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Fedez in politica: veramente, o è una operazione commerciale?

Fedez Politica ANSA

Il dominio internet “fedezelezioni2023.it” è stato registrato dalla “Zdf Srl”, la società commerciale di Fedez. Il rapper milanese ha in programma a breve il lancio di un nuovo progetto musicale e chissà che l’operazione “Fedez in politica” non sia in realtà legata a questo, più che a una reale intenzione di presentarsi alle elezioni parlamentari.

Fedez qualche indiretto avvicinamento alla politica dei partiti in passato lo ha avuto. Nel 2014 scrisse l’inno del Movimento 5 Stelle. Poi il rapporto tra lui e i grillini si è interrotto. Troppo compromessi col Palazzo, per i suoi gusti. E per i suoi obiettivi, perché al Fedez artista conviene non legarsi a una formazione o a un’area politica. A un partito o a un’area no, ma a certi temi della politica sì. I diritti civili, in primis. Con la polemica del primo maggio contro la Rai, dopo la decisione dell’azienda pubblica di censurare il suo discorso a favore del Ddl Zan sul palco di piazza San Giovanni, Fedez ha dimostrato di avere molto potere, visto che la Rai aveva annunciato una querela per diffamazione cui poi ha preferito non dare corso.

È il potere di un artista con un seguito e una popolarità che i politici di oggi se la scordano. E i politici lo soffrono. Il suo modo aggressivo e diretto di fustigarli li mette in crisi, il suo populismo più efficace del loro li fa reagire in maniera diversa. C’è chi risponde, c’è chi cerca di blandirlo
A settembre Fedez ha inveito:
“Politici, fate cagare”. Il tema erano le restrizioni imposte al settore dello spettacolo causa pandemia. E Giuseppe Conte, per cercare di portarlo dalla sua gli ha dato ragione:
“sono pienamente d’accordo”.
Operazione fallita.
Salvini invece, uno che conosce meglio le logiche dei social, ha cercato lo scontro. Fedez e la moglie, Chiara Ferragni, avevano attaccato i politici, per l’ennesima volta, sul Ddl Zan, la scorsa estate:
“Politici, fate schifo”.
“A Fedez preferisco orietta Berti”, aveva risposto Salvini.
Sui social si chiama dissing questo scambio di insulti e di accuse. Una pratica che nasce proprio nel mondo dei rapper. Le rispettive bolle ne vengono molto gratificate. Cosa sempre molto utile. Che tu voglia vendere un prodotto o candidarti alle elezioni, non fa differenza. Il risultato è garantito.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Sala, la Città 30? Se ne occuperà il prossimo sindaco. “Irricevibile” replica Legambiente

    A Milano si torna a parlare di sicurezza stradale dopo gli ultimi tre investimenti di pedoni che si sono verificati in città. Un uomo di 87 anni è morto dopo essere stato investito sulle strisce pedonali da un furgone guidato da una persona che non si è fermata a prestare soccorso, un ragazzo di 12 anni è in coma colpito in zona Vigentina e un altro di 9 anni è ricoverato non in pericolo di vita per un investimento nella zona di piazza Durante. Oggi i giornalisti hanno chiesto al sindaco Beppe Sala perché Milano non prende provvedimenti per moderare la velocità dei mezzi a motore in città, provvedimenti come la Città 30, attiva a Bologna e Lodi ad esempio. “È difficile farla passare per le norme nazionali, è molto complesso. Noi andremo avanti per completare il percorso intorno alle scuole poi credo sia un tema che dovrà affrontare chi mi succederà”, ha detto Sala. “Parole irricevibili”, replica il responsabile trasporti di Legambiente Lombardia Federico Del Prete, intervistato da Roberto Maggioni

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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