andrea Ceffa al quotidiano “La provincia pavese”. Ieri c’è stato un incontro tra il Comune e il Coordinamento volontariato Vigevano, che ha accettato di farsi carico della spesa. In città il tema delle mense è problematico da almeno un decennio, da quando fu decisa l’esclusione dei bimbi i cui genitori avevano superato una certa soglia di pagamenti arretrati. Da allora di questo tema si occupa un’associazione, “L’articolo 3 vale anche per me”. Abbiamo chiesto alla presidente Amalia Trifogli cosa dicono le mamme degli 8 bambini arrivati dall’Ucraina di fronte all’atteggiamento del Comune:


 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

77.600 i nuovi casi accertati oggi. 177 le vittime nelle ultime 24 ore. Il tasso di positività è stabile, attorno al 15%. Domani è l’ultimo giorno dello stato di emergenza. Era stato dichiarato il 31 gennaio 2020. Il generale Figliuolo lascia, al suo posto arriva un altro generale, Tommaso Petroni, che gestirà con il governo la campagna di vaccinazione. Dal 1° cadono gran parte delle restrizioni e dal 1° maggio il Green Pass non servirà più. Più di due anni dopo, si scioglie il CTS. “Ci siamo trovati in piena emergenza, sono stati momenti drammatici”, racconta a Radio Popolare Luca Richeldi, pneumologo che ha fatto parte del primo comitato:

https://twitter.com/MinisteroSalute/status/1509212790195728400

https://twitter.com/RegLombardia/status/1509214584770547719

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    1) “La gente non lascia Gaza City perché non sa dove andare o perché non può permetterselo”. Migliaia di persone restano nella città della striscia, mentre l’esercito continua a bombardarla. (Jacob Granger - MSF) 2) “Israele sta commettendo un genocidio, ma gli altri paesi hanno l’obbligo giuridico di fare tutto ciò che possono per impedirglielo”. In esteri la seconda puntata dell’intervista a Chris Sidoti, giudice della commissione Onu. (Valeria Schroter, Chris Sidoti - Commissione Onu d'inchiesta per i territori palestinesi) 3) La Francia ancora in piazza. Un milione di persone mobilitate dai sindacati per protestare contro la legge di bilancio di Bayrou. (Veronica Gennari) 4) La tragedia umanitaria della guerra in Sudan, e i sudanesi che resistono. Premiata in Norvegia una rete di associazioni comunitarie che lavorano per favorire l’ingresso di aiuti. (Irene Panozzo, analista politica) 5) Donald Trump alla corte britannica. La luna di miele tra Keir Starmer e il presidente Usa è soprattutto una questione di business. (Marco Colombo, giornalista) 6) World Music. Together for Palestine, il concerto organizzato da Brian Eno a Londra contro il genocidio. (Marcello Lorrai)

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