Approfondimenti

La sera in cui Abbado suonò per Radio Popolare

La festa di tre giorni per i 40 anni di RadioPop mi dà l’occasione per fare un insolito cortocircuito musical-temporale, dovuto all’importante presenza dell’Orchestra Mozart, ultima creatura musicale di Claudio Abbado, e unica orchestra internazionale totalmente indipendente.

Correva l’anno 1979, il terzo della radio e della sua “redazione musicale classica”. Alla fine dell’estate si presenta la possibilità di realizzare una nostra stagione musicale al Teatro Cristallo.

Mi metto al lavoro con Ettore Napoli e cominciamo a riempire le serate e le mattine dei fine settimana tra febbraio e marzo dell’anno successivo con alcuni musicisti che avevamo già avuto ospiti nei nostri spazi radiofonici: Antonio Ballista, Bruno Canino, Paolo Bordoni, Giorgio Gaslini ed Emilia Fadini, tanto per cominciare. Poi ci avviciniamo alla Scala e reclutiamo il gruppo dei percussionisti.

Ci inventiamo le lezioni-concerto e i programmi di sala scritti dagli stessi protagonisti. A un certo punto chiudiamo con buona soddisfazione il cartellone con 17 appuntamenti, ma ci accorgiamo che manca qualcosa per dare il massimo risalto alla rassegna: il botto, ovvero una presenza per la quale tutti ne dovevano parlare… Ma certo, dobbiamo puntare alto!..il direttore musicale del Teatro alla Scala: Claudio Abbado.

Dopo qualche attimo dedicato a un dovuto ripensamento, eccoci al telefono con l’ufficio stampa scaligero: e scopriamo che Abbado sta provando lo Stabat Mater di Pergolesi a Santo Stefano. Prendiamo la linea rossa del metrò (da Pasteur a Duomo), ed eccoci avvolti dalle piacevolissime linee vocali dell’ultima opera del geniale marchigiano.

Il Maestro era lì, a una decina di metri, col suo solito jeans-camicia azzurra-golfblusullespalle che indossava spesso nelle prove. Aspettiamo la pausa, ci avviciniamo, ci presentiamo, spieghiamo il motivo della visita: “Certamente, si può fare: potrei venire con i 33 solisti dell’orchestra… Un Bach inedito e Stravinsky… Diamoci del tu, ci vediamo tra qualche settimana!”, ci risponde con determinata calma dopo qualche istante e con la piacevole “erre” leggermente arrotolata. E qui si ferma la mia memoria, forse perché dall’entusiasmo per il risultato ottenuto da lì in avanti le mie eccitate sinapsi hanno cancellato parecchie informazioni. Almeno sino al concerto.

Fu così che la sera di lunedì 31 marzo 1980 (giorno di riposo per la Scala) il ben numeroso pubblico cercò posto nel Teatro. Abbado uscì in mezzo a quei 33 solisti che due anni dopo sarebbero diventati l’Orchestra Filarmonica della Scala, si sedette al clavicembalo e spiegò cos’era un canone. Poi salì sul podio e diede l’attacco ai Quattordici Canoni dalle Variazioni Golberg del buon Johann Sebastian, da poco ritrovati e in prima esecuzione italiana. Poi Vivaldi e la Suite dal Pulcinella di Stravinsky.

Alla fine, dopo molti minuti di applausi, il pubblico non ne voleva sapere di uscire: andai in camerino e chiesi a Claudio (come oramai lo chiamavo da qualche mese) se poteva rientrare in sala. E in pochi minuti tentai qualcosa verso l’impossibile: presi un microfono, lo misi al centro della platea, e pregai l’osannato direttore di rispondere alle domande mie e del pubblico: e così fece!… E me lo ricordò a ogni nostro incontro, come qualcosa che non potè mai più ripetere. “Solo per Radio Popolare”, mi disse col suo dolce e contagioso sorriso quando gli detti la cassetta con la registrazione di quella più che memorabile serata.

 

Ascolta qui il Maestro Claudio Abbado mentre introduce il concerto per Radio Popolare

AbbadoalCristallo-Iparte

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    Claudio Ricordi
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    Sui luoghi del tulipano selvatico giallo. L’Università di Pavia, con il gruppo di studio del professor Graziano Rossi, sta ricostruendo da Calvigano la presenza storica di questo fiore tipico dell’Oltrepo pavese, ma anche delle zone limitrofe dell’Appennino Piemontese ed Emiliano, e non solo. L’agricoltura intensiva negli ultimi cinquant’anni ha ridotto gli esemplari di questa pianta spontanea della flora mediterranea. Nell’Abc dei Domini Collettivi la professoressa Marta Villa dell’Università di Trento racconta come le proprietà delle comunità difendano e migliorino gli ecosistemi. Un aspetto confermato dalla premiazione di Legambiente per quelle trentine del Monte Bondone alla vigilia dell’Overshoot Day, la giornata del consumo annuale delle risorse rinnovabili dei territori. In Valtrompia, a Villa Carcina, provincia di Brescia, da centoquindici anni c’è la Macelleria e salumeria equina Porta, ci siamo fatti raccontare come sono cambiati i consumi e la produzione, anche per la crescita delle temperature. Nelle Multinazionali del Cibo, queste sconosciute Andrea Di Stefano descrive il mercato del tonno e gli impatti ambientali dell’incremento dei consumi, quindi della pesca. Per Le Storie Agroalimentari Paolo Ambrosoni recensisce il libro Il ritorno della piante di Fabio Marzano, dedicato al verde urbano e al ruolo ambientale, sociale e alimentare delle coltivazioni in città e nelle aree peri urbane. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti, in collaborazione con la Regione Lombardia, l’agricoltore filologo Niccolò Reverdini introduce gli arazzi disegnati dal Bramantino esposti nell’omonima sala al Castello Sforzesco di Milano.

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