Approfondimenti

Per Confindustria il premier Draghi è “l’uomo della necessità”, la sentenza sulla trattativa Stato-Mafia e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 23 settembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Tutti in piedi per applaudire il premier Mario Draghi, con Confindustria che lo incorona “uomo della necessità”. Draghi promette di non aumentare le tasse e annuncia che la ripresa economica va meglio. Ma non dice una parola sulle delocalizzazioni. Prende sempre più corpo l’idea di un nuovo “patto per la Repubblica”, con il premier a Palazzo Chigi almeno fino al 2023. E magari anche oltre. I giudici di Palermo ribaltano il verdetto di primo grado sulla trattativa Stato-Mafia. La Corte ha assolto l’ex senatore Dell’Utri «per non avere commesso il fatto» e gli ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno «perché il fatto non costituisce reato» La minaccia allo Stato insomma ci fu, ma non venne raccolta e non portò a nessuna trattativa. Una settimana fa veniva approvato il decreto che dal 15 ottobre estenderà l’obbligo di Green Pass a tutti i luoghi di lavoro. Due giorni dopo l’ok del governo, il commissario all’emergenza Figliuolo ha annunciato un aumento delle prenotazioni di prime dosi di vaccino tra il 20% e il 40% rispetto alla settimana prima. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’entusiasmo di Bonomi e la sobrietà di Draghi

(di Michele Migone)

Rispetto all’enfasi dell’accoglienza riservata da Confindustria a Mario Draghi, dei toni al limite dell’entusiasmo usati da Carlo Bonomi, il discorso del presidente del Consiglio è apparso, al contrario, molto istituzionale, quasi distaccato. Draghi ha lanciato l’idea di un patto per l’Italia a imprese e sindacati per rendere duratura la crescita, ha rivendicato le scelte fatte dal suo governo, come il Green Pass, per garantire la ripresa economica, ha promesso che non alzerà le tasse. Lo ha fatto con il suo solito tono sobrio, quasi tecnico, con un linguaggio che l’assise ha molto apprezzato perché comunque contiene una visione politica che gli imprenditori condividono. “Ognuno deve fare la sua parte” – ha detto Draghi quando ha parlato dell’impegno delle parti sociali per sostenere la crescita, ma oltre a questo generico appello non è voluto andare: non ha indicato le responsabilità delle imprese italiane per quanto riguarda l’occupazione e gli investimenti. Si è limitato a chiedere di non mettere a repentaglio l’equilibrio delle relazioni industriali per evitare che possa così saltare la pace sociale. Rispetto ad altri interventi di Mario Draghi più chiari e netti, più politici, quello di oggi all’assemblea di Confindustria, è apparso fin troppo all’insegna dell’understatement. Da una parte non voleva essere iscritto al partito di Bonomi e dall’altra, sapeva bene quanto gli industriali si riconoscessero in lui. Alla vigilia dell’assise aveva mandato segnali distensivi su un paio di temi su cui gli industriali erano stati critici – riforma ammortizzatori, decreto delocalizzazioni e miliardi per gli oneri caro gas e luce – che sono bastati a rassicurare gli imprenditori.

Dal nostro inviato Massimo Alberti, sentiamo che ne pensano gli operai della
Gkn, in queste ore in presidio permanente in fabbrica per protestare contro i licenziamenti

Si delinea un nuovo patto per la Repubblica

(di Luigi Ambrosio)

