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La stretta del Viminale sui cortei, a Glasgow si prepara la bozza delle conclusioni e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 9 novembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Da domani saranno proibiti i cortei nei centri storici, permessi solo “i sit in con misure di distanziamento” e “in zone periferiche”. E vale per qualsiasi manifestazione, non solo per quelle dei no green pass. Stasera si capirà se la circolare del Viminale verrà limata, per esempio dando ai prefetti la possibilità di fare delle concessioni. Per la prima volta da settembre, i positivi al Covid sono oltre i 100mila. Ma il tasso di positività scende sotto l’1 per cento. Stasera alla Cop26 di Glasgow è attesa una bozza sulle conclusioni, e in giornata è stato presentato un nuovo studio: nel 2100 la temperatura globale sarà superiore di 2,4 gradi a quella dell’era pre-industriale. Infine, l’andamento dell’epidemia di Covid in Italia.

Consentite solo “manifestazioni stanziali” e in “zone periferiche”

La stretta sui cortei del Viminale è dietro l’angolo. Questa sera verrà diramata la circolare a prefetti a questori. Le nuove disposizioni consentono solo manifestazioni stanziali, sit in con misure di distanziamento in zone periferiche della città. Le indiscrezioni apparse sulla stampa sono state confermate nel pomeriggio. Per porre fine alle manifestazioni non autorizzate dei no green pass, che hanno mandato nel caos il centro di città come Milano, il ministero degli Interni ha varato una norma generale per tutte le manifestazioni.

di Michele Migone

Il testo sarà scritto in questi minuti. Divieto per tutti i cortei. Vediamo se verrà confermata oppure se verrà smussata dando al prefetto la possibilità di concedere o no l’autorizzazione a seconda della natura della manifestazione. A confermare le indiscrezioni oggi pomeriggio è stato Carlo Sibilia, Movimento 5 Stelle, sottosegretario al ministero degli interni. Lo abbiamo intervistato

La stretta del Viminale sui cortei no green pass era stata chiesta da tempo. La ministra Lamorgese ha deciso di intervenire adesso per almeno tre ragioni. La prima è che il movimento sta perdendo di forza numerica. Le piazze calde sono ormai solo quattro o cinque. Ora, è più facile da controllare da un punto di vista dell’ordine pubblico. La seconda ragione è una conseguenza della prima. E’ cambiato il clima politico attorno al green pass. La questione non è più usata come strumento di scontro contro o dentro il governo. Le limitazioni del ministero degli Interni arrivano infatti dopo che anche la Lega ha mollato il Movimento contrario al certificato verde. Il motivo è semplice: tra i manifestanti , da una parte, e i commercianti, dall’altra- uno storico e potente bacino elettorale del centrodestra – la Lega ha scelto i commercianti. La terza ragione, non meno importante, ma forse meno determinante del quadro politico nella tempistica del Viminale, è quella dei contagi. Il focolaio Covid legato ai cortei no green pass a Trieste “ha superato 200 contagi”, ha detto il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi. Domani a Roma è prevista una manifestazione dei sindacati confederali dell’ex Ilva. Abbiamo parlato con Francesco Brigati, della Fiom di Taranto. Ci ha detto che loro vogliono manifestare in ogni caso. Sentiamolo

 

Le dieci proposte sul reddito di cittadinanza

(di Massimo Alberti)

