Approfondimenti

Un ricordo del cantante guineano Mory Kanté

Mory Kanté

Se gli anni settanta avevano avuto Soul Makossa, primo hit (1972) di un artista africano, Manu Dibango, a fare breccia a livello planetario, gli anni ottanta ebbero poi Yéké Yéké, il successo di Mory Kanté che, uscito nell’87, arrivò in testa alle classifiche di diversi paesi europei, fu il primo singolo di un musicista del continente nero a vendere più di un milione di copie, e, come Soul Makossa, assurse a successo globale.

Ora un destino crudele ha portato via a distanza di soli due mesi entrambi gli autori di quegli epocali exploit che rappresentarono il salto della musica africana ad un inedito protagonismo sulla scena del consumo musicale di massa.

A differenza di Dibango, Mory Kanté, mancato a settant’anni venerdì 22 maggio a Conakry, in Guinea, non è stato stroncato dal coronavirus, ma il covid è stato indirettamente la causa della morte, perché Kanté soffriva di patologie croniche per le quali si curava facendo la spola con la Francia, cosa che con l’emergenza non è stata più possibile.

Mory Kanté era nato a Kissidougou, in Guinea, nel 1950. I Kanté erano originari della regione di Kayes, nell’attuale Mali: tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, i Kanté erano andati verso sud, e la famiglia si era sparsa in tutta la Guinea. Molti fra i protagonisti più rinomati della musica tradizionale e moderna di matrice mandinga che si sono fatti onore nel novecento e nel nuovo millennio appartengono a questa stirpe: in tempi remoti nella divisione in caste della società tradizionale erano fabbri, ma poi nei secoli erano passati al ruolo di griot. E diversi musicisti importanti Mary Kanté li aveva anche nella sua parentela più stretta, tra i ben trentasette tra fratelli e sorelle nati dallo stesso padre di Mory.

Mory Kanté inizia la sua carriera da bambino prodigio, ma non allo strumento a cui la sua immagine internazionale sarà poi legata, la kora, che in realtà la sua famiglia tradizionalmente non pratica e a cui Kanté si inizierà molto più tardi. Frequenta la scuola e intanto a sette anni canta e suona già egregiamente il balafon, poi a otto anni impara anche la chitarra, e a partire dagli undici fa il suo apprendistato tradizionale da griot.

Alla metà degli anni sessanta il giovane Mory Kanté si trasferisce a Bamako, capitale del Mali, ospitato da una zia che è griotte nell’Ensemble nazionale del paese. Nel Mali fresco di indipendenza accanto alle feste e alle cerimonie tradizionali si diffondono forme di intrattenimento moderne, e Kanté, chitarrista di tutto rispetto, si fa un mestiere con i complessi popolari da ballo.

Al principio degli anni settanta viene ingaggiato nella Rail Band, una delle formidabili orchestre che in quegli anni scrivono la storia della musica maliana moderna: è una compagine di altissimo livello, basti ricordare che come voce ha in quel momento un fuoriclasse come Salif Keita.

Kanté viene preso come balafonista, ma è un factotum che si distingue nei ruoli più diversi: all’occorrenza rimpiazza il chitarrista, e non è meno bravo come cantante, tanto che quando Salif Keita se ne va, è lui a sostituirlo. Intanto, fra il ’75 e il ’77, si applica alla kora, che arriva a padroneggiare ma con una tecnica che non è quella tradizionale dei griot.

Nel ’78 Kanté è ad Abidjan, la città con l’industria musicale e dello spettacolo più sviluppata dell’Africa occidentale. La sua musica guarda senza remore al rock e al funk, ma rimane abbondantemente ancorata ad uno spirito e ad un gusto africani. Nell’81 incide il suo primo album, Courougnégné, che in Africa vende molto. Ma le difficoltà non mancano, e Kanté decide di seguire l’esempio di Salif Keita che è partito per l’Europa.

Nell’84 è a Parigi, dove fa colpo e la sua carriera decolla. Nello stesso anno incide un nuovo album, A Paris, e la sua kora nell’85 figura anche in Electric Africa di Manu Dibango. Kanté ha come obiettivo di sfondare presso il pubblico bianco, e non si tira indietro: si presenta con abiti di foggia tradizionale che in Africa in scena non avrebbe indossato e nel suo gruppo compaiono anche delle graziose e bionde sassofoniste scandinave…

Poi nell’87 Yéké Yéké, il singolo che anticipa l’album Akwaba Beach: il brano era già compreso nell’album A Paris, ma adesso viene riproposto in una spregiudicata veste disco/elettronica che va perfettamente incontro allo spirito dei tempi.
Poi purtroppo Kanté di Yéké Yéké è rimasto prigioniero, vittima di una sindrome – che si potrebbe proprio chiamare “sindrome di Yèké Yéké” – da cui per tutta una fase sono stati colpiti molti altri artisti africani, pronti a tutto pur di azzeccare un successo mondiale: ma l’impresa di bissare il suo exploit non riesce innanzitutto proprio a Kanté, che come tanti altri, inseguendo questo miraggio, ha pagato un prezzo pesante, con scelte molto superficiali e ad un certo punto anche decisamente volgari che, se sono state esteticamente deludenti, non sono nemmeno riuscite ad essere di appeal per il grosso pubblico, e anzi hanno probabilmente diluito troppo proprio degli elementi caratterizzanti che avrebbero potuto conquistare l’attenzione.