Si iniziano a delineare i contorni di un possibile accordo per tenere Draghi al centro della scena politica che va oltre gli schemi di Palazzo.Il presidente degli industriali Bonomi chiede che Draghi rimanga al suo posto “a lungo”. Parole che si possono tradurre con “fino alla fine della legislatura”. Negli ultimi mesi erano già state diverse le prese di posizione del segretario del Pd Enrico Letta e di esponenti di Forza Italia a favore di una permanenza di Draghi a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura, nel 2023.E lo scambio amichevole tra Bonomi e Draghi all’assemblea della Confindustria sull’idea di un “patto economico, produttivo, sociale del Paese”, come lo ha definito il presidente del Consiglio, dà potenzialmente corpo a un progetto politico che ha in Draghi il leader auspicato e nel Pd e in un’area centrista attorno a Forza Italia l’asse parlamentare.Oggi Letta è stato il primo a commentare, e il più entusiasta:
“Bene! Draghi lancia a Sindacati e Imprese la proposta di un grande Patto per il lavoro e la crescita. Noi siamo d’accordo. È il momento giusto. Sul modello di quello che fece Ciampi”.Un nuovo centro, si potrebbe definire, che potrebbe non escludere magari quei settori della Lega che guardano al ministro Giorgetti. Un patto per la Repubblica dove il Quirinale ricoprirebbe il ruolo di garante. Un nucleo politico che poi sarebbe libero di scegliere il campo a cui rivolgersi per costruire le proprie alleanze ma sempre nell’ottica della fedeltà atlantica ed europea, tenendo lontani gli estremismi sovranisti. A proposito: oggi Bonomi ha di fatto scaricato Salvini: “No a chi flirta con i no-vax” ha detto. Il capo sempre piu traballante della Lega si è sentito chiamato in causa e ha cercato di difendersi: “Nemmeno io flirto con i no-vax”. In gioco ci sono le scelte strategiche derivate dai fondi di Bruxelles, che condizioneranno l’Italia per decenni. E una leadership non solo nazionale, ma europea. Ora che Merkel si ritira dalla politica, proprio Draghi potrebbe assumerne l’eredità a livello continentale. Ma per farlo deve restare dov’è, alla guida del Governo italiano. Fino al 2023 e magari anche oltre.

Tredici anni di indagini e un nulla di fatto

La Corte d’assise d’appello di Palermo ha assolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri «per non avere commesso il fatto» e gli ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno «perché il fatto non costituisce reato» La minaccia allo Stato insomma ci fu, ma non venne raccolta e non portò a nessuna trattativa.Sentiamo che cosa ne pensano Antonio Ingroia, l’ex procuratore aggiunto di Palermo…

… e il giornalista e scrittore Enrico Deaglio

Dopo settimane di calo, il numero delle vaccinazioni sale del 9%

(di Andrea Monti)

Tra giovedì 16 e mercoledì 22 settembre sono state fatte 487mila prime iniezioni, il 9% in più rispetto ai sette giorni precedenti. Si tratta comunque di un aumento significativo, anche perché arriva dopo settimane di calo: -17% tra il 2 e l’8 settembre, -28% tra il 9 e il 15 settembre. La tendenza quindi si è invertita, almeno per ora, e questo vale anche per il territorio con la quota più alta di persone che non si sono fatte iniettare nemmeno una dose: nella provincia di Bolzano sono il 34,3% e nell’ultima settimana sono state fatte 1300 punture in più (in quella precedente c’era stata una diminuzione di 850). Un effetto Green Pass sembra esserci stato anche in Calabria, che è al secondo posto per percentuale di non vaccinati, il 31,4: in sette giorni sono state fatte 2mila iniezioni in più, contro il calo di 1400 della settimana prima. Le prossime tre, quelle che mancano all’entrata in vigore dell’obbligo di certificato sui luoghi di lavoro, diranno se la ripresa delle prime dosi è stata temporanea o se invece il decreto ha segnato una vera svolta nella campagna vaccinale.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Nelle ultime ventiquattr’ore in Italia si registrano 4.061 nuovi casi di coronavirus e 63 morti. Ieri c’erano stati 3.970 nuovi casi e 67 morti. Con 321.554 tamponi eseguiti, il tasso di positività è all’1,26%. Sono 505 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per il Covid in Italia, in calo di 11 rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 30 (ieri erano 40). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 3.650, 146 meno di ieri.

Foto | Il presidente del consiglio Mario Draghi dopo un lungo applauso durante l’Assemblea 2021 di Confindustria a Roma

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