Approfondimenti

Il calo del potere d’acquisto dei salari italiani, il ritorno delle prove scritte della maturità e le altre notizie della giornata

esami 2020

Il racconto della giornata di lunedì 31 gennaio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Secondo gli ultimi dati Istat in Italia i prezzi crescono 3 volte più dei salari, il risultato è una drastica riduzione del potere d’acquisto. La lotta ai poveri anziché alla povertà nelle grandi città italiane. Il ministero dell’istruzione ha annunciato che a giugno torneranno le prove scritte degli esami di terza media e della maturità. Con Mattarella di nuovo al Quirinale, Draghi riprende l’asse con chi l’ha voluto lì un anno fa. Salvini prova a far ripartire il centrodestra proponendo una federazione che tenga insieme liberali, cattolici, garantisti sulla falsa riga del partito repubblicano americano.  In fine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Istat, in Italia i prezzi crescono 3 volte più dei salari

(di Massimo Alberti)
Nel 2021 la ricchezza dell’Italia è cresciuta oltre le attese. Ma non è arrivata nelle tasche di chi lavora. L’Istat diffonde nello stesso giorno il dato definitivo sul Prodotto interno lordo del 2021, e il dato delle retribuzioni. La differenza è preoccupante e mostra l’altra faccia della crescita economica italiana: la mancanza di redistribuzione della ricchezza, che insieme alla crescita dei prezzi svuota i portafogli di chi lavora a paga fissa.
Pil +6,5%, stipendi + 0,6%. inflazione +1,9. La sintesi dell’andamento economico dell’Italia nel 2021 è tutta in questi numeri. La ripresa c’è stata ma chi lavora ne ha viste poche briciole. E anche quelle poche briciole sono state divorate dall’aumento dei prezzi. La sentenza la dà la stessa Istat: i prezzi crescono 3 volte più dei salari, il risultato è una drastica riduzione del potere d’acquisto. I salari italiani, praticamente fermi, valgono meno di un anno fa. È una stima per altro al rialzo: sono 41 i contratti collettivi nazionali in vigore, riguardano meno della metà dei dipendenti, i contratti in attesa di rinnovo sono 32 e coinvolgono l’altra metà. E poi c’è tutto quel mondo di lavoro povero, contratti pirata, che abbassa ancor più la media dei salari. Sono fermi in particolare gli stipendi di pubblica amministrazione, commercio ed edilizia, settore che è il simbolo di questa ingiustizia sociale: se pensiamo che per la droga dei bonus, l’edilizia è stato tra i settori più cresciuti, è incredibile che nulla di questa crescita sia arrivata in tasca a chi lavora. Dice molto su come si sta nei cantieri. Se affianchiamo questi dati all’aumento del precariato, diventa evidente il serissimo problema di redistribuzione della ricchezza che ha l’Italia. Le dichiarazioni di Draghi e quelle politiche di oggi, tutte concentrate a celebrare l’aumento del PIL, non dicono invece una parola su una questione sociale che evidentemente scelgono di ignorare. Ne è prova il salario minimo, la riforma che anche la commissione di esperti del ministero del lavoro ha indicato come urgente:. Ma le cui proposte di legge, scartate dalle priorità del governo, sono ignorate dal parlamento.

Intanto altre due crisi aziendali si aggiungono agli 80 tavoli aperti al ministero dello sviluppo economico. Oggi ci sono state le prime delle 40 ore di sciopero proclamate dai sindacati di Italia Online, dopo che l’azienda ha annunciato la chiusura delle sedi di Roma e Napoli. Mentre a Jesi, già colpita della crisi della Caterpillar, chiude la Liomatic, azienda di distributori automatici che impiega 50 dipendenti.

