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Lockdown per gli over 70? Il parere della sociologa Chiara Saraceno

lockdown over 70

Sta circolando in queste ore, supportata da Regioni come la Liguria, la Lombardia e il Piemonte, l’ipotesi di limitare la circolazione degli over 70 in un lockdown selettivo che potrebbe aiutare a salvaguardare la vita delle persone più a rischio in questa pandemia di COVID-19.

Ne abbiamo parlato con la sociologa Chiara Saraceno, favorevole a questa ipotesi di pseudo-lockdown per gli over 70, ma a fronte di una rete di supporto per le persone che già in condizioni normali sono isolate.

L’intervista di Roberto Maggioni a Prisma.

Premetto che io sarei una delle persone interessate, quindi parlo con cognizione di causa perché sono una grande anziana. Io trovo che siamo in una situazione in cui dobbiamo decidere a chi limitare la mobilità, è meglio che la limitino alle persone come me rispetto ai ragazzi e ai giovani per i quali già adesso è fortemente limitata, penso ad esempio agli studenti delle scuole superiori, ma si parla ora anche degli studenti delle medie. Bisogna però vedere il come, non come in questa primavera, quando non potevamo neanche uscire di casa in teoria. Gli anziani devono muovere le gambe, andare in giro e prendere aria. Purtroppo in questa primavera è stato detto ai ragazzi che veniva chiusa la scuola per proteggere noi, oggi invece dovremmo dire che noi ci autolimitiamo, se necessario, per garantire a loro di non perdere troppo.

Sarebbe un’operazione piuttosto delicata perché le ricadute psicologiche, ma anche materiali, sono e sarebbero importanti.

Sì, ma le ricadute ricadute psicologiche, cognitive e materiali sono già gravissime per i ragazzi e i bambini. L’abbiamo visto e sperimentato, hanno pagato prezzi altissimi anche in termini di sviluppo cognitivo, di aumento delle disuguaglianze. Certo, non può essere fatto pensando che sono tutti come me: casa grande, un compagno con cui vivo e possibilità di interazione. Ci sono molti che già adesso sono isolati, anche in condizioni di normalità sono isolati, e che avrebbero invece bisogno di più sostegno. Forse bisognerebbe pensare a situazioni di socialità protetta tra anziani. Va fatto con cautela, sempre pensando che dipenderà poi da quanto durerà.
La questione è chi per primo devo vincolare, non “non curare” o pensare che se muore non importa perché non è produttivo, a tutti noi dispiace che stiamo perdendo gli ultimi anni buoni della nostra vita in questo modo. Dobbiamo pensare ai più giovani che stanno perdendo moltissimo. Questo lo trovo molto più ingiusto che pensare di vincolare un po’ me.

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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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