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Terapie intensive, il professor Zangrillo: “Situazione seria, ma il sistema sta reggendo”

ospedale san raffaele - terapie intensive

Il professor Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ridimensiona ai microfoni di Radio Popolare l’allerta sulla scarsità dei posti letto nelle terapie intensive, almeno dal punto di vista del San Raffaele, e critica il continuo annunciare del numero dei contagiati in Italia, che non sarebbe indicativo della situazione reale nel nostro Paese e non servirebbe ad altro se non a diffondere la paura e il panico.

L’intervista di Lorenza Ghidini a Prisma.

L’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera oggi si è detto più ottimista perché vede un Paese più consapevole, ma dice che “le terapie intensive e gli ospedali non potranno reggere all’infinito. In Lombardia il momento di crash non è lontano“.

Speriamo che si sbagli. Io interpreto le parole dell’assessore, che ha un dato più generale di tutta la Lombardia che io ancora non possiedo questa mattina, come delle parole per continuare a tenere alto il senso di responsabilità e la partecipazione di tutti a questa sorta di quarantena auto-imposta per cercare di fermare la curva di contagio.
Osservando quello che è accaduto questa notte nel mio ospedale, l’accesso di pazienti con sintomatologia grave ha rallentato. Noi siamo uno dei tanti ospedali, ma spero che questo venga confermato anche da altre strutture. Se per crash intendiamo il fallimento dell’organizzazione di terapie intensive sul territorio lombardo, perché ad un certo punto i pazienti superano la disponibilità, io credo che abbiamo invece una capacità di modulare il nostro impegno e la nostra disponibilità sulla base delle necessità, come abbiamo finora dimostrato. Io sono moderatamente positivo.

Qualche paziente è stato già portato fuori dalla Regione Lombardia.

Sì, questo può accadere ed è un segno di cooperazione tra Regioni che sicuramente aiuta. Sono stati portati fuori regione dei pazienti meno gravi per cercare di concentrare l’attenzione delle terapie intensive della Lombardia sui pazienti più gravi. È una cosa che continua ad accadere, il sistema è organizzato e almeno due volte al giorno ci si sente e si fa il punto della situazione sui dati reali: i malati da curare.
Quello che bisognerebbe cercare di evitare, e lo voglio dire con forza a tutti gli italiani, è ascoltare tutti i giorni il numero dei contagiati letto su un foglietto bianco dietro ad un banco non ha alcun senso. Noi siamo qua per curare i malati, tutti i malati. I malati derivano anche dal numero dei contagiati, ma questo numero dei contagiati non è reale: non sono i 10.000/12.000 casi che ci saranno oggi, ma saranno probabilmente 120mila. Dobbiamo tutti ricordare che l’80% è asintomatico. Leggere i dati ufficiali dei contagiati è la cosa più senza senso da fare in questo momento e di nessuna utilità.

Bisogna sempre differenziare i contagiati dai malati.

Assolutamente sì. Se uno dice “ho parlato con un collegio di psichiatri e mi hanno detto che gli italiani sono un popolo di imbecilli” allora calca l’acceleratore sul numero dei contagiati così più loro si spaventano e vanno nel panico e più stanno a casa. Io invece credo che gli italiani siano tutto tranne che imbecilli. Agli italiani va detta la verità: questo virus è estremamente contagioso e fortunatamente l’80% di chi vi entra in contatto non si ammala. Tra chi si ammala ci sono diversi gradi di gravità: casi molto lievi, casi medi e casi più gravi. I casi più gravi vanno in terapia intensiva e questi hanno sicuramente comportato grandissimo disagio perché sono arrivati in massa in un’unità di tempo molto contenuta. La Lombardia ha fatto degli sforzi eccezionali e sta tenendo. Stiamo curando tutti. Quello che circola sul web con pseudo medici, pseudo infermieri e pseudo cardiologi che piangono perché dicono che assistono alla morte dei più fragili sono cose senza senso. I miei se piangono lo fanno per la stanchezza quando tornano a casa la sera. Gli italiani e tutti i lombardi in particolare devono stare tranquilli perché hanno a disposizione un sistema sanitario che sta funzionando.
Prima o poi ci beccherà quasi tutti, l’importante è essere in grado di curare quelli che si ammalano. Questo è ciò che fa la differenza.

Foto dalla pagina Facebook dell’Ospedale San Raffaele di Milano

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