Aporofobia e architettura ostile nelle grandi città italiane

(di Chiara Ronzani)
Prima fu la chiusura delle sale d’aspetto aperte a tutti. Poi le toilette a pagamento. Quindi i braccioli tra una seduta e l’altra, per impedire di sdraiarsi. La piombatura delle fontanelle pubbliche. La progressiva eliminazione dei servizi gratuiti che potevano dare sollievo a chi non ha i soldi per un bar, a chi non ha una casa.
Le immagini sono tutte uguali: idranti a sciacquare via lo sporco, dopo che i cartoni, le coperte, i materassi, gli oggetti personali, sono stati ammucchiati dagli addetti e gettati nei camion della spazzatura, sotto lo sguardo delle cosiddette forze dell’ordine. Ordine, sicurezza, pulizia, disinfezione. Le abbiamo viste poco prima delle feste natalizie nel centro di Torino, sotto i tunnel della stazione centrale di Milano, nella galleria Umberto Primo di Napoli. Tre sindaci del Pd, perché l’attenzione al decoro non è esclusiva della destra. Le vediamo anche d’estate, quando i più sono in ferie, e uno sgombero si nota di meno, che siano i rifugiati alla stazione Tiburtina o i rom al Foro italico.
Non è una novità. 2017: a Como il sindaco di destra Landriscina dopo aver vietato ai volontari di aiutare i mendicanti, decise di sanzionarli, pazienza che non potessero pagare. A Ventimiglia il sindaco Pd Ioculano vietò di offrire da mangiare e da bere ai migranti che cercavano di raggiungere la Francia. Le multe ai lavavetri di Cofferati, era il 2007, Bologna.
Si chiama aporofobia, la paura della povertà, il tentativo di rendere invisibile, o meglio cancellare, perché invisibile lo è già, chi non rientra nei canoni della società dei consumi. Investire tempo, soldi ed energie non per aiutare ad emergere dalla povertà, ma per escludere, mandare via, lontano dal centro, fuori dalla portata degli obiettivi dei video promozionali.
C’è solo un problema: non funziona, non funziona mai. Le persone non spariscono, tornano. C’è una unica soluzione: smettere di combattere i poveri e iniziare a combattere la povertà.

A giugno tornano gli scritti di maturità e terza media

Il ministero dell’istruzione ha annunciato che a giugno torneranno le prove scritte degli esami di terza media e della maturità, che negli ultimi due anni erano state sospese per la pandemia. Chi è alla fine delle medie avrà un test di italiano e uno di tipo “logico-matematico”. Chi è in quinta superiore avrà un tema di italiano con tracce uguali per tutte le scuole e una seconda prova su una materia variabile a seconda del tipo di istituto. Il contenuto esatto di questa prova sarà definito nelle singole scuole, dalle commissioni d’esame. Il ritorno degli scritti non piace alla rete degli studenti delle superiori: Tommaso Biancuzzi è il suo coordinatore.

 

Con Mattarella di nuovo al Quirinale, Draghi riparte

(di Anna Bredice)
“Una convocazione inusuale di lunedì”, aveva detto in mattinata la ministra Cartabia, quasi a sottolineare che al di là dell’ordine del giorno, la cosa più importante era che Mario Draghi non voleva aspettare molto prima di avere tutti i ministri intorno al tavolo verde a Palazzo Chigi e far arrivare subito il suo messaggio: ora basta mediazioni, il Quirinale è ormai andato, ora si riprende velocemente l’agenda, i cui tempi in sostanza li detta lui, con le spalle coperte dal Colle. Con Mattarella di nuovo al Quirinale, Draghi riprende l’asse con chi l’ha voluto lì un anno fa e garantisce ancora per lui. Cercherà di tornare a quell’atteggiamento dei primi tempi, la distanza dalle vicende interne dei partiti, che oggi esplodono, soprattutto nei Cinque stelle. E’ scattata una pioggia di critiche e accuse nei confronti di Di Maio, un tweet bombing che secondo alcuni analisti è un’operazione studiata a tavolino, fatta attraverso profili falsi, 289 account che utilizzano lo stesso hastag “Di Maio out”, una pioggia di accuse di chi vorrebbe Di Maio fuori dal movimento Cinque stelle, perché contrario alla linea di Conte. E questo ha creato una sollevazione dentro al gruppo in Parlamento che è ancora controllato in parte dal ministro degli esteri. Tornando al Consiglio dei ministri, Draghi ha detto di condividere gli obiettivi che Mattarella ha elencato sabato, lotta alla pandemia e la ripresa della vita economica e sociale. “Sono le stesse del governo”, ha aggiunto. Ora accelera e tra due giorni ha chiesto ai ministri una ricognizione su tutti i principali obiettivi del Pnrr. Dalla Lega fanno sapere che tutti i ministri del partito c’erano, compreso Giorgetti, che a caldo aveva minacciato le dimissioni. Nessuno ha fatto cenno a questo e non si è posta nessuna questione, forse è rinviato ad un colloquio a due con Salvini, quando Salvini avrà più chiaro cosa vuole fare, se restare nel governo sapendo di avere perso l’egemonia nel centrodestra, anche nei confronti dell’alleato di governo Forza Italia.

