Approfondimenti

I colloqui per un cessate il fuoco temporaneo, la testimonianza di uno studente da Kharkiv e le altre notizie della giornata

soldati ucraini

Il racconto della giornata di giovedì 3 marzo 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Ci sarà un cessate il fuoco temporaneo per consentire l’evacuazione dei civili in Ucraina. L’intesa è stata raggiunta nel corso del round negoziale di oggi tra le delegazioni russa e ucraina che si è svolto in Bielorussia. Mancano ancora tempi, confini e dettagli di questo accordo. Oggi Putin ha telefonato al presidente francese Macron e questi ha poi telefonato all’omologo ucraino Zelenski. L’intervista a Glib Mazepa, uno studente di Kharkiv. Le forze armate russe stanno cingendo le città Ucraine in un assedio di stampo medievale. Il consolato generale dell’Ucraina a Milano ha rimosso dalla propria pagina Facebook i post in cui chiamava a raccolta volontari stranieri per difendere il paese dall’invasione russa. Il quotidiano Repubblica ha stilato la lista degli “amici di Putin”. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Ucraina, i colloqui per un cessate il fuoco temporaneo

(di Emanuele Valenti)

Quello che sappiamo attraverso uno dei negoziatori ucraini, il consigliere di Zelensky Mikhail Podolyak, è che le parti avrebbero concordato un altro incontro, il terzo, e avrebbero raggiunto un’intesa di massima per dei corridoi umanitari e per l’invio di cibo e medicine nelle zone più critiche. Podolyak ha aggiunto che c’è anche la possibilità di cessate il fuoco temporanei a livello locale durante le operazioni di evacuazione. Non si capisce se sia un accordo definito, chiuso, oppure non ancora. Poco prima dell’inizio della riunione, durata circa due ore, la delegazione di Kiev aveva detto che le priorità erano una tregua, un armistizio e proprio dei corridoi umanitari per i civili.

Adesso, se mettiamo insieme quello che si sono detti Macron e Putin e le dichiarazioni, sempre oggi, del presidente russo e del suo ministro degli esteri Lavrov – in sostanza “andremo avanti fino al raggiungimento dei nostri obiettivi” – non si vedono al momento le condizioni per una tregua vera e tantomeno per una soluzione politica. Oggi Zelensky ha chiesto un incontro diretto con Putin, ma il punto è sempre lo stesso: per parlare di che cosa?
Come ha detto Macron il rischio è che il Cremlino punti a prendersi tutto il paese, perché adesso le operazioni militari interessano solo una parte dell’Ucraina.
Insomma, nonostante la pressione internazionale – oggi anche la Corte Penale Internazionale ha confermato la sua inchiesta per crimini di guerra – e una timida opposizone interna – nel pomeriggio anche l’energetica russa Lukoil ha chiesto la fine della guerra – nonostante tutto questo non si vedono le condizioni per la fine della guerra.

E il campo dice proprio questo: i russi non si fermano. Seppur lentamente avanzano.
Gli analisti militari non sono sempre d’accordo. Alcuni sostengono che le truppe di Mosca siano in difficoltà, altri che i ritmi siano quelli previsti.
Oggi in ogni caso ci sono stati pesantissimi attacchi. Per esempio a nord su Chernihiv, sopra Kiev, o su Borodjanka, a ovest della capitale. Da qui arrivano immagini di grosse distruzioni e notizie di decine di vittime civili. Ovviamente impossibile verificare adesso i numeri.
E bombardamenti anche a sud, per esempio a Mariupol, il porto sul Mare di Azov, tra Donbass e Crimea.
Le truppe di Mosca dal sud si stanno anche alzando, verso il centro. Ci sono notizie contrastanti, per esempio, sulla centrale nucleare di Zaporizhia, la più grande di Europa.
Come abbiamo già detto nelle ultime 24 ore i russi potrebbero puntare a tagliare fuori, collegando le avanzate a nord e a sud, le truppe di Kiev nel sud-est, nel Donbass.

Kharkiv, la testimonianza di uno studente dalla città assediata

(di Martina Stefanoni)

Ti trovi ad Kharkiv giusto, Com’è la situazione, come avete passato la notte? E com’è oggi?