E’ solo con il nuovo millennio che Kanté ha tentato una marcia indietro: ma fuori tempo massimo, con una carriera ormai compromessa e in una scena ormai inesorabilmente cambiata. E la sua riconversione all’acustico è apparsa malinconica, come l’ammissione della sconfitta da parte di un musicista a cui ha fatto difetto la personalità artistica necessaria per consolidare quell’equilibrio fra bagaglio tradizionale, identità africana e forte dimensione elettrica e contemporanea, equilibrio che Kanté per alcuni anni era riuscito brillantemente a centrare.

Nella sua fase migliore Mory Kanté è stato un artista importante per Radio Popolare. Negli anni ottanta – prima del successo di Yéké Yéké – un jingle della serie “State ascoltando Radio Popolare” fu realizzato (da Giacomo Borella) con la musica di Bantiero, fantastico brano di Courougnégné. Il brano ebbe molto successo fra i nostri ascoltatori, che per un sacco di tempo ci chiesero dove avrebbero potuto trovarlo: ma si poteva ascoltarlo solo su Radio Popolare, perché l’album era introvabile (poi il brano, in una versione assai meno bella, compresa nell’album del ’90 Touma, dove Bantiero era ribattezzato Bankiero, fu utilizzato dalla Gialappa’s Band).

Sull’onda del successo del nostro jingle con Bantiero e dell’exploit di Yéké Yéké, nell’aprile dell’88 Mory Kanté fu poi protagonista al Palatrussardi della terza edizione della nostra Extrafesta, che con lui fece un balzo di pubblico arrivando per la prima volta a 8mila spettatori.

Foto dalla pagina Facebook di Mory Kanté

  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 23/10 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 23-10-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 23/10 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 23-10-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 23/10/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 23-10-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 23/10/2025 delle 07:16

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 23-10-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    L'Orizzonte di giovedì 23/10 18:35

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 23-10-2025

  • PlayStop

    La rapper Ele A: "Per Pixel mi sono presa la massima libertà"

    Ele A, rapper svizzera di 22 anni, ha presentato ai microfoni di Radio Popolare il suo disco di debutto, uno dei più attesi della nuova scena rap italiana. Dopo essersi fatta notare con due Ep e alcune importanti collaborazioni, spiega le difficoltà legate alla sfida del primo album: “ho cercato di fare il disco in modo spontaneo, senza pensare troppo a che ruolo dovesse avere e prendendomi la massima libertà”. Dalle sonorità europee (e non solo) che hanno influenzato i nuovi brani fino agli ospiti del disco: l’intervista di Matteo Villaci.

    Clip - 23-10-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di giovedì 23/10/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 23-10-2025

  • PlayStop

    Giorgio Felicetti: a teatro il corpus e il corpo di Pasolini

    Al Teatro della Cooperativa arriva "Pezzi di Corpus Pasolini - Cinquant'anni senza un poeta civile", di e con Giorgio Felicetti. Un percorso feroce, senza sconti nel corpus pasoliniano, soprattutto degli ultimi anni, quelli della persecuzione mediatica e giudiziaria. Ma anche un percorso a partire dal corpo scempiato, martirizzato con violenza del poeta, in un rito che Felicetti definisce quasi "tribale" e che lui stesso, in scena, rievoca con disarmante evidenza. Giorgio Felicetti è stato ospite a Cult per parlarne. Ascolta l'intervista di Ira Rubini.

    Clip - 23-10-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 23/10/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 23-10-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 23/10/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 23-10-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di giovedì 23/10/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 23-10-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 23/10/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 23-10-2025

  • PlayStop

    Cult di giovedì 23/10/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Matteo Bonfanti sul suo libro "Appunti contadini" (Clichy); al Piccolo Teatro GRassi ritorna lo storico spettacolo "Arlecchino servitore di due padroni" con una speciale installazione nel Chiostro, firmata da Angelo Bonello; al Teatro della Cooperativa "Pezzi di Corpus Pasolini" di e con Giorgio Felicetti in prossimità del 50° anniversario della morte di Pasolini; Alessandra De Santis del Teatro delle Moire introduce Danae Festival 2025; la rubrica di lirica a cura di Giovanni Chiodi...

    Cult - 23-10-2025

  • PlayStop

    Pubblica di giovedì 23/10/2025

    La legislatura in corso non è solo quella in cui si registra la longevità del governo Meloni e della sua presidenza del Consiglio. E’ anche la prima legislatura successiva alla modifica costituzionale che ha ridotto il numero di parlamentari. I deputati sono stati tagliati a 400 (rispetto ai 630) e i senatori a 200 (rispetto ai 315). E' servita a qualcosa la riduzione dei parlamentari? Le motivazioni della legge del 2019 (votata a stragrande maggioranza) parlavano di miglioramento dei lavori parlamentari e di risparmio nei costi del Parlamento (500 milioni su 4 miliardi di euro complessivi). Se n’è vista traccia? La campagna contro la “casta” che incentivò il taglio dei parlamentari ha inizio dodici anni prima della legge costituzionale. Prima con il libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella “La Casta” (pubblicato nel maggio 2007), scritto dai due giornalisti del Corriere. Sulla copertina c’era scritto: così i “politici italiani sono diventati degli intoccabili”. E poi con il raduno di Grillo a Bologna, il V-day dell’8 settembre 2007, con 50 mila persone in piazza Maggiore. La reazione alla Casta fu poi l’anti-politica. Di questo Pubblica ha parlato con un giurista e costituzionalista, Francesco Pallante, dell’università di Torino; e con la storica Valentine Lomellini, dell’università di Padova.

    Pubblica - 23-10-2025

  • PlayStop

    A come Atlante di giovedì 23/10/2025

    Trasmissione trisettimanale, il lunedì dedicata all’America Latina con Chawki Senouci, il mercoledì all’Asia con Diana Santini, il giovedì all’Africa con Sara Milanese.

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 23-10-2025

Adesso in diretta