L’ultimo tentativo di Salvini per riunire il centrodestra e salvare se stesso

(di Alessandro Braga)
Che sia il tentativo (più o meno disperato) di uscire dall’angolo, è chiaro a tutti. Che lo porti all’obiettivo sperato, è meno chiaro. Salvini (non può fare altrimenti) rilancia. Cosa? La federazione del centrodestra, che tenga insieme liberali, cattolici, garantisti, e chi più ne ha più ne metta, sulla falsa riga del partito repubblicano americano. Insomma, la stanca riproposizione di quel progetto aggregatore che negli ultimi tempi è stato più volte annunciato, mai realizzato. Non è un caso che lo faccia dal giornale berlusconiano, visto che è a Forza Italia che si rivolge. Non a Giorgia Meloni, che ha in mente tutt’altro futuro per il centrodestra. Non ai centristi, che hanno in mente tutt’altro futuro, forse fuori dal centrodestra. Per il segretario della Lega sono forse i giorni più bui della sua carriera politica, dopo la gestione disastrosa dell’affaire quirinale. E domani, al consiglio federale della Lega, convocato in fretta e furia per calmare almeno un po’ gli animi dei colonnelli, dovrà affrontare anche i suoi nemici interni. Che nelle ultime 48 ore non hanno risparmiato critiche al loro Capitano. Giorgetti, il più governista della Lega, ha buttato lì che la sua permanenza nel governo non sarebbe così scontata, se non cambia l’atteggiamento del suo partito. Zaia, e dietro di lui i vecchi nordisti, al di là delle parole di circostanza non sembrano più disposti a sopportare una linea politica che dimentichi le ragioni del Nord, e che adesso sembra non portare più nemmeno consensi. Non sarà certo domani la resa dei conti all’interno della Lega, più che altro per la mancanza di alternative a Salvini in via Bellerio, visto che né Zaia né Giorgetti sembrano intenzionati, per il momento, a fare le scarpe al segretario. Ma Salvini, da oggi, non può più permettersi di fare un altro passo falso.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Scende ancora il tasso di positività al Covid in Italia: oggi è al 12%. 57mila700 i nuovi casi accertati. È vero che il lunedì si sconta il numero minore di tamponi fatto la domenica. Però i casi erano oltre 77mila lunedì scorso con un tasso di positività al 15%. Ed erano 83mila lunedì 17 gennaio. Dunque si conferma la tendenza al raffreddamento dell’epidemia. Le vittime registrate nelle ultime 24 ore sono state 349.

Questo pomeriggio il consiglio dei ministri ha preso alcune decisioni legate al covid.

(di Andrea Monti)
L’obbligo di mascherina all’aperto e la chiusura delle discoteche – provvedimenti che scadevano stasera a mezzanotte – sono stati prorogati per 10 giorni. Mercoledì è atteso un nuovo consiglio dei ministri e dovrebbero essere affrontate altre questioni: il sistema dei colori delle regioni, su cui è atteso l’addio alle distinzioni tra bianco, giallo e arancio, lasciando solo il rosso per le situazioni più gravi; la durata dei green pass da vaccino o guarigione, che da domani scende da 9 a 6 mesi ma dovrebbe essere allungata per chi ha avuto il cosiddetto booster; infine la scuola, su cui ci si aspetta un allentamento delle quarantene. Per esempio in caso di contagio in classe chi è vaccinato o guarito dovrebbe stare in dad 5 giorni invece di 10. Domani intanto scattano due provvedimenti presi dal governo nelle scorse settimane: chi ha 50 anni o più e non ha fatto nemmeno un’iniezione rischia 100 euro di multa e il green pass base – quello che si può avere anche con un tampone – diventa necessario per entrare in negozi, banche e uffici postali, ma non in supermercati, alimentari e farmacie.

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    Se ne parla solo quando c'è un suicidio, ma il tema della salute mentale negli istituti penitenziari va ben oltre i fatti di cronaca nera ed è un tema che investe chiunque abbia a che fare col carcere. Detenuti e detenute in primis, ma anche chi tra quelle mura ci lavora: educatori e educatrici, psicologi e psicologhe, agenti di polizia penitenziaria. Tra sovraffollamento, scarse condizioni igienico-sanitarie e politiche poco umane, si rischia di impazzire. Ne abbiamo parlato con il consigliere comunale di Milano Alessandro Giungi, il consigliere regionale lombardo Luca Paladini, il nuovo garante dei detenuti di Milano Luigi Pagano, col coordinatore del dipartimento di amministrazione penitenziaria della Fp-Cgil della Lombardia Andrea De Santo e con la coordinatrice di Antigone Lombardia Valeria Verdolini.

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