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Si può fare a meno dei Beatles?

In estrema sintesi è un disco di cover dei Beatles, ma se fosse solo così basterebbe una segnalazione, un piccolo appunto e il tutto passerebbe nel cosidetto “dovere di cronaca”, lasciando il recensore soddisfatto del trafiletto e il gruppo contento per la piccola attenzione.

Così non è: Ergot Project con Beat-less è ben altro che un disco di cover  è una vera e propria miniera di suoni che utilizza la musica del famoso quartetto di Liverpool come scusa, come cornice, come partenza per poi farne (appunto) a meno.

Non basta la trita formula della destrutturazione dei brani: qui è diverso e il riferimento in termini di paragone può essere solo alla mirabile versione che i leggendari 801 di Eno, Manzanera e MacCormick fecero di Tomorrow Never Knows, ed è appunto da lì che è meglio partire, cercare subito il guizzo, la diversità e forse la necessità del progetto stesso, quindi cd player e, subito, traccia 2.

Scoprendo che del famoso brano rimane solo la melodia disegnata da una bella voce femminile: liscia senza stravolgimenti solo con delle piccole variazioni tonali, ma sotto è tutto un lavorio di altri suoni, di altre musiche che esplorano, cercano e trovano strade inconsuete alla melodia stessa.

21E allora si riparte da capo: Come togheter, Dear Prudence, Helter skelter (sorprendente in un formato rap-post rock) non mancano di certo, ma c’è anche un sorprendete terzetto finale composto da Norvengian wood, Happiness is a warm gun e I want you che ribalta, stravolge e regala momenti di puro piacere chitarristico.

Forse non fondamentale, ma utile agli estimatori dei baronetti e, anche, a chi i Beatles non li ha mai sopportati, un disco scuro immerso in una atmosfera “sbagliata” dove si respira pesante e ci si muove con attenzione lasciando i favolosi quattro in sottofondo.

Ergot Project è un progetto aperto che in questa occasione è composto da Christian Marras (Chapman Stick e direzione artistica), Daniela Pes (voce), Riccardo Nieddu (chitarre), Daniele Pala (batteria), Roberto Schirru (batteria, synth e programmazioni), Eros Cristiani (Fender Rhodes, synth e programmazioni), Andrea Pica (mix e mastering), la bella copertina e l’artwork è opera di Ombretta Salis.

  • Autore articolo
    Renato Scuffietti
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