Da ieri mattina fino a questa mattina siamo stati nei rifugi, forse ieri è stato il giorno più pesante. Il centro è parzialmente distrutto a un livello che ricorda la seconda guerra mondiale. Gli edifici sono in fiamme, sono solo le loro carcasse. Ieri è stata la prima volta che io e mia moglie ci siamo preoccupati per le nostri madri, perché sono state a casa, non vengono nei rifugi. Le ho invitate a venire qui, poi ci sono stati degli scontri e per mezzora non sono riuscito a mettermi in contatto con loro. È stata la mezzora più pesante della mia vita. Poche ore dopo c’è stato un enorme bombardamento su una fabbrica a un chilometro da casa di mia madre. Eravamo molto preoccupati.
Questa mattina è abbastanza calmo, forse le 6 ore più calme degli ultimi 7 giorni, solo un paio di aeroplani sono passati sopra al nostro rifugio. Uno di loro ha lanciato tre missili [CONTINUA A LEGGERE]

Ucraina, Andrea Nicastro: “I russi assediano le città in maniera medievale”

(di Luigi Ambrosio)

Le forze armate russe stanno cingendo le città Ucraine in un assedio di stampo medievale.
Lo denuncia a Radio Popolare Andrea Nicastro, inviato nel Corriere della Sera.
Nicastro era a Mariupol, nel sud dell’Ucraina e ora è nel centro del Paese, a Zaporizzja.

I cittadini “sono senza elettricità, riscaldamento, acqua potabile, gas per cucinare e scaldarsi. È un assedio urbano di tipo medievale. I russi bombardano scientemente le strutture civili di servizio, le centraline elettriche, le centrali del teleriscaldamento. In Ucraina basta colpire una caldaia del teleriscaldamento e 20, 25mila persone sono al freddo, e fuori fa un freddo cane. Va sottozero di notte. Fai in modo che i civili possano essere uno strumento di pressione sull’apparato militare”.
[CONTINUA A LEGGERE]

A Milano si arruolano legionari per la guerra in Ucraina. Il post rimosso del consolato

(di Mattia Guastafierro)

Innanzitutto servono un documento d’identità e un passaporto valido. Poi, se si ha una comprovata esperienza militare, meglio. Altrimenti, anche una grande motivazione può bastare.
I cittadini italiani che vogliono difendere l’Ucraina con le armi possono farlo. Anche a Milano. O almeno potevano. Fino a ieri bastava rivolgersi al Consolato generale ucraino di via Breme che, salvo poi fare retromarcia, aveva aperto le candidature a chi voleva unirsi alla cosiddetta “Legione straniera della Difesa Territoriale dell’Ucraina”. Lo ha confermato a Radio Popolare uno dei suoi funzionari che abbiamo contattato fingendoci interessati al reclutamento.
[CONTINUA A LEGGERE]

La lista degli “amici di Putin” stilata da Repubblica

(di Chiara Ronzani)

Putinversteher cioè amica e complice di Putin. Così è stata definita oggi l’ex presidente della Camera Laura Boldrini in un editoriale di Repubblica, a firma di Gianni Riotta, che ha fatto la lista dei presunti Putinversteher italiani: con Boldrini, rea di essersi astenuta sull’invio di armi all’Ucraina, ad esempio, sono stati additati anche l’ex ambasciatore Sergio Romano, la giornalista Barbara Spinelli e il quotidiano il manifesto.
Ne abbiamo parlato con la stessa Boldrini

Salvini tenta la carta del pacifismo

(di Luigi Ambrosio)

Anche oggi, Caritas e Comunità di Sant’Egidio sono state costrette a smentire.
“A noi non è arrivata alcuna chiamata da Salvini”.
Ieri il capo leghista aveva indossato l’abito del pacifista. Si diceva pronto ad andare in Ucraina a organizzare nientemeno che corridoi umanitari.
“Sto ragionando con l’ambasciata italiana, la Caritas, Sant’Egidio” ha affermato.
Peccato poi che la realtà sia diversa. Alla Caritas e a Sant’Egidio nessuno lo ha visto né sentito.
Va bene che Salvini è maestro delle trasformazioni ma, in effetti, mettersi a organizzare corridoi umanitari in zona di guerra è impresa ardua.
E infatti oggi Salvini ha cambiato idea: adesso dice che non vuole più andare in Ucraina ma in Polonia. Dove non si rischia la vita sotto i missili e le bombe tirati dall’esercito dell’amico Putin.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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