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Perché Samuel Paty non è stato decapitato per la bugia di una ragazzina

La ragazzina di 13 anni all’origine delle accuse di discriminazione anti-mussulmani pubblicate contro l’insegnante di storia Samuel Paty, poi finito decapitato da un giovane giadista di origine cecena, ha ammesso di fronte agli inquirenti di aver mentito. Aver mentito sulla propria presenza in classe durante la lezione tenuta dall’insegnante sulla libertà d’espressione. Mentito sulla supposta discriminazione verso gli alunni di religione mussulmana, che sarebbero stati invitati dall’insegnante a uscire dall’aula. Mentito infine sul fatto di essere stata sospesa dalla scuola media per aver protestato contro la diffusione, durante il corso di educazione civica, delle famigerate caricature di Maometto da parte di Samuel Paty, allorchè la sospensione è arrivata banalmente per le troppe assenze ingiustificate.

La giovanissima alunna ha mentito, secondo le parole citate nella versione messa a verbale “per esistere a gli occhi di mio padre rispetto a mia sorella, molto più assidua di me a scuola”. Detta altrimenti, ha mentito come si mente spesso a 13 anni per coprire una marachella, nel caso l’assenteismo scolastico, per evitare un rimprovero o una punizione. Insomma per non deludere mamma e papà. Eppure la banale bugia di una tredicenne è il granello di sabbia che si è trasformato nella valanga della morte per decapitazione di un insegnante di storia, Samuel Paty, che faceva solo il suo mestiere in una scuola qualunque di un tranquillo quartiere di periferia.

E non si tratta di una sfortunata serie di coincidenze. La morte di Samuel Paty non è un accidente, ma piuttosto la somma algebrica di gesti e giudizi che a ogni tappa dell’ingranaggio infernale rivelano i sintomi di un società francese sempre più psicotica, nel senso medico del termine. A cominciare dalla scelta della bugia fatta dalla ragazzina: farsi passare per vittima, e possibilmente di discriminazioni religiose, etniche o sessuali, è il modo migliore per passare dal torto alla ragione.

Oggi è ormai fatto noto e accertato già a 13 anni. Di seguito, il discredito della scuola e degli insegnanti come agenti riconosciuti del sapere e di una forma di verità condivisa, oggi ridotti a un’agenzia d’informazione come un’altra tra Twitter e YouTube. E, di fronte, il credito ormai quasi sacro concesso alla parola degli minori. Ancora. L’accesso diretto per tutti e in ogni momento alla denuncia e alla delazione digitale, ormai rivendicata come diritto inalienabile e illimitato.

Il tanto vantato : “name and shame” per dirla all’anglosassone, questa volta alla salsa dell’Islam politico. Con il padre della ragazzina, che senza mettere in dubbio la parola della figlia designa, sui social network, Samuel Paty come antimussumlano. E alla fine dell’ingranaggio un diciottenne diventato giadista sul suo smartphone. E che tramite il suo smartphone legge, interpreta, impara il mondo senza toccarlo, senza sentirlo, senza conoscerlo. Un mondo digitale che diventa di carne e ossa, all’apice del delirio psicotico appunto, con la decapitazione del fantasmatico infedele blasfemo. Allora no, Samuel Paty non è morto per la bugia banale di una ragazzina di 13 anni.

Foto | I giornalisti fuori dal College du Bois d’Aulne di Parigi, dove insegnava il professore

  • Autore articolo
    Francesco Giorgini
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    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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