Il comitato di valutazione del reddito di cittadinanza istituito dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e guidato dalla sociologa Chiara Saraceno ha concluso il suo lavoro, consegnando i 10 punti di proposta di modifica della legge. E sono punti che, in gran parte, vanno nella direzione opposta a quelli decisi dal governo e molto lontani dal sentire della maggioranza che lo sostiene.
Quattro i punti essenziali: meno paletti per gli immigrati che rappresentano una fetta importante dei poveri in Italia, una diversa modulazione dell’assegno tra singoli e le famiglie numerose ora penalizzate nel calcolo, possibilità di risparmio togliendo l’obbligo di spendere l’intera somma entro un mese, possibilità di cumulare redditi da lavoro e sussidio. La quinta parte invece va nella direzione di quanto già deciso dal governo, proponendo di stringere i vincoli per l’accettazione di un lavoro da parte dei beneficiari, pur contestando alcune scelte giudicate fin troppo restrittive. “La manovra non ha cambiato il reddito di cittadinanza, ne ha irrigidito le condizioni sulla base di una sopravvalutazione del rifiuto dei lavoro da parte dei beneficiari che non è fondata”, osserva Saraceno.
Il ministro del Lavoro Orlando rimanda all’analisi da parte del parlamento della manovra, dove è contenuto il capitolo sul reddito di cittadinanza. Un modo elegante per dire che il lavoro del comitato scientifico, già pronto da tempo, viene presentato dopo che la legge è già stata cambiata. Orlando sa perfettamente che le proposte di estensione come il passaggio da 10 a 5 anni di residenza per gli stranieri, non passeranno mai in una maggioranza che in gran parte il reddito lo vorrebbe abolire con un livore ideologico che ha trovato il fianco in molte campagne stampa, decisamente poco giornalistiche. Mentre la parte sui vincoli ad accettare un lavoro va nella direzione già decisa dal governoe non cambierebbe nulla della situazione attuale. Nel lavoro del comitato i paletti c’erano, a partire dai saldi: le proposte di modifica restano dentro quegli 8-9 miliardi all’anno stanziati. Non un soldo di più. Di fatto una redistribuzione tra poveri, tra famiglie e singoli. “Non si poteva fare più di così” è quanto fuori microfono ammette chi ha lavorato al testo. Il governo dei competenti però non ha voluto ascoltare proposte di modifiche note da settimane, ma rese pubbliche in realtà a giochi fatti. Lasciando un tema delicato come la povertà in mano alle pulsioni elettorali dei partiti.

Cop26, lo studio: nel 2100 la temperatura si alzerà di 2,4 gradi

Nel pomeriggio la presidenza della Cop26 ha annunciato che stasera sarà pubblicata una bozza delle conclusioni del vertice, attese tra pochi giorni. Domani il “padrone di casa” della conferenza, il premier britannico Boris Johnson, tornerà a Glasgow per cercare di spingere verso un risultato finale che permetta di definire la Cop come un successo. Oggi al vertice è stato presentato uno studio secondo cui al momento il rischio è che nel 2100 la temperatura globale sia superiore di 2,4 gradi a quella dell’era pre-industriale, quindi ben oltre il grado e mezzo che non andrebbe superato. Ne parliamo con Luca Iacoboni, il responsabile campagna energia e clima di Greenpeace Italia

 

Al confine tra Polonia e Bielorussia

Il ministero della difesa della Bielorussia ha convocato un rappresentante dell’ambasciata polacca a Minsk. Il motivo è che le autorità polacche accusano i militari bielorussi di aiutare le persone che vorrebbero passare il confine tra i due paesi. In queste ore nella zona di frontiera ci sarebbero circa 4mila migranti. Il regime bielorusso è accusato di usarli per fare pressione sull’Unione europea, come ritorsione contro le sanzioni destinate a colpire proprio il regime di Alexander Lukashenko, che oggi ha sentito al telefono Vladimir Putin. Sempre oggi il presidente russo è stato accusato dal primo ministro polacco di essere il vero regista di tutta l’operazione.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Foto | Le proteste a Glasgow, il 9 novembre 2021

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    È morta Patrizia Arnaboldi. Aveva 78 anni. Storica militante comunista, protagonista del femminismo a Milano e del movimento studentesco, negli anni Ottanta è stata deputata per Democrazia Proletaria. Legata a Rifondazione Comunista, negli ultimi anni ha partecipato a molte battaglie a difesa della città. Una delle ultime, quella legata agli alberi di piazzale Baiamonti. Patrizia Arnaboldi, 50 anni fa, è stata anche una delle firmatarie, davanti al notaio, dell’atto di nascita di Radio Popolare. Ecco il ricordo di Matteo Prencipe, segretario lombardo di Rifondazione Comunista, e di Basilio Rizzo, storico consigliere comunale milanese.

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    Fa troppo caldo: scioperano i lavoratori della Emmegi, che costruisce condizionatori a Cassano d’Adda

    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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